venerdì 3 gennaio 2014
PINACOTECA OLIVETANA
Il ciclo di affreschi e le iscrizioni di Antonio Maria Moller nel vestibolo della Biblioteca di Monte Oliveto Maggiore.
Fu sotto il generalato dell’Abate Pueroni che fu rinnovata e arricchita la biblioteca di Monte Oliveto, vi pose il suo ricordo e nel vestibolo volle effigiati molti dei più illustri padri dell'Ordine. L'autore di queste pitture fu l'oblato olivetano Fra Antonio Moller di Danzica, della provincia di Prussia, il quale le eseguì nel 1631. Il Moller é detto anche di Perugia, perché accettato nell'ordine in quella città, lasciò vari altri dipinti in Monte Oliveto e ad Asciano.
Appunto nel 1631 Antonio Moller, datò e firmò due tele con Santa Chiara e Santa Elisabetta d’Ungheria,che si trovavano nella chiesa di San Lorenzo di Asciano, nella chiesa dei Minori, oggi detta di San Francesco, appese alle pareti del coro. Impegnato nello stesso anno dal suo Ordine nella decorazione delle volte e delle pareti dell’ambiente antistante l’antica Biblioteca, il religioso compose quegli affreschi come una sorta di compromesso tra l’esaltazione delle glorie olivetane e la ripresa attenta delle indicazioni naturalistiche di Rutilio Manetti. Affascinato dal pittore senese, Antonio ne dà una versione schiarita in queste due Sante, dipinte con una tecnica insolita, una tempera grassa su cui non stende neppure la vernice finale. Senza rinunciare ad osservazioni dal vero, come il bastone nodoso di Santa Elisabetta, la pesantezza dei panni, i nitori abbaglianti della gorgiera, Antonio scioglie le ombre fosche dell’anziano maestro in un chiarore quasi mattinale, che forse allude alla purezza verginale delle due Sante, dove risaltano i piacevoli dettagli dei cespugli, delle rose raccolte nel manto della regina e dei minuziosi sbalzi dell’ostensorio.
Ma l’opera più importante e di grande valore documentario sono le pitture all’ingresso della Biblioteca di Monte Oliveto Maggiore, che Fra Antonio Moller realizzò appunto nel 1631, come troviamo documentato sulla parete a lato sopra l’antica porta di ingresso.
Una recente tesi di Dottorato della candidata FRANCESCA GRAZIADIO, realizzata nell’anno accademico 2006-2007 presso l’università degli Studi di Siena, dal titolo “Le scritture latine esposte di Monte Oliveto Maggiore nel senese”
ha illustrato meravigliosamente nella seconda parte della tesi il ciclo degli affreschi e le iscrizioni latine, ricercando anche le fonti per il commento storico delle iscrizioni stesse, sia attraverso le fonti classiche che cristiane, con note linguistiche, retoriche e grammaticali.
Io ho qui riportato in lingua italiana la traduzione già addotta dall’autrice, solo con qualche precisazione o annotazione chiarificatrice tra parentesi, e soprattutto ho potuto darle un preciso ordine cronologico in riferimento alla data della morte dei singoli personaggi illustri descritti.
1) SS.MI FONDATORI: B.BERNARDO TOLOMEI, PATRIZIO PATRIZI, AMBROGIO PICCOLOMINI
L'affresco, che occupa il centro della volta, rappresenta la visione della scala d'argento del Beato Bernardo Tolomei; il Moller ha rappresentato il momento in cui il Tolomei indica la scala ai suoi monaci. L'iscrizione posta sotto l'affresco narra le due diverse visioni, che ebbero il Vescovo Guido Tarlati di Pietramala e Bernardo Tolomei. In primo piano, nella parte bassa dell'affresco, sono raffigurati i tre fondatori della Congregazione Olivetana, il Beato Bernardo Tolomei, il Beato Patrizio Patrizi e il Beato Ambrogio Piccolomini. Il Tolomei raffigurato con la cocolla , è l'unico ad avere l'aureola ed indica allo spettatore la visione della scala d'argento. Gli altri due fondatori hanno le mani giunte in preghiera e il beato in secondo piano guarda in estasi la miracolosa apparizione. Alle loro spalle si svolge la scena sovrannaturale: due monaci vestiti di candidi abiti, intraprendono la difficile salita verso il cielo con l'aiuto di due angeli. In alto sopra le nubi , su cui volano dei piccoli angeli, siedono Gesà e la Madonna. Sullo sfondo è rappresentato il paesaggio di monte Oliveto con i caratteristici cipressi e la cappella di Santa Scolastica.
I santissimi fondatori, il Beato Bernardo Tolomei, il Beato patrizio de Patrizi e il Beato Ambrogio Piccolomini, nati nella nobilissima città di Siena, ricevute per il celebre miracolo attraverso la Madre di Dio la veste bianca, la Regola, il nome, le insegne, con questo mirabile miracolo dei monaci che ascendono verso le cose celesti con l'aiuto di un servo angelico, la stessa Madre che porta in petto una stella affidava a Cristo questi monaci che pieni di gioia si susseguivano. Le origini della religione Olivetana cominciarono nel 1319 in maniera estremamente beata in questi sacri recessi.
2)ANDREA DA FAENZA (FAENTINO) a Montecassino + 13274
Andrea Faventino è rappresentato in secondo piano a mezzo busto; il volto risulta leggermente cancellato.
Andrea Faventino, con la veste bianca dell'Ordine, da molto tempo il più amato da Papa Gregorio XI, primo tra gli Olivetani governò il sacro Cenobio di monte Cassino creato come ottantunesimo Abate nel 1371 il 21 ottobre (mentre il Lugano dice che fu Urbano V a nominare Andrea di Faenza il 5 dicembre 1369); il quale, dopo aver ampliato l'abbazia con edifici, morendo nel 1374 il 20 ottobre è seppellito nel Capitolo dei Monaci, essendo Pietro Tartaro il suo successore ed egli fu il primo degli olivetani ad essere vestito di porpora.
N. HÖHL (Johannes Faventinus);
TARTARO PIETRO
L'affresco di Pietro Tartaro è collocato sopra l'arco d'ingresso al vestibolo della biblioteca.
Pietro Tartaro, discendente dalla nobiltà romana, emessa in questo Cenobio la professione solenne nel 1362 il 2 febbraio, con zelo fece il monaco. Lui, che preferito a tutti gli Olivetani, papa Gregorio XI creò Abate nei famosissimi monasteri di San Lorenzo fuori le mura e di Monte Cassino, e lo associò con gli illustrissimi cardinali come quarto tra gli Italiani in Avignone nel 1373, lui che era dotto, prudente e di grand'animo. Morì nel 1395.
MALAVOLTI FRANCESCO DI SIENA - DISCEOPOLO DI S. CATERINA
Francesco Malavolti è rappresentato isolato in un scomparto triangolare dal fondo rosso. E' in posizione frontale seduto con un libro aperto sulle ginocchia, le mani leggermente giunte e gli occhi alzati verso il cielo, in preghiera. Ha il cappuccio che copre i capelli e mette in risalto l'ovale del volto.
Francesco Malavolti, di origine senese e manifesto per la conversione, fu a lungo dedito completamente al piacere; soltanto grazie a Santa Caterina da Siena, che prima della morte prevedeva il futuro, dopo proteggeva, il monaco intraprese la vita celeste nel 1388 (facendosi monaco). Trascorsi 22 anni nella santa severità, testimone oculare delle stigmate, avendo riconosciuto l'autrice della sua conversione, vergine, ottenendo il nome di beato, si addormento a Firenze nel 1410 (certamente morì più tardi avendo composto nel 1413 una testimonianza preziosa e lunga per il famoso processo Castellano, inviando a Venezia il suo scritto).
5) MIRABALLO GIROLAMO - NAPOLI . Muore a 50 anni +1439
Girolamo Miraballo (o Miraballi) è rappresentato isolato in uno scomparto triangolare dal fondo azzurro. Il monaco è seduto e tiene sulle ginocchia un libro aperto, tenuto fermo con la mano sinistra, nella mano destra ha una penna alzata,m quasi cercando l'ispirazione.(per l'opera ‘De spirituali monachorum et religiosorum conversatione’, composto in età matura).
Il nobile Girolamo della famiglia dei Miraballo, estremamente santo, fu eletto abate generale nel 1417 all'età di 29 anni e per la seconda volta dopo undici anni ( in realtà nel 1431) dopo aver compiuto gli incarichi di vicario. Eccetto per quattro ore, trascorreva il resto della notte pregando. Generalmente passava la giornata senza cibo, sempre di quello avanzato e pochissimo. Ricercava la restante severità monastica instancabilmente. Cercando di uguagliare le virtù di tutti, appariva senza dubbio tra tutti il primo per virtù. Istruì nello stesso tempo i monaci a progredire nella dottrina divina che dichiarano scritta da lui. Fu per tutta la Religione di massima utilità (Fu tenuto in grandissima considerazione nella Religione). Finalmente a Firenze, consapevole dell'ora della morte, mentre i monaci, che erano accorsi, cantavano i salmi, ottenne all'età di cinquant'anni le gioie del Paradiso, nel 1439.
6) SANTA FRANCESCA RONANA 1384 + 1440
L'affresco è posto sulla parete a sinistra della porta d'ingresso, tra il muro e una finestra. Santa Francesca Romana è rappresentata a figura stante in una nicchia di colore rosso. La Santa è vestita di un abito nero ed ha il capo coperto da un lungo velo bianco. Gli occhi sono rivolti verso il cielo e la mano destra è posata sul petto. Nella mano sinistra invece tiene un libro aperto, nel quale vi è dipinta un'iscrizione. Alla destra della santa, un angelo in piedi accanto a lei, con il volto rivolto verso lo spettatore, indica con la mano sinistra la donna. L'ala destra dell'angelo fuoriesce dalla nicchia affrescata. Il Moller ha dipinto la Santa nella sua dignità di fondatrice dell'Ordine delle Oblate Olivetane; i suoi attributi essenziali, ovvero l'Angelo in dalmatica di diacono e il libro tra le mani della Santa, dove si legge il versetto 23° del Salmo LXXII, sono chiarificatori della scena. L'antecedente di questa rappresentazione andrà cercato nel ciclo attribuito ad Antoniazzo Romano del 1468 nel monastero di Tor de' Specchi a Roma.
Francesca Romana, straordinaria per la virtù e illustre per la nascita, madre a Roma del monastero di Torre degli Specchi nell'anno 1433(veramente istituisce le Oblate già il 15 agosto 1425). Onorata dalla familiarità intima con un angelo, morì a Roma nel 1440. Da Paolo V è stata annoverata tra i Santi (nel 1608).
(Per la canonizzazione di Francesca Romana furono istituiti quattro processi: il primo l'anno stesso della morte il 1440,che ha un grande valore storico poiché fu costituita per l'occasione una commissione che, avuto l'elenco dei testimoni oculari, compilò degli articoli da sottoporre all'attenzione dei testimoni stessi; il secondo tre anni dopo, nel 1443, sotto Eugenio IV con l'esame di 40 testimoni di cui 34 avevano già testimoniato; il terzo nel 1451 ed infine l'ultimo del 1604.
7) BERNARDO DA VERCELLI . Nel 1422 Vicario- In Ungheria +1441
Bernardo da Vercelli è presentato isolato in uno scomparto triangolare dal fondo azzurro. E' in piedi in posizione frontale e ha il cappuccio della veste che copre i capelli e mette in risalto l'ovale del volto. Il braccio sinistro è protratto in avanti e nella mano tiene un libro chiuso sul quale è scritto MeDITATIONES: si tratta probabilmente del libro da lui stesso scritto. la mano destra è posata su uno scudo dipinto sul quale è appoggiata una corona.
Bernardo (Filippini) di Vercelli, (entrato come monaco a San Michele in Bosco nel 1409) per la seconda volta vicario generale, per la grande benevolenza dell'augusto imperatore Sigismondo verso gli olivetani fu impiegato dai confratelli vestiti di bianco per andare per primo nel 1435 nel regno di Pannonia. Per queste sue gesta meritò di essere chiamato Cenobiarca. Governò il ricchissimo monastero con tanto spirito, che, egli stesso scritto un piissimo codice, e Dio con straordinarie elevate opere, dimostrò come persino gli abitanti della Pannonia onorino religiosamente la sua beata memoria (morendo nel 1441 in Ungheria).
8) AMATISCO GREGORIO (per 34 anni olivetano) +1460
Gregorio Amatisco è rappresentato in primo piano a mezzo busto, in un quadrato simile ad una finestra aperta.
Gregorio Amatisco Romano, che seguendo piamente e santamente per trentaquattro anni la disciplina olivetana, da Niccolò V venne affidato a lui che lo accettò malvolentieri e controvoglia, l'insigne monastero di S. Gregorio a Roma, nel 1448, nel quale morendo a 71 anni, è consegnato onorevolmente ad una tomba; Paolo II volle che fossero celebrate le lodi dell'egregio Abate in una iscrizione in marmo.
9) IPPOLITO ROMANO. Muore a Monte Oliveto Maggiore +1460
Ippolito Romano è rappresentato isolato in uno scomparto triangolare dal fondo azzurro. E' in piedi e tiene tra le braccia con grande delicatezza il bambino Gesù, ritratto con le braccia aperte e con una grande aureola dorata intorno alla testa. Il monaco guarda teneramente il Bambino. E' evidente il riferimento al miracolo di Santa Francesca Romana, spiegato nell'iscrizione.
(Ippolito Romano, concittadino di Santa Francesca, fu scelto dall'apostolo Paolo che annuncia (verità) divine (=messaggi celesti) come aiuto nell'erezione del mirabile collegio. A costui durante l'erogazione dei finanziamenti dell'opera in atto, promessi in seguito al celeste oracolo, la santa madre (S. Francesca Romana) offrì da abbracciare Gesù Cristo che ha assunto le vesti mortali di bambino dalla Deipara, il 26 gennaio del 1439. In seguito la Religione elesse lui che viveva piamente e santamente due volte vicario generale (nel 1442 e nel 1448) . Il papa Niccolò V lo nominò abate nel 1452 dell'insigne monastero di S. Gregorio a Roma. (Morì a Monte Oliveto nel 1460).
10) NICCOLO' DA BOLOGNA- VESTIZIONE DA NICOLA CUSANO +1463
L'iscrizione di Niccolò da Bologna è andata completamente perduta; rimane la trascrizione di D. Cherubino Besozzi.
Niccolò da Bolgna, ancora nel fiore dell'adolescenza, abbandonate le mondanità, si consacra all'Unico Dio. Riceve l'augurio di futura santità da sua Reverendissima Eminenza Nicola Cusano, cardinale dottissimo ed estremamente pio, dal quale, dopo la dichiarazione del sacro nome, è vestito dell'abito. Giunto a perfezione in breve tempo, compì molte cose. Salì al cielo dopo tre mesi, nell'ora rivelata dai concittadini che accorrevano nella visione del paradiso nel 1463.
BCS. G XI 26, f. 39r-41r : discorso del cardinale Cusano
BCS. G IV 1, f. 160r-162v : la lettera di Nicola Cusano a Niccolò da Bologna.
11) RINGHIERI FRANCESCO DA BOLOGNA +1467
Francesco Ringhieri è rappresentato isolato in uno scomparto triangolare dal fondo azzurro, anche se l'affresco è molto danneggiato. E' in piedi in posizione frontale. Il capo coperto dal cappuccio e los guardo abbassato e pensieroso. Con la mano destra sorregge un libro aperto, parzialmente girato verso di lui. Si intravedono solo due lettere EM, ma il libro è per buona parte cancellato.
Francesco Ringhieri tra i più nobili di Bologna per l'integrità della vita, la quale conducendo nell'interrotta meditazione coltivata dai giovanissimi anni fino all'estrema vecchiaia, è proclamato due volte vicario e tre volte abate generale. Conseguite cose insigni dall'abate e persuaso il Papa con preghiere ad aggiungere Francesca Romana all'albo delle Sante, porta gli olivetani al massimo decoro. Questi morì il 7 maggio 1467; dopo dieci mesi, aperta la tomba, apparendo intatto, con la massima opinione di santità con la quale visse è stato riposto davanti all'altare maggiore.
12) GIOVANBATTISTA DA POGGIBONSI + 1469
Giovanni Battista da Poggibonsi è rappresentato isolato in uno scomparto triangolare dal fondo azzurro; è in piedi e ha le braccia giunte sul petto, con la veste bianca con lunghe maniche.
Giovanbattista da Poggibonsi, uomo estremamente religioso e dottissimo, governò due volte come abate generale. Vecchio di mirabile austerità nella vita e di perseveranza nel sopportare le debolezze, dedito al silenzio fino allo stupore, assiduo nelle preghiere, nelle quali aveva il dono di abbondanti lacrime. Morì il 12 gennaio del 1469 in maniera molto santa, con le braccia piegate, gli occhi alti verso il cielo, pregando Dio. I monaci scrissero che per suo merito quando ancora era in vita per volontà divina questa casa fu salvata da un imminente incendio.
13) GIROLAMO DI CORSICA BEATO, nato in Corsica, stabilitosi a Pisa +1479
L'affresco è posto sulla parete a sinistra della porta d'ingresso, tra le finestre.Le mani giunte in segno di preghiera sono girate verso la sua sinistra, il volto, leggermente voltato verso la destra, è rivolto ad una angelo che posa la mano sinistra sulla sua spalla.
Girolamo di Corsica, disprezzando la gloria militare, è fatto oblato olivetano nel 1443. Illustre per i miracoli, continuamente presago degli eventi futuri, a Firenze nel giorno predetto si addormentò con una morte beata nel 1479.(La sua vita fu scritta dal fra Andrea da Volterra, monaco olivetano; il testo fu ritrovato da D. Secondo Lancellotti e pubblicato poi nel 1985 a cura di F.G. Fiori)
14) ROVERELLA NICCOLO’ DI FERRARA + 1480
Niccolò Roverella è rappresentato isolato in uno scomparto triangolare dal fondo azzurro. E' seduto ed ha le braccia protratte in avanti e le palme delle mani rivolte verso l'alto. La mano destra esce dallo scomparto triangolare, gettando ombra sulla cornica decorata. Con la testa leggermente girata verso la sua destra, sembra osservare con gli occhi semichiusi lo spettatore. Alle sue spalle, sulla sinistra è rappresentato un cappello vescovile poggiato sopra un libro chiuso.
Niccolò da Ferrara nacque dall'illustrissima famiglia dei Roverella, (V.I.C. =vir inlustris civis? justus vir civis, abbreviatura delle iscrizioni funerarie) egregio entrando nella Religione, in breve tempo diventerà illustre alla città di Roma) e al mondo per lo straordinario disprezzo di se stesso e per il tormento del corpo a confronto con le altre virtù. Per tre volte respinse con forza le massime dignità offertegli fuori dal chiostro, una sola volta governò come generale (il 18 aprile 1472). Mentre era ancora in vita si udì felicemente da Papa Sisto IV; "Ecco in verità un Israelita nel quale non c'è falsità". Morendo a Ferrara nel 1480, ai monaci fu rivelato per volontà divina che salì direttamente al cielo.
15) DELLA PORTA ADICINO OLIVETANO + 1493
L'affresco di Ardicino della Porta è posto a destra della porta della biblioteca. Vestizione.
Ardicino della Porta, il giovane, nato da un'illustrissima famiglia di Novara, per la particolare dottrina e per i santi costumi, con pubblico voto, viene proposto dai concittadini come Pontefice. Da Sisto IV è messo a capo del vescovado di Aleria in Corsica. Da Innocenzo VIII è stato creato presbitero titolare il 14 marzo 1489. A difesa della dignità del romano pontefice e del sacro collegio, come prova di grande coraggio, ottenendo insigni legazioni, rimasti fedeli gli abitanti di Perugia, gli abitanti di Norcia, di Teramo, di Todi, di Città di Castello, pacifica l'Italia. Riconciliati al di là di ogni speranza, l'imperatore Massimiliano e Mattia re degli Ungari, difende la Germania e la Polonia dalla guerra (Marte che infuria). Infine con un raro esempio e l'approvazione del pontefice rinunziando all'episcopato e al cardinalato, dopo molto tempo professa nel 1492 la diletta disciplina degli olivetani, vestito l'abito di bianco come di consuetudine. Una seconda volta prima di morire, dallo steso Innocenzo, è scelto tra i nostri cardinali, sebbene (Ardicino) si opponesse fortemente. Salì al cielo a Roma, presso S. Pietro, le ossa furono chiuse il 5 febbraio 1493 nel sepolcro degli Avi.
16) BENEDETTO DA SIENA MONACO +1505
Benedetto da Siena è rappresentato a mezzo busto in un tondo, sopra la porta della biblioteca.
Benedetto da Siena fu chiamato alla Religione già vecchio nel 1482. Si distinse sotto i Papi Alessandro VI, Pio III e Giulio II dall'anno 1497 (quando era priore di Sant'Anna di Camprena) all'anno 1505 come Abate del monastero di San Gregorio a Roma e come prefetto dell'Ospizio di Santo Spirito.
17) GIROLAMO MANTOVANO + 1519
Girolamo Mantovano è rappresentato isolato in uno scomparto triangolare dal fondo rosso. Tiene tra le mani un libro leggermente aperto e sembra essere stato appena distolto dalla lettura. Ai suoi piedi è rappresentata una mitra.
Girolamo (Scolari) di Mantova, nella santissima direzione del quale l'illustre Osanna Andreasi di Mantova accolse in sè tutta la devozione della sublime perfezione(cioè=la beata osanna Andreasi con la sua estasi impressionò il giovane Girolamo e il fatto meraviglioso osservato determinò la vocazione religiosa del giovane). A tal punto la donna consacrata a Dio ne trasse profitto che, abbandonata da quel maestro, in maniera estremamente addolorata pianse ma un angelo la confortò annunciandole il ritorno. Abate di grandissima integrità, conscio di tutti gli arcani, che, concernenti in primo luogo la passione (ottenuta da Cristo), erano rivelati alla donna per volontà divina, Per l'opinione estremamente autorevole degli scrittori (storici) (è) beato, poichè coloro che videro il suo corpo in questo tempo assicurarono che era intatto. Andò verso il cielo a Gradaria nel 1519 (o secondo altri il 1515 o il1535 e sepolto nella chiesa olivetana di Gudicciolo, davanti all'altare del SS. Sacramento, restando il suo corpo incorrotto).
18) LEOFANTA FRANCESCA + 1525
L'affresco è posto sulla parete della porta d'ingresso, tra il muro e una finestra. La venerabile Francesca Leofanta è rappresentatA a figura stante in una nicchia di colore rosso. Indossa un abito bianco lungo ed ha la testa coperta da un corto velo nero. Nella mano destra tiene un ramo di gigli fioriti, simbolo di castità, mentre nella mano sinistra ha un libro chiuso.
La vergine Francesca, nobile per discendenza e per pietà, nel 1525 edifica il cenobio delle fanciulle di Palermo, del quale è stata a capo, mentre era viva, come magnifica adoratrice dell'istituzione olivetana. (Aveva lasciato il convento delle Francescane di santa Chiara di Palermo dove si era ritirata, per la fondazione di un monastero per le Oblate Olivetane, ricevendo l'abito dall'Abate del Bosco, che ne aveva la cura spirituale).
19) COPPOLA MARCO - Vescovo di Irsinia. Muore a Napoli + 1527
Marco Coppola è rappresentato in secondo piano a mezzo busto in un tondo simile ad una finestra aperta.
Marco Coppola, illustrissimo per la nobiltà napoletana, nel 1492 dette fama alla Religione. Dal Papa Leone X nel 1518 fu preso ad amministrare il governo della Chiesa di Monte Peloso( in realtà vescovo di Irsinia-Montepeloso, vicino a Potenza), e là con tutti che piangono ancora la morte, fu richiamato dal corpo nel 1527, a 51 anni di età.
20) BOCCADIFERRO VINCENZO, VESCOVO DEI MARSI a. 47 + 1537
Vincenzo Boccadiferro è rappresentato in primo piano a mezzo busto in un quadrato simile ad una finestra aperta.
Vincenzo Boccadiferro bolognese, assolse le cariche di Abate e Visitatore, fu creato da Paolo III vescovo dei Marsi. Il papa, che avrebbe dovuto prontamente ricevere un maestosissimo ospite, l'imperatore Carlo V, fece venire da Bologna a Roma costui che era dotato di singolare saggezza e con tutto quell'ardore con il quale disse:"Ho trovato un uomo secondo il mio cuore!", il papa lo mise a capo della Casa (e gli diede la cura di quasi tutte le cose che potevano occorrere intorno alla venuta dell'imperatore a Roma). Morì dopo un anno all'età di 47 anni sebbene il fato avesse illuso una grande speranza. Fu tumulato in Santa Maria Nova.
21) BACCI BARTOLOMEO + 1540
Bartolomeo Bacci è rappresentato in secondo piano a mezzo busto in un quadrato simile ad una finestra aperta.
Bartolomeo Bacci, fiorentino per discendenza di stirpe, particolarmente familiare di Paolo III, al quale anche quando fu assunto alla dignità del Pontificato fornì il servigio si abilissimo governatore del Palazzo. Abate di grande ingegno, che anche i membri dell'assemblea del Sacro Collegio ammiravano moltissimo, governò gli affari pubblici della Religione nella Curia Romana, nella quale morendo nel 1540 lasciò ai suoi un grande rimpianto.
22) D'AVOLO IGNAZIO, VESCOVO D'AQUINO + 1542
Ignazio D'Avolo è rappresentato in primo piano a mezzo busto in un tondo simile ad una finestra aperta, accanto a Marco Coppola.
Ignazio D'Avolo Napoletano, dai famosi marchesi di vasto e di Peschiera (vicino a Verona) accolto tra gli Olivetani, per 35 anni osservò un contegno onestissimo di vita. Creato Vescovo d'Aquino da Paolo III, governò in maniera molto industriosa quella chiesa per sei anni e scambiò la vita con la morte nel 1542 a 57 anni.
23) PEPOLI TADDEO, VESCOVO DI CARINOLA + 1548
Taddeo Pepoli è rappresentato in secondo piano a mezzo busto in un quadrato simile ad una finestra aperta, accanto a Vincenzo Bocca di ferro.
Taddeo Pepoli di Bologna nacque da una nobilissima famiglia, lui che dopo gli incarichi di Abate, Visitatore e Vicario generale, tanto egregiamente svolti, ornato da Paolo III della dignità episcopale nel 1547, fu messo a capo della Chiesa di Carinola (vicino a Caserta). Aggravato dall'età, nel 1548 trattenutosi a Roma volò al cielo.
MARTINUZZI GIORGIO CARDINALE +1551
L'affresco di Giorgio Martinuzzi alla battaglia di Lippa è uno dei due grandi affreschi che decorano la parete nella quale si immette la porta d'ingresso alla biblioteca. L'affresco è racchiuso in una cornice di marmo dipinta.
Giorgio Martinuzzi, Croata, discendente da progenitori nobili, dopo che delle colonie di Olivetani furono inviate dall'Imperatore Sigismondo di Pannonia a Buda, nell'insigne monastero di S. Paolo Eremita, vesti il cappuccio bianco. Il monaco stimatissimo eccelse fino a tal punto in ogni virtù civile e militare, che un tanto grande elogio in un uomo supera la credibilità storica universale.
Innanzi tutto da Giovanni Sepusio, re degli Ungari, alle grandi imprese del quale aveva contribuito con egregio zelo, prudenza e lealtà, fu posto sovrintendente dei tesori del Regno e tutore della prole regale. In seguito da Ferdinando austriaco re dei Romani, presso il quale fu sempre tenuto in gran conto, fu eletto voivoda (raccomandante) nella difesa della Transilvania. Estrema prova della sua sicura forza ed elevato ricordo della sua straordinaria pietà fu quando liberò con la forza la città di Lippa, la più fortificata dell'intera provincia, che si era arresa al Solimano tiranno dei Turchi e la restituì al nome cristiano. Uomo nato per trattare gli affari e senza dubbio molto importanti, innalzato alle più elevate cariche della Chiesa e alle dignità ecclesiastiche, resse l'Episcopato di Varadino, l'arcivescovato di Strigonia, e da Papa Giulio III ricevette le insegne del cardinalato nell'anno del Signore 1551 il 12 ottobre.
Ahimè Fato invidioso! Per poco splendette col pileo in testa e subito morì. (Ma non fu olivetano, era solo uscito dal monastero che precedentemente fino al 1455 era stato riformato dagli olivetani).)
COSTANZO AMALFITANO + 1555
Costanzo Amalfitano è rappresentato in primo piano a mezzo busto in un quadrato simile ad una finestra aperta.
Costanzo Amalfitano, nato nella nobile famiglia dei Sebastiani, eccelse sommamente nella dottrina, straordinariamente erudito nelle materie teologiche, conobbe perfettamente la lingua greca, per cui riunitosi il Concilio universale di Trento, dalla Città di Roma nella quale faceva il Pubblico Predicatore, mandato dal pontefice interpretò schiettamente i padri stranieri. Fu insignito dagli uomini più illustri di molte dignità e successi. Fu creato Abate da Paolo III nel 1536. Morì nel 1555 (nel nostro monastero romano).
26) SERRAGLI FILIPPO, Vescovo di Modrus (Illiria) + 1555
Filippo Serragli è rappresentato in secondo piano a mezzo busto in un tondo simile ad una finestra aperta.
Filippo Serragli, nobile per origine di antichità nella città di Firenze, fu di tanta autorità nella Congregazione, che a lui solo Vicario generale venne affidata nei comizi l'elezione del sommo capo, ricercato lui stesso come abate Generale con pubblici voti, rifiutò l'Abate modestissimo e Visitatore di grandissima onestà e familiare di Paolo III dal quale nel 1546 fu proclamato vescovo di Modrus (in Illiria). Compì il proprio dovere verso la natura nel 1555.
BENAVOLTI VITO + 1577
Vito Benavolti è rappresentato in primo piano a mezzo busto in un tondo simile
ad una finestra aperta.
Il Patrizio Vito Benavolti brillò come abate e visitatore, Cosimo I Granduca della
Toscana lo pose a capo dell'ospizio di Santa Maria Nova a Firenze nel 1571, dove
morì onorato dalle lacrime dei principi. Dal voto gli successe il discepolo della
religione nel 1575 (più precisamente nel 1577).
CASTALDO MATTEO. Vescovo a Pozzuoli. Morto a Napoli + 1585
Matteo Castaldo è rappresentato in primo piano a mezzo busto in un tondo simile ad una finestra aperta.
Matteo Castaldo napoletano fu il fratello di Giovanni Battista Marchese di Cassano e conte di Platina il più celebre oltre ogni credere per la scienza militare e per le imprese condotte valorosamente. Visse completamente nella religione che accrebbe, in qualità di Abate e Visitatore, grazie al denaro del fratello, costruendo dalle fondamenta un cenobio (di Nocera Umbra) e creato vescovo a 44 anni da Paolo III, governò sugli abitanti di Pozzuoli nel 1541. Venendo meno a Napoli a 91 anni, è stato seppellito nel nostro monastero (napoletano) nel 1585.
29) NUTI PIO - RETTORE DI S. MARIA + 1597
Pio Nuti è rappresentato in secondo piano a mezzo busto in un tondo simile ad una finestra aperta.
Pio Nuti, famoso tra i Senesi per antichità di stirpe, il più illustre per le virtù dell'animo durante l'importante governo della Religione, che ottenne nell'anno 1580 (a Monte Morcino), non negò a nessuno un merito e per sé si procurò il maggiore, poiché nel 1595 dal grande condottiero Ferdinando I di Toscana fu posto a capo con somma autorità lui che era senese dell'Ospizio della Scala.
Morì gloriosamente nell'anno di salute 1597 all'età di 70 anni. (Il suo corpo fu sepolto nella cappella del santissimo sacramento del monastero di San Benedetto a Siena, e il sepolcro è illustrato da un commendabile elogio).
MARESCOTTI CLAUDIO + 1598
Claudio Marescotti è rappresentato in secondo piano a mezzo busto in un qiadrato
simile ad una finestra aperta, appare con i baffi.
Claudio Marescotti, nato da una famiglia che risplendeva assai presso i
Bolognesi, apparve notevole tra gli olivetani per la dignità di Abate e Visitatore,
egli che da Papa Sisto V nel 1587 fu onorato con il vescovato di Strongoli (oggi
unito a Cariati), a Roma dopo due anni trascorsi nella carica innalzò a sessantotto
anni lo spirito dall'umano soggiorno nel 1598(o meglio 1589).
31) GUILLICIONI FILIPPO + 1601
Filippo Guillicioni fu sostituito nel 1587 a Vito Benavolti custode del celebre ospizio di Santa Maria Nova a Firenze, dopo la sua morte, da Francesco II Granduca di Toscana.
Termina l'estremo giorno (muore) nel 1601(a San Bartolomeo della Sacca), quasi ottuagenario, dopo aver adempiuto alla carica di Abate e Visitatore.
32) FABI PLACIDO, Vescovo di Castro - muore a Napoli a 59 anni + 1605.
Placido Fabi è rappresentato in primo piano a mezzo busto in un quadrato simile ad una finestra aperta, con barba e baffi.
Placido Fabi di Bologna, famoso per la nobiltà e per altri titoli, come Abate. Visitatore e per primo come governatore giovò alla Religione, la quale come insigne predicatore aveva innalzato alla massima stima dei Principi: infine da Clemente VIII nel 1599 fu messo a capo come Vescvovo di Castro e poi di Telese; morì (da Vescovo) nel Cenobio napoletano all'età di 59 anni e là fu sepolto nel 1605.
33) ODDI BARNABA DI PERUGIA + 1617
Barnaba Oddi è rappresentato in primo piano a mezzo busto in un todno simile ad una finestra aperta.
L'abate Barnaba Oddi, illustre cittadino di Perugia, in un primo tempo elemosinario di Cristina Lottarena duchessa dell'Etruria, poi per l'esperienza civile servitore del marito il serenissimo Ferdinando I. Fu terzo superiore olivetano dello Xenodochio di Santa Maria (Nova a Firenze). Visse nella carica 9 anni, morì a Firenze nel 1617.
34) PAVONI CIPRIANO DA RIMINI. cameriere di due Papi + 1626
Cipriano Pavoni è rappresentato a mezzo busto in un tondo simile ad una finestr aperta.
Cipriano Pavoni da Rimini nello stesso luogo, creato vescovo da Paolo V nel 1619, visse sette anni con estrema diligenza, fratello dell'illustrissimo Pavoni, divenne con il massimo prestigio cameriere personale dei Papi Paolo V e Gregorio XV. Esercitò degnamente le cariche tra gli Abati olivetani e i Visitatori. (Costruì il nostro cenobio di Roncofreddo).
Da un fatto immaturo è strappato prematuramente ai vivi mentre nel quarantaquattresimo anno di età ed è stato tamulato nella sua Chiesa nel 1626.
35) CANTONE (o CANTONI) ANGELO MARIA + 1627
L'iscrizione di Angelo Maria Cantone è andata completamente distrutta; rimane la trascrizione di D. Besozzi.
Angelo Maria Cantone, bolognese, uomo egregiamente prudente e integerrimo, uguagliando in onore i maggiori della Religione, e in seguito da grande familiarità a Urbano VIII, durante il governo del quale gli fu ordinato di occuparsi degli uffici del defunto Abate Generale con il nuovo appellativo di Vicario Apostolico, nell'anno 1624. Attese ai doveri per un triennio, opponendosi fortemente alla più ampia munificenza del pontefice. Ora vive degno di essere Procuratore Generale nella Curia Romana, dopo aver messo al sicuro la Provincia.
36) TORNIOLI EVANGELISTA, Vescovo di Città di Castello + 1630
Evangelista Tornioli è rappresentato in primo piano a mezzo busto in un tondo simile ad una finestra aperta sopra la porta della biblioteca.
Evangelista Tornioli che Paolo V nel 1616 mise a capo come Vescovo della Chiesa di Città di castello, onorò nel 1617 con la sua carica S. Spirito in Saxia presso i Romani.
Si comportò con molta dignità nel governo; uomo prudente, abituato per molto tempo alle più importanti cariche della Religione, visse 63 anni e vinto dalla morte a Perugia, dove iniziò la vita, è stato sepolto dai nostri nel 1630.
37) PUERONI DOMENICO + 1633
L'iscrizione di Domenico Pueroni è andata completamente distrutta; rimane la trascrizione di D. Besozzi.
A Domenico Pueroni di Cremona ottimo Abate Generale, in mezzo a queste memorabili immagini, spettatore, così sommo onore dalla presente dignità, come parimenti per la straordinaria virtù. Meritatamente la carica concilia il luogo. I Padri elessero concordemente con raro miracolo nel 1627 Abate Generale all'età di 45 anni lui che svolgeva costantemente le altre cariche, certamente considerandolo il solo nato per il bene della Religione; emulo dunque di santità alla maniera degli antichi, rinnova la Religione con ottime leggi. Seguace di tutte le Dottrine, fa perseguitare quelle estremamente empie. E alla straordinaria abilità dell'uomo, con il favore di Dio, tutte le cose hanno il risultato desiderato. E durante il periodo del felice governo papa Urbano VII, prorogando al triennio successivo il governo all'uomo da lui ben conosciuto, nel 1636 con grande entusiasmo dei buoni restituì alla felice Religione la speranza rapita. Per la sua grandezza la ricchezza del vigilantissimo ingegno produrrà cose ancora più grandiose. Don Ambrogio di masseria Abate di Bologna e Vicario Generali offrì con queste pitture allo zelante presule nel 1631 insieme al ritratto il breve elogio dell'altrui eccellenza.
38) BORGHESI IPPOLITO, di Siena - Vescovo di Montalcino + 1637
Ippolito Borghesi è rappresentato a mezzo busto in un tondo simile ad una finestra aperta.
Ippolito Borghese di Siena, una volta Abate Generale, adesso (nel 1631) governa gli abitanti di Montalcino, creato vescovo da Paolo V (nel 1617 e muore a Siena nel 1637).
39) TESTA VITTORIO PICCOLOMINI + 1636
Il ritratto di Vittorio del Testa Piccolomini è andato completamente perduto, quando è stata costruita la finestra. La ricostruzione dell'iscrizione è ripresa dal Besozzi.
Vittorio del Testa Piccolomini Abate senese, conseguite tutte le cariche eccellendo nel maggior numero possibile, risultando di gran lunga il più apprezzato, riunitesi le assemblee nel 1617 proposto con insistenza dal voto di tutti come abate generale, a suo favore si ebbe tutta l'assemblea che acclamava per un altro anno una magnifica attestazione dei meriti, questa dignità papa Paolo V conferì all'uomo di assolutissima virtù. Ancora vivente nel Patri Monastero presiede alla grandissime spese. Giammai la morte arriverà a lui senza un profondo e splendido giudizio di una perenne fama.
(A soli trent'anni fu eletto abate di S. Bartolomeo di Firenze, successivamente di s. Pietro a Gubbio e infine abate di San Benedetto di Siena, dove rimase per molti anni).
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento