sabato 26 giugno 2010

MONASTERO OLIVETANO SEDE DI PROVINCIA SAN CRISTOFORO DI LODI


I fratelli Sommaria Niccolò e Angelo, cardinale, nel 1401 chiamarono i monaci Olivetani aVillanova Sillaro. Nel 1424 iniziò la costruzione delle chiesa e monastero e nel 1427 il Cardinale fece la cessione totale dei suoi beni ai monaci Olivetani, nella persona di Fra Francesco da Piacenza, con l’obbligo di portare a compimento la costruzione del complesso.

Ai monaci Olivetani era stato donato anche il castello con la villa e le terre adiacenti “..et domum magnum, seu palatium situm prope sanctum Martinum” cioè in Lodi via San Francesco ove era la chiesa di S. Martino, perché vi potessero risiedere in tempo di guerra.

Nei lasciti del Sommaria erano comprese vigne, prati, pascoli, i diritti sulle acque del Sillaro, fino allo sbocco in Lambro, le rogge derivate e i diritti di pesca.

Con Breve apostolico di Martino V nel 1426 concesse anche i beni legati al beneficio ecclesiastico pertinenti alla Commenda dell’Ospedale di San Biagio, sito nel borgo di Porta Cremonese di Lodi e furono questi beni che in seguito poterono finanziare la fabbrica di San Cristoforo.

Nel 1468 gli Olivetani riuscirono a sottrarsi alla giurisdizione dei nuovi feudatari della zona, i Rho e ne acquistarono il feudo di Villanova, con il consenso del duca di Milano.

Gli Olivetani portarono a termine i lavori della edificazione della chiesa nella prima metà del quattrocento e del monastero dal 1473 al 1474 per opera e disegni dei fratelli Ambrogio e Giovanni Fugazza; la fabbrica conventuale fu proseguita dal 1493 al 1500 dai nipoti Ambrogio e Francesco Fugazza.

Con grande solennità nel 1496 venne consacrata la chiesa di Villanova dal Vescovo di Lodi Carlo Pallavicino.

Il notevole prestigio, la consistenza del patrimonio, il collegamento stretto con altri insediamenti limitrofi diedero prestigio ai monaci olivetani in tutto il territorio lodigense, con la presenza e la guida ricorrente di un grande abate Don Domenico Airoldi, che in quattro periodi, dopo essere stato alla guida per quattro volte come Abate Generale si ritirava coma abate a Villanova Sillaro.

Ma agli albori del nuovo secolo le incursioni di armate straniere misero ripetutamente alla prova il monastero di Villanova, con battaglie e saccheggi, costringendo la comunità monastica ad un temporaneo abbandono per riparare nel monastero di San Sepolcro di Piacenza nel tentativo di creare una sede più sicura per i monaci vicino alla città.

Ecco che nel 1517 il priore Fra Filippo Villani decise di far costruire in Lodi nei borghi di Porta Cremonese la chiesa dell’Annunciata dove per la posa della prima pietra fu chiamato Francesco Ladina lodigiano e vescovo di Laodicea e canonico della Cattedrale di Lodi. Già nel 1524 fu nominato il primo priore dell’Annunciata Fra Marco da Cremona, vi risiedevano sei monaci e il loro mantenimento era assicurato dal monastero di Villanova.

Ben presto però fu tutto dato alle fiamme per l’infuriare di combattimenti e di guerre che durarono fino alla pace del 1559 tra Spagna, Francia e Impero.

I monaci di Villanova nel 1553 l’11 febbraio dopo aver individuato l’ubicazione adatta nel borgo detto di San Biagio a porta Cremonese vicino d’altronde all’attiguo monastero, acquistarono uno spazio in città, e ciò fu provvidenziale perché nel 1554 il conte Giovanni Francesco governatore di Lodi facendo distruggere i borghi extramurali fece distruggere anche il monastero dell’Annunciata.

SAN CRISTOFORO DI LODI

Fu Don Ambrogio Carcano milanese, abate di Villanova, una volta nominato abate di Santa Maria Nova in Roma che ebbe modo di accordarsi con il Commendatario del monastero umiliato di San Cristoforo di Lodi, il conte Roberto Malatesta per ottenerne l’unione all’Ordine Olivetano.

Nel 1552 il 5 dicembre il Papa Giulio III con una bolla unì il monastero di San Cristoforo degli Umiliati all’Ordine Olivetano. In quel momento il complesso era abitato da due soli religiosi umiliati, fu facile il passaggio, ma il fabbricato era in uno stato rovinoso.

E’ commovente la cronaca della presa del monastero di San Cristoforo.

Nel 1553 Don Refrigerio da Lodi abate di Villanova e lo stesso padre Vincenzo Sabbia cellerario, insieme ai monaci dell’Annunziata si recarono a San Cristoforo con solenne processione. Don Angelo Maia di Lodi cantò la messa invocando lo Spirito Santa. Si stabilirono nel monastero otto monaci e due conversi, ricevendo così con atto notarile del notaio Ludovico Bracco il possesso del luogo tramite un agente del conte Malatesta; mentre il passaggio ufficiale e definitivo fu concluso con l’atto del 26 marzo 1561 rogato da Giovanni Antonio Confanendus.

Ma era sempre il monastero di Villanova che adempiva a tutti gli obblighi e ai doveri di elemosina e di pane per i poveri. Infatti le possibilità economiche di Villanova in quegli anni erano discrete perché varie cascine furono acquistate dal monastero: sia in località Campagna nei pressi di San Colombano al Lambro, prima di pertinenza dei Canonici del Duomo di Lodi. Ci fu poi la vendita della proprietà della Madonna del Piastrello presso Milano ai confratelli del monastero di San Vittore che accrebbe le disponibilità economica.

Il 20 agosto 1570 Don Protasio Cantù, abate generale sancisce l’indipendenza economica del monastero di San Cristoforo e gli viene riconosciuta la proprietà e la gestione di un mulino, delle possessioni di Paterno e Cadilana con oratorio, con tutti i loro affitti e livelli. Un documento evidenzia però il disagio economico dell’insediamento che nel tempo aveva provocato un indebitamento in continuo accrescimento.

A Villanova restava il pagamento della pensione pattuita a Roberto Malatesta in qualità di Commendatario dell’ex canonica degli Umiliati.

LA CHIESA DI SAN CRISTOFORO

La prima pietra della chiesa fu posta il 24 febbraio 1565, sotto la giurisdizione dell’abate Gaspare Brenna alla presenza del Vescovo di Bobbio Francesco Castiglione. Fu tenuta una orazione solenne da Don Giovanni Battista da Milano in onore della Congregazione e del monastero, seguita poi da un componimento fra imponenza e leggerezza. di Giacomo Gabiano, autore della Laudiate poema in esametri latini.

I Lavori per la costruzione della chiesa, su progetto dell’ingegnere milanese Pellegrini Ribaldi si possono considerare chiusi il 27 aprile 1580 con la consacrazione del tempio, alla presenza dell’abate di Villanova Don Ambrogio Micheli, e di circa settanta monaci olivetani di diversi monasteri, che furono ammirati in una lunga processione e lungo le vie della città, allo scoppio di quaranta e più mortaretti in segno di festa.

Con il 5 giugno 1587, inaugurata la chiesa, si mise la prima pietra per la costruzione del monastero, il 28 giugno incominciarono i lavori sotto la direzione di Francesco Specie e Bino Piantanida da Fermo.

Se pure esisteva una distinzione e autonomia di San Cristoforo da Villanova fin dal 1570, furono le rendite della Cascina Santa Maria in Villanova che furono messe a disposizione dell’Ingegnere Piantanida responsabile dei lavori da eseguirsi a San Cristoforo con un contratto dei lavori da eseguirsi in quattordici anni.

I lavori furono stimati in data 11 aprile 1595 da Camillo della Polla detto Rabbino, architetto pubblico della città di Lodi, mentre il disegno della chiesa e del monastero fu del Pellegrini Ribaldi nato nel 1527 a Puria Valsola, per una spesa concordata in ragione di lire 84.587 e 14 soldi, coperta appunto con l’affitto di 6000 lire annue provenienti dalla possessione Santa Maria, proprietà del monastero di Villanova.

La bella Lanterna costò lire 1347 e soldi 1893.

Il campanile con quattro campane costò lire 3700.

Alcune colonne per il chiostro di marmo serizzo provenivano dalla costruzione dell’Annunziata ormai demolita, e preziosamente riutilizzate.

L’impostazione della chiesa fu molto simile a quella di San Vittore al corpo di Milano, chiesa anch’essa degli Olivetani, ispirate alle basiliche romane di Costantino e Massenzio, secondo quella prassi architettonica tipica del rinascimento inaugurata da Leon Battista Alberti, in una ben calcolata combinazione tra verticalità e orizzontalità, fra imponenza e leggerezza.

Nel 1608 abbiamo ancora altre spese per la costruzione della Chiesa.

La facciata rimase incompiuta in laterizio che contrasta certo con la chiaritò maestosa dell’interno.

Nella chiesa esistevano ai lati delle cappelle diverse pitture come

- una Madonna in gloria con san Cristoforo, e santa Maddalena e angeli del 1684

- un san Cristoforo mentre attera un drago del 1659.Queste due pale era presenti fino al 1797, poi passate alla Pinacoteca Brera ed ora la prima a Bruzzano (S. Maria Assunta), la seconda nella chiesa di S. Bartolomeo a Ossona (Mi).

Questi lavori lungo gli anni furono possibili perché San Cristoforo aveva ricevuto numerosi incrementi patrimoniali, con lasciti e legati testamentari, e sappiamo che nel 1619 il monastero aveva ben 12 monaci.

Anche nel 1695 il poeta Francesco De Lemene lascia denaro liquido per l’acquisto della possessione Regana.

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IL CORO LIGNEO DI FRA GIOVANNI DA VERONA

Il coro intarsiato da Fra Giovanni da Verona, eseguito per la chiesa dell’Annunziata, progettato con 35 tarsie, commissionate dal priore di Villanova Fra Filippo Villani, ma ne furono realizzate solo 23, morendo l’artista il 10 febbraio 1525. Di queste 23 molte andarono perdute in un incendio nel periodo tra la soppressione dell’Annunziata e il trasferimento dei monaci a San Cristoforo, quando rimasero in deposito presso le monache di santa Chiara nuova e nella chiesa di San Cristoforo ne giunsero solo undici rimaste nel coro fino a quando la chiesa venne sconsacrata. Nel 1960 il Vescovo Tarcisio Vincenzo Benedetti li fece portare e collocare nella Cattedrale appena restituita alla sua originaria veste romanica.

SOPPRESSIONE DEL MONASTERO

I cambiamenti politici seguiti ai conflitti militari portarono san Cristoforo ad essere adibito prima ad ospedale militare fin dal 9 febbraio 1701 e dal 1736 con gli Asburgo e l’alternarsi della presenza degli Spagnoli. Furono celebrati grandissimi festeggiamenti per celebrare la festa in onore dell’Immacolata Concezione proprio nella chiesa di san Cristoforo. Sempre nella chiesa di San Cristoforo nel 1792 si istituì la Scuola della Dottrina cristiana per i maschi.

Ma a livello civile-politico il concetto giurisdizionalista che spetti allo Stato legiferare e disporre degli aspetti non strettamente spirituali della vita ecclesiastica, per cui i beni e le rendite dei monasteri confluiscono in un fondo di religione amministrato dallo stato a favore del clero impegnato nella cura d’anime e della pubblica istruzione è chiamata in termini più chiari soppressione, abuso di potere civile fino al vero sequestro ed esproprio dei beni.

Il monastero di San Cristoforo di Lodi sopravvisse fino al 1798, quando fu definitivamente travolto dalle soppressioni napoleoniche.

Già nel 1796 il Commissario di Guerra francese Lavergne aveva impartito l’ordine di sgombero del monastero affinché venisse adibito a ospedale militare.

Nell’archivio storico dl comune di Lodi si conserva l’atto con cui il 21 agosto 1797 si decideva il trasferimento provvisorio degli arredi di San Cristoforo alla chiesa di Villanova Sillaro (ASC.Lo, napoleonico b. 171 fasc.8).

I l 23 giugno 1798 Giuseppe Crociolani, notaio collegiato rogò l’istrumento di Soppressione e abolizione del monastero degli Olivetani di San Cristoforo nel comune di Lodi (carta 1821).

L’atto venne letto nell’abitazione del Cellerario degli Olivetani Seghizzi, che si era trasferito ormai da un anno nel convento di sant’Agnese, nella parrocchia di San Lorenzo.

Per la determinazione del patrimonio furono redatti gli inventari delle sostanze attive e passive del monastero cessato, degli arredi del monastero, della chiesa e della sacrestia.

Il parroco della chiesa di San Rocco in Borgo D’Ada Giuseppe Schenini e il cappellano sussidiario Alessandro Brunetti facevano istanza perché venisse assegnato in beneficio alla suddetta chiesa l’altare di marmo del Crocifisso della soppressa chiesa di San Cristoforo (ASC.Lo, napoleonico b.112 fasc. 2146).

La riapertura della chiesa di San Cristoforo.

Dopo un secolo e mezzo dalla sua sconsacrazione, di completo abbandono, e di uso non confacente al luogo sacro, l’8 dicembre 1956 la chiesa di San Cristoforo interamente restaurata fu riaperta al culto con una solenne benedizione. La presenza dei Frati minori cui fu affidata la chiesa fino agli inizi degli anni ottanta, fu veramente esemplare perché fu loro riconosciuto il merito di aver assolto con zelo encomiabile e abilità nell’ardua fatica del restauro della chiesa stessa.

STORIA DI UN RECUPERO . SEDE DELLA PROVINCIA DI LODI.

Già nel 1982 la Soprintendenza con uno stanziamento procede alla sistemazione del tetto del monastero.

Nel 1995 inizia la ricerca di un edificio storico ampio e prestigioso fino all’individuazione del monastero di San Cristoforo per una sede idonea e definitiva

della Provincia di Lodi, favorita dall’immediata disponibilità dei locali del complesso storico monumentale.

Riacquistati dal Demanio i locali nel 1998 la Provincia di Lodi nel 1999 rendeva pubblici i contenuti del grande progetto di recupero nel più scrupoloso rispetto delle caratteristiche originali dell’ex monastero, ma con l’intenzione di realizzare anche il recupero urbanistico di una intera zona di Via Fanfulla, che meritava miglior attenzione.

L’iter è stato più rapido di qualunque più rosea previsione e la realizzazione nel principio della conservazione delle linee storiche originarie di tutela del complesso

unitamente a quello altrettanto importante di garantire la perfetta funzionalità.

Ecco che già conclusi gli appalti nell’ottobre 1999, i lavori iniziarono dal marzo 2003, e se pur con qualche ostacolo,per cambiamenti necessari in corso d’opera si è giunti alla conclusione dei lavori con una spesa di sei milioni oltre il costo di tre milioni per l’acquisto del complesso comprendente anche San Domenico.

E’ un meraviglioso complesso costituito da un piano interrato, un piano terra, un primo e secondo piano unitamente a dei piani ammezzati per una superficie di oltre 4.000 metri quadri.

Il plauso e la contentezza dei monaci olivetani per questo coraggioso ricupero del loro monastero, reso celebre e di grande evidenza storico-mediatica resta la frase stampata sul progetto di recupero di San Cristoforo che diceva:

“L’alba del nuovo millennio riconsegna questo complesso monumentale ai lodigiani e alle istituzioni che li rappresentano, riaprendo un angolo storico della città, rimasto chiuso, senza storia per troppo tempo.

Rinasce la storia dei monaci Olivetani. Grazie!