‘UNUM CORPUS’ - CHARITAS IN VERITATE.
Se diamo un veloce sguardo storico alla caratteristica fondamentale dell’unione dei monasteri olivetani, fin dall’origine costatiamo che la nascita della Congregazione è concepita come un insieme di monasteri collegati con Monte Oliveto Maggiore conformemente allo stile monastico già da secoli in uso presso altre congregazioni benedettine, e nella conformità, come vedremo alle disposizioni canoniche già codificate dai precedenti concili.
L’espressione classica usata anche nella Bolla ‘Summi Magistri’ del 1336 era:
ut membra suo capiti consonent et caput respiciat sua membra”
E’ interessante e doveroso analizzare le espressioni costanti utilizzate nei primi decenni della storia delle fondazioni dei singoli monasteri con l’abbazia madre di Monte Oliveto Maggiore, e cioè quanto si sottolinei e si specifichi ulteriormente quanto anche la Bolla Summi Magistri già prescriveva, cioè la caratteristica che i monasteri sono e devono essere
“tamquam membra capiti subiecta”
Ecco allora che la verità storica non permette di sopprimere l’aggettivo finale ‘subiecta’ perché chiaramente costituisce la caratteristica fondamentale di ogni singolo monastero in riferimento alla casa madre, e ciò logicamente esprime la vera natura e l’essenza dell’Unum Corpus
Il Carisma giuridico spirituale della fondazione di San Bernardo Tolomei.
Oltre alle espressioni costantemente utilizzate per indicare la relazione dei primi dieci monasteri con Monte Oliveto Maggiore, anche dopo pochi mesi dalla morte del fondatore nel 1348, sappiamo che il Vescovo Ildebrandino Conti, avendo udita la santa vita dei monaci di Monte Oliveto, e avendo già certamente conosciuto alcuni monaci olivetani ad Avignone, volendo proporre la loro vita ad esempio del clero e del popolo della città di Padova dove era stato destinato Vescovo, scrisse al nuovo Generale Fra Franceschino Guiducci d'inviargli due religiosi per affidare ad essi un monastero.
Gli furono mandati i due senesi Fra Francesco "Michi" e Fra Girolamo "ser Sozi".
I due monaci giunsero a Padova il 12 ottobre 1348 ed il vescovo con il consenso dei canonici, cedette loro la chiesa di S. Maria degli Armeni, nel rione d'Ognissanti, dando ordine di edificare accanto ad essa un monastero da intitolarsi a S. Maria di Monte Oliveto.
Nell'incertezza che i monaci inviati a Padova a Santa Maria degli Armeni il 12 ottobre 1348 potessero essere tolti dal legame e dall'autorità dell'abate di Monte Oliveto e potessero essere sottoposti all'autorità episcopale o ad altra autorità si fece includere nell’atto dell’intesa,in termini cosi chiari e precisi quanto segue: " expresse mandavit, ut semper venerabilem patrem dominum fratrem...abbatem monasterii Sanctae Mariae de Monte Oliveti de Senis in dominum et superiorem recognoscere teneantur et debeant et eidem subesse et subiacere eiusdem mandatis parere, prout alia monasteria huius similia fecerunt, faciunt et facient in futurum, iuxta mandatum regulae ordinis eorumdem".
Così pure poco tempo dopo quando i monaci ottennero di poter avere un monastero meno dispersivo per il contorno chiassoso del monastero di santa Maria degli Armeni a quello di Santa Maria della Riviera di Polverara
(ASP.Santa Maria della Riviera VII.perg.231350 01 dicembre,Treviso)
Il cardinale legato papale Guido del Titolo di Santa Cecilia, conferma al vescovo di Padova Ildebrandino Conti e al priore di Santa Maria della Riviera, frate Girolamo, il passaggio della sede principale da Santa Maria di Monte Oliveto di Padova a Santa Maria della Riviera di Polverara si esprime così:
"...et per omnia supradictum monasterium Sanctae Mariae de Riveria prior et conventus eiusdem sint subiecta et subiecti supra dictis abbati et conventui monasterii Montis Oliveti, sicut alia monasteria et loca quae per diversas partes Italiae constituta prenominata abbati et monasterio sunt subiecta.
...et sicut habet fide digna relatio, abbas et monachi..desiderant a cetu et consorcio secularium hominum sequestrari ut possint quietius et devotius reddere Domino famulatum.."
"..et in eodem prior instituatur ed destituatur per prenominatum abbatem monasterii Montis Oliveti Aretine diocesis.."
"...in subiectione et obedientia prefati abbatis perpetuo maneat, sicut alii priores et monachi manere noscuntur qui per Italiam in diversis locis et monasteriiis constituti manere et prefato abbati subiecti fore noscuntur.."
Ecco alcune documentazioni circa il concetto di “unum corpus” che oltre ad essere un’espressione spirituale di comunione era prima di tutto un modo strutturale e giuridico di presentare la specificità della nuova famiglia monastica olivetana.
Come già San Benedetto diceva che la scala del servizio divino era formata nei due lati dal corpo e dall’anima, così l’impostazione della vita monastica di Monte Oliveto era retta dalla comunione della carità unitamente all’imprescindibile legame di sottomissione di ogni monastero con l’abbazia madre di Santa Maria di Monte Oliveto.
Come recentemente ricordava il sommo pontefice Giovanni Paolo II per la chiesa: la valorizzazione della comunione della carità deve essere sempre completata e perfezionata dalla comunione della verità, che è verità storica e verità di fede.
Il primo e fondamentale elemento perché i singoli monaci possano esprimere la loro unità nella famiglia monastica è la loro piena libertà. Certo la libertà dell’abate e del suo capitolo da qualunque autorità esterna e quindi libertà e salvaguardia dal pericolo della Commenda. La libertà da autorità esterne poteva quindi rendere possibile l’esercizio libero e autonomo di poter “stabilire in tale monastero e per ciò che concerne tale monastero le costituzioni che sembreranno loro utili e opportune per esso”. Era stata questa unità e libertà che da più di tre secoli aveva fatto grande, influente e prosperosa la storia del monachesimo dai cluniacensi in poi in tutta Europa.
Quindi se il Capitolo conventuale di ogni singolo monastero è il mezzo molto efficace per attuare l’unità di ogni singola famiglia monastica, per i monaci Olivetani assume un significato ancor più esteso e universale il Capitolo generale che è sempre stato il capitolo conventuale di tutta la famiglia Olivetana, per cui l’autorità e il prestigio del Capitolo esprimeva una autonomia da qualunque ingerenza di autorità esterna e conferiva una forza speciale per l’attuazione delle decisioni assunte.
LA BOLLA “SUMMI MAGISTRI” DI BENEDETTO XII del 1336
La rilettura della Bolla “Summi Magistri” di Benedetto XII del 20 giugno 1336 offre lo spunto di riflessione su due particolari temi monastici:
1) La teologia di comunione nell’identità di una Congregazione (N° 3).
2) L’invito ai monaci per una formazione che passi attraverso un curriculum di studi(n° 6 ).
Dei 39 capitoli che compongono la bolla come ordinazioni e articoli di riforme per il buon regime dei monaci neri dell’Ordine di san Benedetto, certamente il San Bernardo Tolomei ne ha tenuto conto nelle sue riflessioni, ma anche i confratelli nei capitoli monastici come quello del 4 settembre1336 di cui abbiamo l’elenco dei monaci che vi parteciparono e che furono:
1) Dominus Bernardo del fu Mino dei Tolomei di Siena. (+1348)
2) Fra Tommaso di San Miniato del fu Mino di Siena (+1348)
3) Fra Ambrogio di Nino (Piccolomini) (+1339)
4) Fra Bernardo Octolini (Ottolini) (di Firenze) (+1349)
5) Fra Patrizio olim Francisci (Patrizi da Siena) (+1347)
6) Fra Gabriele Jacobini (=di Giacomo Forteguerri di Siena) (+1348)
7) Fra Zefiro di Pietro (?)
8) Fra Martino d’Agostinello (di Monte Alcino) (+1338)
9) Fra Pietruccio Bartecchi ( di Camprena) (+1346)
10) Fra Stefano q. Jacobi (di Ser Coppie di Prato (+1347)
11) Fra Taddeo Stefani di Firenze (+1348)
12) Fra Domenico Saltini (Curandi)di Siena (+1348)
13) Fra Andrea Pennaccini di Siena (+1346)
14) Fra Venturino di Mastro Mino da Trequanda (+1348)
15) Fra Francesco domini Berti di Arezzo (+1382)
16) Fra Agostino Machi di Siena (+1363)
17) Fra Paolino di Paolo di Firenze (+1348)
18) Fra Simone Tendi di Firenze (+1348)
19) Fra Antonio di Stefano (Stefani) (+1348)
20) Fra Giovanni Peruzzi di Siena (+1348)
21) Fra Matteo Ser Arrigi (o Accarigi) di Firenze (+1348)
22) Fra Biagio di Giovanni di Firenze (+1340)
23) Fra Giovanni Ser Jacobi (Ser Giacomo Salviati) di Firenze (+1384)
24) Fra Ventura Pantani di Arezzo (+1348)
25) Fra Pietro di Mastro Guglielmo di Firenze (+1341)
26) Fra Matteuccio di Duccio di Brolio (+1342)
27) Fra Stefano Calducci (dopo il 4 sett.1336 scompare)
28) Fra Petruccio Bucci (o Bocci) di Firenze (+1348)
29) Fra Lorenzo di Andrea Bonaccorsi di Firenze (+1348)
30) Fra Giacomino (o Giacomuzzo= Jacobini) di Ser Vanni
(=Pogi –di Firenze) ( +1360)
31) Fra Cenni di Nicola calzolaio (+1348)
32) Fra Michele di Tano (=Tani) di Firenze (+1348)
33) Fra Bonagiunta Martini di Firenze (+1348)
34) Fra Giovanni d’Ambrogio (+1338)
35) Fra Leo di Geremia de Castro (+1348)
36) Fra Placido Ser Spiglia di Firenze (+1347)
37) Fra Bandino Thesis di Arezzo (+1346)
38) Fra Benedetto Riccomanni (o Raccomandi) di Firenze (+1354)
39) Fra Nicola Magistri Grotti di Arezzo (+1340)
Certamente le stesse intenzioni espresse da Benedetto XII che cioè la ‘religio benedictina’ fiorisse nel culto del divino ufficio
- “ut eodem religio in divini cultus obsequio floreat,
- disciplina regulari praemineat
- sapientiae ac scientiae divinae pariter et humannae sine quibus mortalium vita non regitur..fulgoribus rutilet,
- statuta edimus et ordinationes facimus quae ordinatim subscripta serie describuntur…eodem auctoritate volumus perpetuis futurisque temporibus firmiter observari.”
Risalta da subito nel proemio l’invito a fare ogni tre anni un capitolo generale come era stato stabilito dal Concilio generale del Capitolo comune degli Abati. Questo obbligo di un capitolo ogni tre anni, con la possibilità di costringere con censura ecclesiastica e per autorità apostolica, era un richiamo e un rimando a quanto si diceva più espressamente nelle costituzioni del predecessore Onorio III.
1) Nel primo capitolo vengono anche delimitate le zone e i monasteri di una certo territorio che dovevano raggrupparsi e ritrovarsi al capitolo provenienti in genere dallo stesso territorio diocesano, con un elenco veramente lungo ed esteso per ogni provincia.
Questa delimitazione circoscrizionale, se per i primi anni della nascita e diffusione dei monasteri intorno a Monte Oliveto non costituì un problema, ad esso si fa riferimento già nei primi decenni in caso di elezione anticipata del nuovo abate generale limitando il numero dei sette monasteri viciniori per l’elezione del nuovo abate fino alla scadenza annuale normale.
Conosciamo nei primi decenni dalla fondazione la specificità della tradizione olivetana circa l’elezione dell’abate, e cioè la fedeltà alla durata annuale dell’incarico, certamente secondo la temporaneità delle magistrature senesi, e quindi ogni anno era doverosa la “cessio” o rinunzia nelle mani del capitolo conventuale o generale, a parte la stima, la fiducia verso il fondatore."
Solo dopo la morte di San Bernardo, con l’approvazione delle costituzioni del 1351 ci si adeguerà, alla durata triennale della carica abbaziale, soprattutto per accogliere le disposizioni risultanti dalla bolla di Clemente VI del 1350, con le quali si dava risposta alle “petitiones dilectorum filiorum Abbatis et conventus Monasteri beatae Mariae de Monte Oliveti in Acona…nobis nuper exibitae”.
2) Nel capitolo II si tratta dei Visitatori. Si fa sempre riferimento al Concilio generale e alle norme e statuti stabiliti con Onorio III.
Si rinnova la condanna e la punizione contro chi rivelasse qualche segreto conosciuto nelle visite.
3) Nel capitolo III si parla dei Capitoli generali e dei rendiconti da rendere “ad salutem et prosperitatem ...noscitur provenire”
E si stabilisce, nella Summi magistri, che venga celebrato ogni anno il Capitolo Generale ordinario.
Questo principio del Capitolo annuale nella Congregazione di Santa Maria di Monte Oliveto, come abbiamo appena visto sopra, era stato sempre osservato nei primi decenni, fino al 1351.
E’ proprio in questo terzo capitolo che troviamo un elemento molto importante circa il concetto di teologia di comunione, infatti pur parlando in un contesto strettamente giuridico si dice:
“ dieque statuendo in illis, in quibus nondum ad hoc dies huiusmodi constitutus,ut membra suo capiti consonent et caput respiciat sua membra.
Statuimus et etiam ordinamus, ut in singulis Ecclesiis, Cathedralibus et monasteriis antedicti, die statuto vel statuendo, singulis annis generale capitulum celebretur, in quo cum Praelatis eorum alii Abbates, Priores, Prelati et administratores immediate eisdem subiecti studeant convenire.
Circa il numero delle persone che possono partecipare al capitolo, si risponde che sia un numero congruo, ma che non porti disturbo o non susciti scandalo o turbi o presuma suscitare discordia o contenzione.
Anche a Monte Oliveto, il numero dei partecipanti al Capitolo generale annuale ha avuto lungo i primi decenni una variazione.
E cioè si è passati da un criterio prima più familiare e di reciproca
edificazione nella partecipazione al Capitolo, ad un criterio di pura rappresentatività dei priori e dei discreti. Certo è impressionante il numero dei partecipanti ai vari capitoli generali.
Abbiamo potuto ricostituire l’elenco completo dei monaci che parteciparono ai seguenti capitoli, sia generali che comunitari:
1) Capitolo a Monte Oliveto del 04 settembre 1336 N° 39
2) Capitolo a Monte Oliveto del 30 ottobre 1339 N° 26
3) Capitolo Generale del 04 maggio 1341 N° 93
4) Capitolo a Monte Oliveto del 17 luglio 1342 N° 25
5) Capitolo a Monte Oliveto del 10 febbraio 1345 N° 31
6) Capitolo Generale del 04 maggio 1346 N° 89
7) Capitolo Generale del 04 maggio 1353 N° 37
8) Capitolo Generale del 04 maggio 1354 N° 49
Se diamo un veloce sguardo storico alla caratteristica fondamentale dell’unione dei monasteri olivetani, fin dall’origine costatiamo che la nascita della Congregazione è concepita come un insieme di monasteri collegati con Monte Oliveto Maggiore conformemente allo stile monastico già da secoli in uso presso altre congregazioni benedettine, e nella conformità, come vedremo alle disposizioni canoniche già codificate dai precedenti concili.
L’espressione classica usata anche nella Bolla ‘Summi Magistri’ del 1336 era:
ut membra suo capiti consonent et caput respiciat sua membra”
E’ interessante e doveroso analizzare le espressioni costanti utilizzate nei primi decenni della storia delle fondazioni dei singoli monasteri con l’abbazia madre di Monte Oliveto Maggiore, e cioè quanto si sottolinei e si specifichi ulteriormente quanto anche la Bolla Summi Magistri già prescriveva, cioè la caratteristica che i monasteri sono e devono essere
“tamquam membra capiti subiecta”
Ecco allora che la verità storica non permette di sopprimere l’aggettivo finale ‘subiecta’ perché chiaramente costituisce la caratteristica fondamentale di ogni singolo monastero in riferimento alla casa madre, e ciò logicamente esprime la vera natura e l’essenza dell’Unum Corpus
Il Carisma giuridico spirituale della fondazione di San Bernardo Tolomei.
Oltre alle espressioni costantemente utilizzate per indicare la relazione dei primi dieci monasteri con Monte Oliveto Maggiore, anche dopo pochi mesi dalla morte del fondatore nel 1348, sappiamo che il Vescovo Ildebrandino Conti, avendo udita la santa vita dei monaci di Monte Oliveto, e avendo già certamente conosciuto alcuni monaci olivetani ad Avignone, volendo proporre la loro vita ad esempio del clero e del popolo della città di Padova dove era stato destinato Vescovo, scrisse al nuovo Generale Fra Franceschino Guiducci d'inviargli due religiosi per affidare ad essi un monastero.
Gli furono mandati i due senesi Fra Francesco "Michi" e Fra Girolamo "ser Sozi".
I due monaci giunsero a Padova il 12 ottobre 1348 ed il vescovo con il consenso dei canonici, cedette loro la chiesa di S. Maria degli Armeni, nel rione d'Ognissanti, dando ordine di edificare accanto ad essa un monastero da intitolarsi a S. Maria di Monte Oliveto.
Nell'incertezza che i monaci inviati a Padova a Santa Maria degli Armeni il 12 ottobre 1348 potessero essere tolti dal legame e dall'autorità dell'abate di Monte Oliveto e potessero essere sottoposti all'autorità episcopale o ad altra autorità si fece includere nell’atto dell’intesa,in termini cosi chiari e precisi quanto segue: " expresse mandavit, ut semper venerabilem patrem dominum fratrem...abbatem monasterii Sanctae Mariae de Monte Oliveti de Senis in dominum et superiorem recognoscere teneantur et debeant et eidem subesse et subiacere eiusdem mandatis parere, prout alia monasteria huius similia fecerunt, faciunt et facient in futurum, iuxta mandatum regulae ordinis eorumdem".
Così pure poco tempo dopo quando i monaci ottennero di poter avere un monastero meno dispersivo per il contorno chiassoso del monastero di santa Maria degli Armeni a quello di Santa Maria della Riviera di Polverara
(ASP.Santa Maria della Riviera VII.perg.231350 01 dicembre,Treviso)
Il cardinale legato papale Guido del Titolo di Santa Cecilia, conferma al vescovo di Padova Ildebrandino Conti e al priore di Santa Maria della Riviera, frate Girolamo, il passaggio della sede principale da Santa Maria di Monte Oliveto di Padova a Santa Maria della Riviera di Polverara si esprime così:
"...et per omnia supradictum monasterium Sanctae Mariae de Riveria prior et conventus eiusdem sint subiecta et subiecti supra dictis abbati et conventui monasterii Montis Oliveti, sicut alia monasteria et loca quae per diversas partes Italiae constituta prenominata abbati et monasterio sunt subiecta.
...et sicut habet fide digna relatio, abbas et monachi..desiderant a cetu et consorcio secularium hominum sequestrari ut possint quietius et devotius reddere Domino famulatum.."
"..et in eodem prior instituatur ed destituatur per prenominatum abbatem monasterii Montis Oliveti Aretine diocesis.."
"...in subiectione et obedientia prefati abbatis perpetuo maneat, sicut alii priores et monachi manere noscuntur qui per Italiam in diversis locis et monasteriiis constituti manere et prefato abbati subiecti fore noscuntur.."
Ecco alcune documentazioni circa il concetto di “unum corpus” che oltre ad essere un’espressione spirituale di comunione era prima di tutto un modo strutturale e giuridico di presentare la specificità della nuova famiglia monastica olivetana.
Come già San Benedetto diceva che la scala del servizio divino era formata nei due lati dal corpo e dall’anima, così l’impostazione della vita monastica di Monte Oliveto era retta dalla comunione della carità unitamente all’imprescindibile legame di sottomissione di ogni monastero con l’abbazia madre di Santa Maria di Monte Oliveto.
Come recentemente ricordava il sommo pontefice Giovanni Paolo II per la chiesa: la valorizzazione della comunione della carità deve essere sempre completata e perfezionata dalla comunione della verità, che è verità storica e verità di fede.
Il primo e fondamentale elemento perché i singoli monaci possano esprimere la loro unità nella famiglia monastica è la loro piena libertà. Certo la libertà dell’abate e del suo capitolo da qualunque autorità esterna e quindi libertà e salvaguardia dal pericolo della Commenda. La libertà da autorità esterne poteva quindi rendere possibile l’esercizio libero e autonomo di poter “stabilire in tale monastero e per ciò che concerne tale monastero le costituzioni che sembreranno loro utili e opportune per esso”. Era stata questa unità e libertà che da più di tre secoli aveva fatto grande, influente e prosperosa la storia del monachesimo dai cluniacensi in poi in tutta Europa.
Quindi se il Capitolo conventuale di ogni singolo monastero è il mezzo molto efficace per attuare l’unità di ogni singola famiglia monastica, per i monaci Olivetani assume un significato ancor più esteso e universale il Capitolo generale che è sempre stato il capitolo conventuale di tutta la famiglia Olivetana, per cui l’autorità e il prestigio del Capitolo esprimeva una autonomia da qualunque ingerenza di autorità esterna e conferiva una forza speciale per l’attuazione delle decisioni assunte.
LA BOLLA “SUMMI MAGISTRI” DI BENEDETTO XII del 1336
La rilettura della Bolla “Summi Magistri” di Benedetto XII del 20 giugno 1336 offre lo spunto di riflessione su due particolari temi monastici:
1) La teologia di comunione nell’identità di una Congregazione (N° 3).
2) L’invito ai monaci per una formazione che passi attraverso un curriculum di studi(n° 6 ).
Dei 39 capitoli che compongono la bolla come ordinazioni e articoli di riforme per il buon regime dei monaci neri dell’Ordine di san Benedetto, certamente il San Bernardo Tolomei ne ha tenuto conto nelle sue riflessioni, ma anche i confratelli nei capitoli monastici come quello del 4 settembre1336 di cui abbiamo l’elenco dei monaci che vi parteciparono e che furono:
1) Dominus Bernardo del fu Mino dei Tolomei di Siena. (+1348)
2) Fra Tommaso di San Miniato del fu Mino di Siena (+1348)
3) Fra Ambrogio di Nino (Piccolomini) (+1339)
4) Fra Bernardo Octolini (Ottolini) (di Firenze) (+1349)
5) Fra Patrizio olim Francisci (Patrizi da Siena) (+1347)
6) Fra Gabriele Jacobini (=di Giacomo Forteguerri di Siena) (+1348)
7) Fra Zefiro di Pietro (?)
8) Fra Martino d’Agostinello (di Monte Alcino) (+1338)
9) Fra Pietruccio Bartecchi ( di Camprena) (+1346)
10) Fra Stefano q. Jacobi (di Ser Coppie di Prato (+1347)
11) Fra Taddeo Stefani di Firenze (+1348)
12) Fra Domenico Saltini (Curandi)di Siena (+1348)
13) Fra Andrea Pennaccini di Siena (+1346)
14) Fra Venturino di Mastro Mino da Trequanda (+1348)
15) Fra Francesco domini Berti di Arezzo (+1382)
16) Fra Agostino Machi di Siena (+1363)
17) Fra Paolino di Paolo di Firenze (+1348)
18) Fra Simone Tendi di Firenze (+1348)
19) Fra Antonio di Stefano (Stefani) (+1348)
20) Fra Giovanni Peruzzi di Siena (+1348)
21) Fra Matteo Ser Arrigi (o Accarigi) di Firenze (+1348)
22) Fra Biagio di Giovanni di Firenze (+1340)
23) Fra Giovanni Ser Jacobi (Ser Giacomo Salviati) di Firenze (+1384)
24) Fra Ventura Pantani di Arezzo (+1348)
25) Fra Pietro di Mastro Guglielmo di Firenze (+1341)
26) Fra Matteuccio di Duccio di Brolio (+1342)
27) Fra Stefano Calducci (dopo il 4 sett.1336 scompare)
28) Fra Petruccio Bucci (o Bocci) di Firenze (+1348)
29) Fra Lorenzo di Andrea Bonaccorsi di Firenze (+1348)
30) Fra Giacomino (o Giacomuzzo= Jacobini) di Ser Vanni
(=Pogi –di Firenze) ( +1360)
31) Fra Cenni di Nicola calzolaio (+1348)
32) Fra Michele di Tano (=Tani) di Firenze (+1348)
33) Fra Bonagiunta Martini di Firenze (+1348)
34) Fra Giovanni d’Ambrogio (+1338)
35) Fra Leo di Geremia de Castro (+1348)
36) Fra Placido Ser Spiglia di Firenze (+1347)
37) Fra Bandino Thesis di Arezzo (+1346)
38) Fra Benedetto Riccomanni (o Raccomandi) di Firenze (+1354)
39) Fra Nicola Magistri Grotti di Arezzo (+1340)
Certamente le stesse intenzioni espresse da Benedetto XII che cioè la ‘religio benedictina’ fiorisse nel culto del divino ufficio
- “ut eodem religio in divini cultus obsequio floreat,
- disciplina regulari praemineat
- sapientiae ac scientiae divinae pariter et humannae sine quibus mortalium vita non regitur..fulgoribus rutilet,
- statuta edimus et ordinationes facimus quae ordinatim subscripta serie describuntur…eodem auctoritate volumus perpetuis futurisque temporibus firmiter observari.”
Risalta da subito nel proemio l’invito a fare ogni tre anni un capitolo generale come era stato stabilito dal Concilio generale del Capitolo comune degli Abati. Questo obbligo di un capitolo ogni tre anni, con la possibilità di costringere con censura ecclesiastica e per autorità apostolica, era un richiamo e un rimando a quanto si diceva più espressamente nelle costituzioni del predecessore Onorio III.
1) Nel primo capitolo vengono anche delimitate le zone e i monasteri di una certo territorio che dovevano raggrupparsi e ritrovarsi al capitolo provenienti in genere dallo stesso territorio diocesano, con un elenco veramente lungo ed esteso per ogni provincia.
Questa delimitazione circoscrizionale, se per i primi anni della nascita e diffusione dei monasteri intorno a Monte Oliveto non costituì un problema, ad esso si fa riferimento già nei primi decenni in caso di elezione anticipata del nuovo abate generale limitando il numero dei sette monasteri viciniori per l’elezione del nuovo abate fino alla scadenza annuale normale.
Conosciamo nei primi decenni dalla fondazione la specificità della tradizione olivetana circa l’elezione dell’abate, e cioè la fedeltà alla durata annuale dell’incarico, certamente secondo la temporaneità delle magistrature senesi, e quindi ogni anno era doverosa la “cessio” o rinunzia nelle mani del capitolo conventuale o generale, a parte la stima, la fiducia verso il fondatore."
Solo dopo la morte di San Bernardo, con l’approvazione delle costituzioni del 1351 ci si adeguerà, alla durata triennale della carica abbaziale, soprattutto per accogliere le disposizioni risultanti dalla bolla di Clemente VI del 1350, con le quali si dava risposta alle “petitiones dilectorum filiorum Abbatis et conventus Monasteri beatae Mariae de Monte Oliveti in Acona…nobis nuper exibitae”.
2) Nel capitolo II si tratta dei Visitatori. Si fa sempre riferimento al Concilio generale e alle norme e statuti stabiliti con Onorio III.
Si rinnova la condanna e la punizione contro chi rivelasse qualche segreto conosciuto nelle visite.
3) Nel capitolo III si parla dei Capitoli generali e dei rendiconti da rendere “ad salutem et prosperitatem ...noscitur provenire”
E si stabilisce, nella Summi magistri, che venga celebrato ogni anno il Capitolo Generale ordinario.
Questo principio del Capitolo annuale nella Congregazione di Santa Maria di Monte Oliveto, come abbiamo appena visto sopra, era stato sempre osservato nei primi decenni, fino al 1351.
E’ proprio in questo terzo capitolo che troviamo un elemento molto importante circa il concetto di teologia di comunione, infatti pur parlando in un contesto strettamente giuridico si dice:
“ dieque statuendo in illis, in quibus nondum ad hoc dies huiusmodi constitutus,ut membra suo capiti consonent et caput respiciat sua membra.
Statuimus et etiam ordinamus, ut in singulis Ecclesiis, Cathedralibus et monasteriis antedicti, die statuto vel statuendo, singulis annis generale capitulum celebretur, in quo cum Praelatis eorum alii Abbates, Priores, Prelati et administratores immediate eisdem subiecti studeant convenire.
Circa il numero delle persone che possono partecipare al capitolo, si risponde che sia un numero congruo, ma che non porti disturbo o non susciti scandalo o turbi o presuma suscitare discordia o contenzione.
Anche a Monte Oliveto, il numero dei partecipanti al Capitolo generale annuale ha avuto lungo i primi decenni una variazione.
E cioè si è passati da un criterio prima più familiare e di reciproca
edificazione nella partecipazione al Capitolo, ad un criterio di pura rappresentatività dei priori e dei discreti. Certo è impressionante il numero dei partecipanti ai vari capitoli generali.
Abbiamo potuto ricostituire l’elenco completo dei monaci che parteciparono ai seguenti capitoli, sia generali che comunitari:
1) Capitolo a Monte Oliveto del 04 settembre 1336 N° 39
2) Capitolo a Monte Oliveto del 30 ottobre 1339 N° 26
3) Capitolo Generale del 04 maggio 1341 N° 93
4) Capitolo a Monte Oliveto del 17 luglio 1342 N° 25
5) Capitolo a Monte Oliveto del 10 febbraio 1345 N° 31
6) Capitolo Generale del 04 maggio 1346 N° 89
7) Capitolo Generale del 04 maggio 1353 N° 37
8) Capitolo Generale del 04 maggio 1354 N° 49
Possiamo quindi notare con meraviglia il numero consistente di 93 e 89 monaci partecipanti ai capitoli generali, mentre il numero dei monaci capitolari della comunità di Monte Oliveto nei diversi anni varia dai 39 del 1336 ai 25 del 1342, quindi si nota lungo gli anni una riduzione di monaci, per fondare nuovi monasteri, come da una arnia santa, nuove dimore.