venerdì 22 aprile 2016

SANT’ANTIMO DI VALLE STARCIA STORIA DAI DOCUMENTI ANTICHI Con il culto delle reliquie di Sant’Antimo di Arezzo, venne edificato un piccolo oratorio già nell’antichità, dove prima probabilmente sorgeva una villa romana. Infatti un bassorilievo con cornucopia, ritrovato e poi utilizzato sul lato nord del campanile ne testimonia la presenza. Nella cripta carolingia ci sono alcune colonne antiche, dove si dice che ci fosse una fonte terapeutica, per questo c’è la scritta “Venite et bibite”. Nell’anno 715 la chiesa era custodita da un prete di Chiusi. Nel 770 i Longobardi incaricarono l’abate pistoiese Tao di iniziare la costruzione di un monastero benedettino, con l’affidamento della gestione dei beni demaniali del territorio. L’abbazia veniva così utilizzata come luogo di sosta dai pellegrini diretti a Roma, dai mercanti , dai soldati e dai messi del re. Carlo Magno di ritorno da Roma nel 781 attraverso la Francigena, si fermò a Sant’antimo e pose il suo sigillo sulla fondazione. Il 29 dicembre 814 Ludovico il Pio, figlio e successore di Carlo Magno arricchisce l’abbazia di doni e privilegi, e diviene abbazia imperiale. L’abate di Sat’Antimo è insignito Veduta dall'alto dell'altar maggiore della chiesa, sui cui gradini è stato scolpito il lascito "in toto regno Italico e in tota marca Tuscie" Nel 1118 il Conte Bernardo degli Ardengheschi, cede il suo intero lascito “in toto regno Italico e in tota marca Tuscie” ad Ildebrando, figlio di Rustico, affinché lo trasferisca all’abbazia. Il monastero versa a Fortisguerra, fratello di Bernardo, 1000 libbre per l’accordo di non molestare più i monaci nel godimento della proprietà. A memoria della donazione, questo evento è inciso sui gradini dell’altare maggiore, come “Carta Lapidaria”. Nel 1118 inizia la costruzione della nuova chiesa, sotto la guida dell’abate Guidone. Il punto di riferimento più importante per il progetto della nuova chiesa è la grande abbazia benedettina di Cluny. L'abate richiede l’intervento degli architetti francesi per progettare il nuovo edificio, che in parte si ispira alla chiesa benedettina del 1050 di Vignory. Il capitello della Madonna col Bambino e gli Evangelisti collocato sul campanile ed antecedente alla chiesa attuale. Alcune sculture, la porta nord e quella sud, gli stipiti della sagrestia, alcuni capitelli collocati nella tribuna nord, altri capitelli, frammenti di decorazioni o pilastrini, fanno pensare all'esistenza di un edificio antecedente al XII secolo, quando iniziò la costruzione della nuova abbazia. Intorno al 1000 sarebbe stata edificata una chiesa, di cui rimane solo il campanile, costruito inizialmente staccato dalla navata, secondo la tradizione medievale. Per questo motivo le seguenti modifiche del 1118 hanno tenuto conto di vincoli architettonici già esistenti, adeguando i volumi del presbiterio in modo da inserirlo tra il campanile e la Cappella Carolingia. La zona del coro risulta infatti più stretta del resto dell'edificio. Verso la metà del secolo XII la costruzione della nuova abbazia è quasi completata, solamente la facciata non è ancora compiuta. Il "secolo d'oro" dell'abbazia Montalcino, all'epoca sotto la giurisdizione dell’abate di Sant’Antimo, è presa di mira, per la sua posizione strategica, sia da Siena che da Firenze. La città di Siena infatti è impossibilitata ad espandersi a nord a causa di Firenze, sua acerrima rivale, e cerca nuove terre a sud. Nel luglio del 1145 i senesi costringono l’abate di San Salvatore a cedere alla repubblica di Siena il castello di Radicofani sulla via Francigena. Appoggiando la politica senese, papa Clemente III, nel 1189, assoggetta la pieve di Montalcino al Vescovo di Siena. Nel 1200, Filippo Malavolti, podestà di Siena, attacca Montalcino, che viene in parte distrutta. DOCUMENTI ANTICHI SU SANT’ANTIMO 1202 ottobre 1, Siena Guido Marescotti, Uguccio di Beringerio, Guinigi e Maizo, consoli di Siena, giurano di non far pace con Montepulciano fino a quando non avrà reso ai conti Vanenti e Cacciaconti terre e uomini usurpati in “Colle Francoli”. 1202 ottobre 1-2, Siena Il conte Manente “maior” da Sartiano e suo figlio Tancredi, Rinaldo di Ildibrandino e Guido Cacciaconti, conti della Scialenga, giurano a Uguccione di Beringerio, Guido di Marescotto, Maizo e Bartolomeo Renaldini, consoli di Siena, di non far pace con Montepulciano e di mantenere la comune inimicizia. Segue poi il giuramento dei Vanenti e dei Cacciaconti di non farsi guerra vicendevolmente. 1210, gennaio 3, Monte Sante Marie (Siena) Gli uomini di Monte Sante Marie, adunati davanti alla chiesa di San Bartolomeo, nominano Neri “Solabelle” loro procuratore per prendere in enfiteusi da messer Ranieri di Pepo e da Cacciaguerra Cacciaconti, conti di Monte Sante Marie, la selva detta “Chiarna”, e di corrispondere ai proprietari una pensione annua di una marca d’argento per la festa di S. Stefano. 1210, gennaio 29, Siena Pietro, priore del monastero del Vivo, alla presenza di Enrico, vescovo di Mantova, vicario dell’imperatore Ottone IV e di quattro giudici della curia imperiale chiede che sia eseguita una.. 1212, maggio 8, Siena Cacciapoppo da Asciano cede per 8 lire a Guido di Ranuccio da Orvieto, podestà di Siena, i suoi diritti sul mercato di Asciano. Il 12 giugno 1212 con un accordo tra l’abate di Sant’Antimo, la i Montalcino e Siena è sancito che l’Abbazia deve cedere un quarto Mcittà dontalcino del territorio di Montalcino alla città senese. Con la perdita di 1212, giugno 13, Montalcino (Siena) Guido di Ranuccio da Orvieto, podestà di Siena, affitta a Leonardo di Bruno di Piero, camerlengo del comune di Montalcino, la quarta parte di quel castello, cioè quella porzione che Grifo, abate di Sant’Antimo, aveva donato ai Senesi, per una pensione annua di 30 ceri da portare a Siena il giorno dell’Assunta. Seguono le promesse fatte dai Senesi agli uomini di Montalcino. 1212, giugno 22-23, Siena. Giuramento di difesa e di amicizia prestato da Guido di Ranuccio, podestà di Siena, e dai principali cittadini senesi, dai consoli del Placito e dai signori delle Arti agli uomini di Asciano e per essi a Lumicino, loro console. 1212, giugno 21 – luglio 9, Siena-Asciano (Siena) Lupicino, console di Asciano, promette a Guido di Ranuccio da Orvieto, podestà di Siena, di difendere i Senesi e gli acquisti fatti dal comune in quel territorio da Gualfredo e Ubertino di Ubertino “Bizzarre”, di far guerra per i Senesi e di conceder il castello di Asciano a loro richiesta. Segue il giuramento degli Ascianesi. Il 12 giugno 1212 con un accordo tra l’abate di Sant’Antimo, la i Montalcino e Siena è sancito che l’Abbazia deve cedere un quarto della città di Montalcino del territorio di Montalcino alla città senese. 1212, luglio 5, Siena Cacciapoppo da Asciano cede a Ildibrandino Bulgarini, camerlengo del comne di Siena, i diritti vantati sui beni posti in Asciano, obbligatigli da Ubertino “Bizzarre” e dai suoi figli, per la somma di 683 lire. 1212, luglio 15-16, Casigliano (Siena) Ildibrandino di Ardimanno, console di casigliano, col consenso di Gregorio, proposto di Casigliano, sottopone il castello al comune di Siena e promette di pagare un censo annuo di 7 lire, 11 soldi, 8 denari. Uberto di Bernardino, console di Porrona, col consenso dell’abate di Sant’Antimo, sottomette al comune di Siena il castello di Porrona e promette di pagate un censo annuo di 108 soldi e 4 denari. 1212, ottobre 13 – novembre 17, Siena Bartolomeo di Nuvilone, console di Percenna, col consenso dell’abate di Sant’Antimo, promette ad Ildibrandino Bulgarini, camerlengo del comune di Siena, di non esigere dai Senesi alcun pedaggio e di corrispondere un censo annuo di lire 7 e 16 soldi. 1213 marzo 30 Turchio di Amerighetto si dichiara debitore nei confronti di Falcone di Orlandino, per la somma di 57 lire e 10 soldi che doveva avere da Orlandino e Ildibrando, consoli dei mercanti, per l’acquisto di Asciano, promettendo di restituirli il primo aprile. 1213, giugno 17-28, Siena Rinaldo d’Ildibrandino, Guido Cacciaconti, Ranieri di Cacciaguerra e Ugo Cacciaconti, giurano di obbedire agli ordini di Ubaldo Visconti da Pisa, podestà di Siena. 1213, agosto 19, Siena Rinaldo di Ildibrandino, Guido Cacciaconti, Ranieri di Cacciaguerra e Ugo Cacciaconti, conti della Scialenga, si sottopongono al comune di Siena e promettono il pagamento di un censo annuo di 15 marche d’argento. 12313, ottobre, assente Formula del giuramento degli uomini delle terre di Ildibrandino e di Guido di Cacciaconti. 1214, dicembre 2, Montecelso (Siena) Duchessa, badessa di Montecelso, col consenso di Bellafante, priora di Santa Trinita del Monte Amiata, e delle monache, preti, oblati e conversi della sua abbazia, vende al podestà di Siena, Guelfo, una terra a Quercegrossa, per il prezzo di 40 lire senesi versato a Ranieri Rulli ad estinzione del debito che con lui aveva contratto per acquisto di grano (A:Ghignoli). 1215, maggio 17-19, Chiusdino (Siena) Giuramento prestato dagli uomini di Chiusdino, elencati nel documento, a Giovanni Cocchi da Viterbo, podestà del comune di Siena. 1215, maggio 22, Chiusdino (Siena) Riccio di Crivello da Chiusdino promette a Riccobaldo di Bruno, camerlengo del comune di Siena, di osservare il giuramento fatto a Giovanno Cocchi da Viterbo, podestà di Siena, sotto pena di 2000 lire. Seguono le promesse fatte dai suoi mallevadori. 1215, settembr 21, Asciano (Siena) Dietaviva, oblato della pieve di Sant’Agata di Asciano, giura che Oderisio, pievano, non ha ricevuto in chierico Lupo d’Albertino su richiesta di Rinaldo, conte. 1220. febbraio 10, Siena Guido Cacciaconti, Ildibrandino, Cacciaconte e Rinaldo, suoi figli, promettono a Rinaldo di Ramolaccio “Scarca” e ad Orlando “de Filuolo”, di non molestare per la questione commessa dal papa a G. proposto di Santa Mustiola di Chiusi, per il fatto di Celiano. 1226, maggio 6, San Quirico d’Orcia (Siena) Benigno, procuratore del monastero benedettino di San Piero in Campo, diocesi di Chiusi, per contenere le continue molestie perpetrate da conti e baroni, specialmente della Maremma, sottomette il detto monastero al comune di Siena con i beni descritti nel documento, alla presenza di Gualfredo, vescovo di Chiusi e di Rodolfo da San Miniato, vicario imperiale in Tuscia. 1236, novembre 24, Monastero di Sant’Antimo (Siena) Grifo abate del monastero di Sant’Antimo, col il consenso dei suoi confratelli, concede a Lorenzo, proposto di San Lorenzo di Percenna, la prepositura del piviere di Santa Cristina n. 534 DOM 1298 maggio 14, casella 396 Ms. B 39, n. 532, c. 111r (alla data) Don Marco, abate del monastero e convento dell'abbadia di Sant'Antimo, della diocesi di Chiusi, e sindaco e procuratore dell'ordine di San Guglielmo e de' frati di detto ordine, come sindaco predetto, per utile delli detti ordine e abbadia, dà e concede a messer Tato del già messer Tavena Tolomei e donna Mita, sua moglie, come sottoposti al detto ordine, l'usufrutto e abitazione della terza parte del palazzo di Castelnuovo e altri beni. Rogato in Siena da Incontro di Baldo, presenti fra' Bindo di Scherino e fra' GIONTA di Puccio dell'ordine de' frati Minori. 1346, marzo 2-agosto 12, [Siena] Nella vertenza sorta tra Benedetto Tolomei, abate del monastero di Sant'Antimo, e Simone, priore generale dell'ordine di San Guglielmo, circa la rivendicazione dell'autonomia del detto monastero, Niccolò di Francescone del fu Sozzo Tolomei e Tommaso di Cola da Orvieto lodano, fissando una serie di capitoli, alcuni dei quali risultano illeggibili per il danneggiamento del supporto. 1397, febbraio 25, Montenero (Grosseto) Giovanna del fu Gino da Siena, vedova di Matteo di Neri Castelnuovo dell’Abate, dona a Pietro “de Lacerna”, vicario del monastero di Sant’Antimo, tutti i suoi beni con riserva di usufrutto. 1407, maggio 16, Castiglioncello (Siena) Capitoli stipulati tra il comune di Siena e Cocco Salimbeni 1411, gennaio 28 – aprile6, Siena I Priori del comune di Siena, riuniti, nominano Giovanni di Galgano Bichi, Francesco di Cristoforo di Francesco, Giovanni “Maxii”, Goro di Francesco Gori, Meo di Giovanni e Antono di Guido di ser Vanni, mercanti senesi, arbitri nella vertenza sorta tra il comune ed alcuni mercanti catalani a causa del furto di lana subito al porto di Telamone. I detti arbitri lodano a favore dei mercanti condannando il comune di Siena al apagamento di 16000 fiorini. Originale membranaceo. 1415, maggio 11, Abbazia di Sant’Antimo (Siena) Il capitolo del monastero di Sant’Antimo nomina Pietro di Bartolomeo Pecci, Tinelloccio di ser Mino Tinelli, Giorgio di Tommaso di Cecco e >Pietro di Francesco da Montalcino procuratori affinché procedano alla vendita di alcuni beni del monastero per sanare alcuni debiti. 1417, dicembre 20, Foligno (Perugia) Costanza, vedova di Ugolino Trinci da Foligno, ed il comune di Siena nominano un giudice della città di Firenze per comporre le differenze sorte tra le parti a cuasa del possesso del castello di “Monte Avutolo”, compreso nella dote della madre della detta Costanza. 1419, novembre 25, Mantova Martino V, con bolla diretta alle autorità del comune di Siena, intima la restituzione di tutti i beni alienati dal monastero di Sant’Antimo, sotto pena di censure ecclesiastiche.

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