sabato 15 aprile 2017



          BENEFATTORI DEI MONACI DI MONTE OLIVETO MAGGIORE                  
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     Già  dal tempo del fondatore, San Bernardo Tolomei, nel 1336 era stata presa la decisione e introdotta come costituzione, di scrivere in un libro i nomi dei benefattori del monastero.
     Del 31 dicembre 1358 abbiamo appunto un prezioso elenco dei Benefattori del monastero olivetano di Santa Maria della Riviera di Padova: ecco ‘l’incipit’:
     "Benefactores singulares monasterii Sanctae Mariae Montis Oliveti de Riveria Paduane diocesis omnes infra scribentur, pro quibus continuo tenemur orare maxime secundum quodo decretum et ordinatum est per abbatem et capitulum.
Annuatim feria IVa quatuor temporum mensis septembris debet celebrari missa defunctorum solemniter dicendo primo vigilia offitii mortuorum et quilibet sacerdos dicta die tenetur missam defunctorum et quilibet clericus debet dicere totum integrum mortuorum offitium, conversi vero et qui nescirent litteras XXV vicibus Pater noster et totidem Ave Maria cum Requiem eternam, et similiter facere annuatim die obitus eorum celebrare missam ordine predicto.
I nomi dei benefattori sono:
   1) Il Vescovo Ildebrandino Conti
   2) Il Cardinale Guido di Bologna legato della Sede Apostolica
   3) I canonici della chiesa cattedrale di Padova
   4) L'Abate di San Cipriano di Venezia, per i suoi consigli e aiuti.
   5) Il Rev.do Bono, vicario del Vescovo Ildebrandino,che morì nel giorno di Santa Giustina, e per mezzo suo abbiamo avuto molte elemosine.
   6) La Signora Caterina mamma del Signor Bono.
   7) Il Signor Cino giudice di Castiglione d’Arezzo difensore e aiuto del nostro monastero.
   8) Il signor Paolo de Comite di Valle Montone, nipote del vescovo.
   9) Il Rev.do Sacerdote Giovanni Fantini, un tempo cappellano del vescovo, morto nel mese di marzo del 1381.
   (Di nuovo e in un modo più diffuso si ricorda con queste espressioni:)
Il sacerdote don Giovanni Fantini una volta singolarissimo benefattore, difensore e aiuto del nostro monastero, che ci giovò sempre e in molte cose. E come un vero devoto Patrono del monastero ci elargì molti e inenarrabili benefici e sempre lavorava per noi in onore e incremento della nostra religione, specialmente per il miglioramento del nostro monastero di Santa Maria.  Morì l'11 marzo del 1381  per la cui anima abbiamo il dovere di pregare sempre e ogni anno nel giorno della morte di farne memoria.
  10)  La madre del sopraddetto Giovanni Fantini, per la cui anima abbiamo ricevuto un messale e un breviario di un valore di L fiorini d'oro e un piviale  bianco di seta.
  11)Il Sacerdote Fantino, fratello di Giovanni Fantini, per la cui anima Giovanni ci dette 100 fiorini d'oro per la riparazione del nostro dormitorio.
 12) Il sacerdote Prosdocimo , per la cui anima il vescovo ci diede 7 campi, per la cui anima dobbiamo continuamente pregare.
 13) Maestro Tomaso fisico (dottore), per la cui anima abbiamo ricevuto dal vescovo un calice d'argento del valore di dieci fiorini d'oro.
 14) Il Signor Tomeo (di Giovanni) di Bonasigna, notaio, chiamato anche Meo di Baccio di Valle Montone sacerdote arcidiacono Saccense devoto e amico intimo di tutto l'ordine e sempre si adoprò e continua a lavorare a vantaggio dei fratelli.
 15) Ugerio Manfredi notaio, una volta amico intimo del Vescovo e devoto del nostro ordine, che giovò molto al  bene della religione e dei fratelli del nostro ordine ed ebbe sempre una cura sollecita, e riposò in pace il 25 dicembre del 1359.
 16) Uberto un tempo notaio del sopraddetto Vescovo.
 17) Balduino familiare del detto vescovo.
 18) Tutta la famiglia del Vescovo.
 19) Lotto Mazza di Firenze che abitava a Piove di Sacco
 20) Nerino di Giovanni di Firenze per la cui anima abbiamo ricevuto da Lotto Mazza per i lavori e una cappella da costruire nel nostra chiesa in onore di San Zenobio 44 libre ; e la festa di San Zenobio viene celebrata il 25 maggio.
 21) Il Signor Ordano del signor Alberto di Cittadella e la signora Beatrice sua moglie che morì nel mese di febbraio 1358, che ci regalò un libro di omelie di sermoni e passioni.
 22) Il Reverendo in Cristo padre e signore Don Pileo vescovo degnissimo di Padova dal quale nel mese di aprile del 1359 abbiamo ricevuto tre volumi di libri e cioè le Istituzioni e Collationes sanctorum patrum in un volume e due volumi dei Moralia di San Gregorio e fu di grande aiuto al monastero.
 23) Il Signor Giacomo Aldrighetti di Padova dal quale nel mese di febbraio del 1360 abbiamo ricevuto due volumi delle 'legende nuove', un libro dei santi padri, un libro delle omelie di piccolo formato, un diurnale con il comune dei santi e un altro libro che si chiama Soliloquium di sant'Isidoro e un somma 'de penitentiis' e altri libri.
 24) Signora Antonia che fece al monastero molte elemosine.
 25) Signora Palmera cittadina di Padova che morì nel 1381, per la cui anima abbiamo avuto duecento libre.
 26) Ser Clemente e la signora Margherita sua moglie, che morì nel mese di marzo del 1381.
 27) Giacomo di Breganze, aromatario (erborista) in Padova e devoto del monastero, lasciò al monastero dei suoi beni nel 1392 duecento libre, per prendere parte al frutto delle preghiere presenti e future.
 28) Signora Antonia moglie del fu Giacomino Gafareli di Padova in diverse volte ci regalò calici, pianete, molti denari e continua a darcene.
 29) Signora Anna moglie del fu Baialardi de Baialardis di Padova, che ci regalò 1/2 campo di terra.
 39) Ser Giovanni del fù Nicola di Cambrosio vicino a Piove di Sacco era del terzo ordine dei frati minori e stava nella nostra casa di Padova. Diede al nostro monastero di santa Maria della Riviera pro remedio animae suae et suorum..500 libre di piccoli, al tempo che era priore Fra Cosma di Firenze (  confrontando le Familiarum Tabulae)  nel 1384.
    E’ un elenco pieno di gratitudine verso tutte quelle persone che con grande affetto e generosità avevano aiutato i monaci nella fondazione e nell’avvio della vita monastica in Santa Maria della Riviera, e questi nomi ci invitano ad una maggior conoscenza di quel fervore generale che esisteva nella chiesa padovana per promuovere e sostenere un rinnovamento spirituale testimoniato dalla presenza dei monaci di Monte Oliveto.


martedì 4 aprile 2017

MINO TOLOMEI E LA STORIA DEI SUOI FIGLI


           
                    
                    STORIA DI MINO TOLOMEI E DEI SUOI FIGLI A SIENA

I patti tra il Comune di Siena e i suoi esiliati guelfi nell’agosto 1270 presagivano già la consegna del Comune e del popolo alla parte guelfa e questi mutamenti si realizzarono con il ritorno degli esiliati   a cui fu messo a capo proprio Mino di Cristoforo Tolomei che sarà tra poco il babbo di Giovanni Tolomei, chiamato poi Bernardo, il fondatore dell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore.
Come sappiamo Cristoforo di Tolomeo, nonno di Bernardo nel 2° semestre del 1270 assunse una delle cariche maggiori del Comune e cioè il mandato di Provveditore della Biccherna, ed è in questo periodo che si riedificherà il Palazzo Tolomei con le pietre provenienti dall’abbattimento delle case dei Salvani, mentre Mino di Cristoforo sarà camarlingo della Biccherna nel 1° semestre del 1284.
Nel 1271 si ebbe quindi il mutamento nella guida di Siena con il pieno regime guelfo attraverso la coalizione di nobili della parte guelfa e un gruppo di famiglie dell’alta borghesia mercantile, bancaria e imprenditoriale
Il 31 ottobre 1280 tra Guelfi e Ghibellini (Tolomei e Salimbeni) fu giurata la pace, erano presenti per i Tolomei cinquantasei capi famiglia tra i quali troviamo nominati D. Mino di Cristoforo (pro se et filiis suis) e D.Andrea di Cristoforo , zio di Giovanni Tolomei.
Il 6 ottobre 1291 viene costituita la Società dei figli di Giacomo di Piazza che sono: Cristoforo e Ildebrandino,  in seguito rinnovata nelle persone di “Mino e Andrea “ del q. Cristoforo di Giacomo Tolomei  e Meo del q. Ildebrandino Tolomei che con altri compongono la società dei figli di Giacomo della Piazza . Se la costituzione di tale società poteva indicare una potenza e un desiderio di autonomia, in verità l’attività bancaria  dei Tolomei comincia a diventare precaria.
L’importanza della posizione politica guelfa di Mino nel Comune è sottolineata dal fatto che, come leggiamo nel Califfo Vecchio, al primo acquisto da parte del Comune di alcune case che costituiranno poi la base del Palazzo pubblico era presente come teste e rappresentante proprio Mino di Cristoforo Tolomei nel 1293. 
Il 22 giugno 1297 durante i lavori per l’ingrandimento del Palazzo comunale, che però veniva già utilizzato per le Assemblee, l’imperioso Papa Bonifacio VIII aveva richiesto l’aiuto militare anche a Siena; il Consiglio dopo aver discusso un po'   fu d’accordo con Messer Mino di Cristoforo Tolomei ché  il comune  venisse in soccorso del  Papa (cfr. Consiglio Generale, 13, cc.111,112 v).
.
Il tentativo di rafforzare la lega guelfa tra Siena e San Gimignano fu significativamente espressa con l’invito onorevole a Mino Tolomei che fu chiamato  a San Gimignano come podestà nel 1° semestre 1299, quando l’8 maggio 1299 accolse nientedimeno che Dante Alighieri come ambasciatore di Firenze.

Nel 1310, alla morte di Mino Tolomei si ha la costituzione di una nuova “Societas dei Tolomei” che non è che una trasformazione di quella precedente in una società in nome collettivo e il 30 giugno 1310  durante una riunione della consorteria nobiliare si trovano presenti 57 capi Tolomei tutti laici, fra questi troviamo nominati Nello e Meo cavalieri del fu Mino, e quindi da qui sappiamo che da poco Mino Tolomei era deceduto
La carriera politica intrapresa tra i Tolomei con Mino, sarà anche in seguito proseguita soprattutto dal figlio Nello, che negli anni 1317-1318 assurgerà alla doppia carica di Capitano del popolo e di Podestà ancora a San Gimignano, dove in ricordo perenne della suo mandato farà eseguire nel Palazzo comunale la splendida Maestà di Lippo Memmi.
                                                                       


                         I  FRATELLI DI SAN BERNARDO TOLOMEI
                                             (PIETRO E NELLO)

PIETRO DI MINO TOLOMEI E I TRE FIGLI MONACI OLIVETANII

                                                                                            
Pietro  di Mino di Cristoforo Tolomei  è fratello di San Bernardo Tolomei fondatore di Monte Oliveto Maggiore.
Nel 1296 è Podestà a Montalcino e di nuovo nel 1300 è Podestà a Montalcino.
Questa posizione di Podestà col tempo lo fa grosso proprietario a Montalcino per un superficie di 9.939 staiori pari a 900 ettari di terreno di un valore di lire 3.888 cioè di Lire  4,32 a ettaro.
Agli inizi del 1300 riceve in pagamento dal Vescovo di Massa Tolomei Cristoforo il castello di Marsigliana.
Agli inizi del 1310 fa parte della ‘Nuova Società Tolomei’ fondata dopo la morte del padre Mino.
Il 6 gennaio 1320:
Pietro di Mino Tolomei da Siena confessa d'aver ricevuto a causa di dote da Beatrice del q. Cola Visconti da Trevinano sua futura moglie tremila lire tra denaro ed altri beni promettendo in caso di restituzione della suddetta dote di renderla coll'augmento del terzo secondo la forma dello statuto d'Orvieto.
 Rogato Benvenuto di Guidone di Buonconte BH pag. 20
Dal Catasto 18 della provincia di Siena conosciamo che:
Est 18 c.453
Petrus Mini de Chiusuris, habet petiam terrae et capannam in loco dicto
 Akona.
E’ importantissima questa annotazione per documentare le proprietà dei Tolomei ad Akona, per gli inizi della storia della fondazione dell’Abbazia di Monte Oliveto.

Nel 1330 accade un fatto molto triste:
 Bennuccio e Alessandro Salimbeni che andavano da San Quirico a Torrenieri furono assaliti ed uccisi nei pressi dei Triboli di Torrenieri da Pietro di Mino Mellone e da Teavenozzo di Meo di Cristofor e un figlio di messer Franceco Tolomei.Petro e gli altri come assassini furono banditi da Siea e le loro case a distrutte, furono cacciati a Ferrara.
Qui il racconto dell'assassinio di messer Benuccio figlio di altro Benuccio Salimbeni (poeta) e di un messer Alessandro proposto, commesso mentre essi si recavano nei loro possessi della Val d'Orcia, alla Costa a Triboli presso S. Quirico, da messer Pietro di messer Mino Mellone e da Tavernozzo della famiglia Tolomei, deve essere conseguenza di altro fatto che qui si racconta sotto il medesimo anno, pochi capitoli dopo.
Il Malavolti nella ‘Storia di Siena, lib. V  parte 2° aggiunge che Pietro e Tavernozzo furono come assassini banditi da Siena per tutta la vita, e che essi, presa dimora in Ferrara, furono distinti con la qualifica di Tolomei degli Assassini. Da quel ramo di famiglia sarebbe poi derivata la famosa Stella Tolomei che sembra abbia sposato Niccolò d’Este, Marchese di Ferrara.

Pietro aveva sposato  Beatrice dalla quale ha avuto più figli:  
- Giovanni 1332
- Francesco  1336
- Mino come sappiamo da questo atto notarile
del 07/06/1332:
Mino di Pietro Tolomei emancipato dal padre confessa aver ricevuto da Ser Nuto di Cenni procuratore di Ciciarello di Ventuccio, e di Ser Bene di Baronciello sessanta lire di Siena parte della somma di settecentoventi lire, che essi Ciciarello e Ser Bene gl'avevano promesso per li frutti, erbaggi, ed altre rendite della tenuta del la Sticcianese.
Rogato Marco di Bevacqua. BH pag. 39
- Meo che presta 150 lire a Fra Cristofano Mignanelli, agostiniano
-   Giovanni di Pietro di Mino che si fa monaco olivetano
 il 3 settembre  1332.  Ecco l’atto della sua oblazione:
“Giovanni di Pietro Tolomei cittadino senese offerisce se stesso e tutti i suoi beni mobili ed immobili a Fr. Bernardo del q. Mino Abate di Monte Oliveto, promettendo ad esso e ai suoi successori ogni riverenza ed obbedienza e di vivere in perpetua castità secondo la regola di S. Benedetto.
Rogato Giovanni del q. Ventura.”

- Un altro fratello Francesco  di Pietro di Mino  si fa anche lui monaco olivetano -   
   Infatti Fra Francesco di Pietro di Mino Tolomei il 4 maggio del 1341 partecipa al capitolo generale ed elegge con altri monaci in procuratore di Monte Oliveto Maggiore fra Pietro di Donato (=Donati) Peruzzi di Firenze, già documentato presente il 4 settembre 1336 in un capitolo.
     
Ecco l’atto riguardante Fra Francesco di Pietro Tolomei:

Fr. Bernardo del q. Mino Tolomei abate di Monte  Oliveto col consenso di Fr. Simone di Turi da Siena, di Fr. Francesco di Pietro Tolomei, di Fr. Restauro da Siena, rettore e di altri del Capitolo Generale elegge in forma amplissima Fr. Pietro di Donato de Peruzzi da Fiorenza in procuratore del detto monastero di Monte Oliveto e suoi membri, sopra ogni questione e lite civile e criminale, che possa aversi in qualunque luogo e avanti qualunque persona.
4 maggio 1341. Rogato Francesco del q. Ser Giovanni Zorzi, cittadino senese.

- Anche  Mino di Pietro Tolomei pur restando laico visse e collaborò da vicino con i monaci di Monte Oliveto e i suoi fratelli monaci infatti viene scelto con alcuni monaci come procuratore per gli interessi del  monastero: e quindi doveva essere competente giudice nelle cause, infatti abbiamo anche un suo atto notarile:
(In A.M.O.M. n. 6 della cassetta B. 12):
Fr. Tommaso del q. Minuccio da Siena con la licenza di Fr. Luca di Ghinalduccio Priore di S. Maria del Castagno dell'Ordine di Monte Oliveto elegge per suoi Procuratori in solidum Fr. Venturino da Trequanda, Mino di Pietro Tolomei, Francesco di Branche Accarigi, Ser Mino di Finello e Ser Niccola d'Amidea, ad
effetto che possano agire ogni di lui lite e difendere ogni sua ragione.
30 giugno 1338. Rogato Alamanno del q. Ghino Segna da Fiorenza.

 - Abbiamo anche notizia di un quarto figlio di Pietro di nome  Meo; infatti Meo di Messer Pietro di Messer Mino Tolomei di Siena fa una ricevuta a Fra Cristofano (del fu Tavena) dei Mignanelli di Siena dell’Ordine di S. Agostino della somma di £ 150 che gli doveva per cagione di mutuo a forma dei Rogiti del Not. infrascritto. Fatto a Siena.
 Rog. Ser Orlandino di Forestano Not.
Dal seguente documento sappiamo che nella seconda metà di febbraio del 1339 Pietro era giò morto; infatti:
.ASS Conventi BI 228 339
24/02/1339
La moglie di Pietro di Mino Tolomei, cioè Beatrice si costituisce debitrice di Nicola figlio del fu Giovanni (=Tanis) di  Chiusure, di 200 fiorini d'oro. Dobbiamo ricordare che il marito Pietro, fratello di Bernardo era stato bandito da Siena, e quindi la mamma dei tre monaci stava vicino a Chiusure, con difficoltà economiche.
Fatto in Chiusure, coram fratre Ambrogio Nini, frate Gregorio Vannes de Senis, fratre Bernardo.
Ego Franciscus notaius filius olim Bordini de Senis ..predictis omnibus interfui et ea rogatus scripsi prebui et publicavi.
D’altra parte il seguente documento ci parla di Beatrice che possedeva come confinante dei terreni nelle curia di Bettole appunto nel 1340:
30/04/1340
Nuta vedova di Guarento di Ristora da Bettolle, e Giovanni, Bartolomeo, e Niccola suoi figli, per il prezzo di 30 lire e 10 soldi vendono a Bruno del q. lazzaro un pezzo di terra di cinque stara posto nella medesima curia nel luogo detto Gobbiano, vicino a Balduccio di Francesco Rambaldi a Beatrice vedova di Pietro Tolomei, ed a Cecco di Vannuccio, e costituiscono per procuratore ad effetto di dargli il possesso Neri di Santi.
Rogato Rainaldo di Gerio di Torrita. AF pag.19 N. 1
Qui il racconto dell'assassinio di messer Benuccio figlio di altro Benuccio Salimbeni (poeta) e di un messer Alessandro proposto, commesso mentre essi si recavano nei loro possessi della Val d'Orcia, alla Costa a Triboli presso S. Quirico, da messer Pietro di messer Mino Mellone e da Tavernozzo della famiglia Tolomei, deve essere conseguenza di altro fatto che qui si racconta sotto il medesimo anno, pochi capitoli dopo.
Il Malavolti nella ‘Storia di Siena, lib. V  parte 2° aggiunge che Pietro e Tavernozzo furono come assassini banditi da Siena per tutta la vita, e che essi, presa dimora in Ferrara, furono distinti con la qualifica di Tolomei degli Assassini. Da quel ramo di famiglia sarebbe poi derivata la famosa Stella Tolomei che sembra abbia sposato Niccolò d’Este, Marchese di Ferrara.

         NELLO TOLOMEI DI MINO DI CRISTOFORO

La carriera di Nello di Mino di Cristoforo possiamo schematizzarla così:
Anno 1300 Podestà  a Monticchiello
Anno 1311 Podestà a Casole e Capitano del popolo a Volterra nel II° semestre
Anno 1312 Podestà a Casole e a Perugia
Anno1317  Podestà a San Gimignano dove commissiona la Maestà di Lippo Memmi.
Anno 1320 Capitano del Popolo a Bologna
Anno 1322 Podestà a San Miniato
Anno 1325 Podestà a Todi dov riceve come compenso generale 3.000 lire
Anno 1337 per la terza volta Podestà a San Gimignano.


       NOTAI  CHE HANNO ROGATO  PER NELLO TOLOMEI          
                     FRATELLO DI SAN BERNARDO

1) Ego Massonus not. olim Cenni.                  1310 novembre 13      F 19
2) Ego Conte filius Dialli not.                         1310 dicembre 15       F 17 :
3) Ego Rossus not. fil. quondam Agustini.     1314 agosto 6              F 25
4) Ego Guillelmus Not. olim Michaelis pro
    dictis infrascriptis et ea rogavi et publicavi. 1318 dicembre 12      F 30 :
5) Ego Jacobus not. vocatus Mucci  filius ser
   Johannes                                                       1326 marzo 31            F 36 
6) Ego Vannes filius Mini not. publ.               1326 dicembre            F 35
7) Ego Tomasinus Guidonis                            1331 marzo 12            F 46
8) Ego Vannuccius Salvi not.                          1331 luglio 27             F 42
9) Ego Niccholinus olim Vanni not. publ.      1331 novembre 29       F 45

Atti capitolari in Monte Oliveto Maggiore, presente Nello Tolomei:

11) Rogato Giovanni del q. Ventura.              1336 settembre 4      AV 329 218 c.22   
12) Ego Johannes not. filius quondam
      Ranucci Venture.                                      1338 agosto 20          F 53
13) Rogato Giovamnni del q. Ventura.           1338 ottobre 5 (ASS. 221 BA 332, c. 7)  
14) Ego Tomasinus filius quondam Salvi
      imperiali autoritate not. in   officialis
     comunis castri podii Bonizi                         1338 novembre 11   F 54
15)           Atto fatto a Siena, nella casa dell'abitazione del testatore, nel popolo di S.  Vigilio e nella contrada del fondaco dei Sagialariorum, alla presenza del Signor Francesco del signor Bini Accarigi giudice
           - Fra Gabriello Luti
           - Fra Agostino Tura
           - Fra Tommaso Minucci
           monaci del monastero di S. M. di Monte Oliveto. testimoni.
          1338 novembre 14   (ASS. Diplomatico S. Agostino, C 518v.):






           
                    
                    STORIA DI MINO TOLOMEI E DEI SUOI FIGLI A SIENA

I patti tra il Comune di Siena e i suoi esiliati guelfi nell’agosto 1270 presagivano già la consegna del Comune e del popolo alla parte guelfa e questi mutamenti si realizzarono con il ritorno degli esiliati   a cui fu messo a capo proprio Mino di Cristoforo Tolomei che sarà tra poco il babbo di Giovanni Tolomei, chiamato poi Bernardo, il fondatore dell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore.
Come sappiamo Cristoforo di Tolomeo, nonno di Bernardo nel 2° semestre del 1270 assunse una delle cariche maggiori del Comune e cioè il mandato di Provveditore della Biccherna, ed è in questo periodo che si riedificherà il Palazzo Tolomei con le pietre provenienti dall’abbattimento delle case dei Salvani, mentre Mino di Cristoforo sarà camarlingo della Biccherna nel 1° semestre del 1284.
Nel 1271 si ebbe quindi il mutamento nella guida di Siena con il pieno regime guelfo attraverso la coalizione di nobili della parte guelfa e un gruppo di famiglie dell’alta borghesia mercantile, bancaria e imprenditoriale
Il 31 ottobre 1280 tra Guelfi e Ghibellini (Tolomei e Salimbeni) fu giurata la pace, erano presenti per i Tolomei cinquantasei capi famiglia tra i quali troviamo nominati D. Mino di Cristoforo (pro se et filiis suis) e D.Andrea di Cristoforo , zio di Giovanni Tolomei.
Il 6 ottobre 1291 viene costituita la Società dei figli di Giacomo di Piazza che sono: Cristoforo e Ildebrandino,  in seguito rinnovata nelle persone di “Mino e Andrea “ del q. Cristoforo di Giacomo Tolomei  e Meo del q. Ildebrandino Tolomei che con altri compongono la società dei figli di Giacomo della Piazza . Se la costituzione di tale società poteva indicare una potenza e un desiderio di autonomia, in verità l’attività bancaria  dei Tolomei comincia a diventare precaria.
L’importanza della posizione politica guelfa di Mino nel Comune è sottolineata dal fatto che, come leggiamo nel Califfo Vecchio, al primo acquisto da parte del Comune di alcune case che costituiranno poi la base del Palazzo pubblico era presente come teste e rappresentante proprio Mino di Cristoforo Tolomei nel 1293. 
Il 22 giugno 1297 durante i lavori per l’ingrandimento del Palazzo comunale, che però veniva già utilizzato per le Assemblee, l’imperioso Papa Bonifacio VIII aveva richiesto l’aiuto militare anche a Siena; il Consiglio dopo aver discusso un po'   fu d’accordo con Messer Mino di Cristoforo Tolomei ché  il comune  venisse in soccorso del  Papa (cfr. Consiglio Generale, 13, cc.111,112 v).
.
Il tentativo di rafforzare la lega guelfa tra Siena e San Gimignano fu significativamente espressa con l’invito onorevole a Mino Tolomei che fu chiamato  a San Gimignano come podestà nel 1° semestre 1299, quando l’8 maggio 1299 accolse nientedimeno che Dante Alighieri come ambasciatore di Firenze.

Nel 1310, alla morte di Mino Tolomei si ha la costituzione di una nuova “Societas dei Tolomei” che non è che una trasformazione di quella precedente in una società in nome collettivo e il 30 giugno 1310  durante una riunione della consorteria nobiliare si trovano presenti 57 capi Tolomei tutti laici, fra questi troviamo nominati Nello e Meo cavalieri del fu Mino, e quindi da qui sappiamo che da poco Mino Tolomei era deceduto
La carriera politica intrapresa tra i Tolomei con Mino, sarà anche in seguito proseguita soprattutto dal figlio Nello, che negli anni 1317-1318 assurgerà alla doppia carica di Capitano del popolo e di Podestà ancora a San Gimignano, dove in ricordo perenne della suo mandato farà eseguire nel Palazzo comunale la splendida Maestà di Lippo Memmi.
                                                                       


                         I  FRATELLI DI SAN BERNARDO TOLOMEI
                                             (PIETRO E NELLO)

PIETRO DI MINO TOLOMEI E I TRE FIGLI MONACI OLIVETANII

                                                                                            
Pietro  di Mino di Cristoforo Tolomei  è fratello di San Bernardo Tolomei fondatore di Monte Oliveto Maggiore.
Nel 1296 è Podestà a Montalcino e di nuovo nel 1300 è Podestà a Montalcino.
Questa posizione di Podestà col tempo lo fa grosso proprietario a Montalcino per un superficie di 9.939 staiori pari a 900 ettari di terreno di un valore di lire 3.888 cioè di Lire  4,32 a ettaro.
Agli inizi del 1300 riceve in pagamento dal Vescovo di Massa Tolomei Cristoforo il castello di Marsigliana.
Agli inizi del 1310 fa parte della ‘Nuova Società Tolomei’ fondata dopo la morte del padre Mino.
Il 6 gennaio 1320:
Pietro di Mino Tolomei da Siena confessa d'aver ricevuto a causa di dote da Beatrice del q. Cola Visconti da Trevinano sua futura moglie tremila lire tra denaro ed altri beni promettendo in caso di restituzione della suddetta dote di renderla coll'augmento del terzo secondo la forma dello statuto d'Orvieto.
 Rogato Benvenuto di Guidone di Buonconte BH pag. 20
Dal Catasto 18 della provincia di Siena conosciamo che:
Est 18 c.453
Petrus Mini de Chiusuris, habet petiam terrae et capannam in loco dicto
 Akona.
E’ importantissima questa annotazione per documentare le proprietà dei Tolomei ad Akona, per gli inizi della storia della fondazione dell’Abbazia di Monte Oliveto.

Nel 1330 accade un fatto molto triste:
 Bennuccio e Alessandro Salimbeni che andavano da San Quirico a Torrenieri furono assaliti ed uccisi nei pressi dei Triboli di Torrenieri da Pietro di Mino Mellone e da Teavenozzo di Meo di Cristofor e un figlio di messer Franceco Tolomei.Petro e gli altri come assassini furono banditi da Siea e le loro case a distrutte, furono cacciati a Ferrara.
Qui il racconto dell'assassinio di messer Benuccio figlio di altro Benuccio Salimbeni (poeta) e di un messer Alessandro proposto, commesso mentre essi si recavano nei loro possessi della Val d'Orcia, alla Costa a Triboli presso S. Quirico, da messer Pietro di messer Mino Mellone e da Tavernozzo della famiglia Tolomei, deve essere conseguenza di altro fatto che qui si racconta sotto il medesimo anno, pochi capitoli dopo.
Il Malavolti nella ‘Storia di Siena, lib. V  parte 2° aggiunge che Pietro e Tavernozzo furono come assassini banditi da Siena per tutta la vita, e che essi, presa dimora in Ferrara, furono distinti con la qualifica di Tolomei degli Assassini. Da quel ramo di famiglia sarebbe poi derivata la famosa Stella Tolomei che sembra abbia sposato Niccolò d’Este, Marchese di Ferrara.

Pietro aveva sposato  Beatrice dalla quale ha avuto più figli:  
- Giovanni 1332
- Francesco  1336
- Mino come sappiamo da questo atto notarile
del 07/06/1332:
Mino di Pietro Tolomei emancipato dal padre confessa aver ricevuto da Ser Nuto di Cenni procuratore di Ciciarello di Ventuccio, e di Ser Bene di Baronciello sessanta lire di Siena parte della somma di settecentoventi lire, che essi Ciciarello e Ser Bene gl'avevano promesso per li frutti, erbaggi, ed altre rendite della tenuta del la Sticcianese.
Rogato Marco di Bevacqua. BH pag. 39
- Meo che presta 150 lire a Fra Cristofano Mignanelli, agostiniano
-   Giovanni di Pietro di Mino che si fa monaco olivetano
 il 3 settembre  1332.  Ecco l’atto della sua oblazione:
“Giovanni di Pietro Tolomei cittadino senese offerisce se stesso e tutti i suoi beni mobili ed immobili a Fr. Bernardo del q. Mino Abate di Monte Oliveto, promettendo ad esso e ai suoi successori ogni riverenza ed obbedienza e di vivere in perpetua castità secondo la regola di S. Benedetto.
Rogato Giovanni del q. Ventura.”

- Un altro fratello Francesco  di Pietro di Mino  si fa anche lui monaco olivetano -   
   Infatti Fra Francesco di Pietro di Mino Tolomei il 4 maggio del 1341 partecipa al capitolo generale ed elegge con altri monaci in procuratore di Monte Oliveto Maggiore fra Pietro di Donato (=Donati) Peruzzi di Firenze, già documentato presente il 4 settembre 1336 in un capitolo.
     
Ecco l’atto riguardante Fra Francesco di Pietro Tolomei:

Fr. Bernardo del q. Mino Tolomei abate di Monte  Oliveto col consenso di Fr. Simone di Turi da Siena, di Fr. Francesco di Pietro Tolomei, di Fr. Restauro da Siena, rettore e di altri del Capitolo Generale elegge in forma amplissima Fr. Pietro di Donato de Peruzzi da Fiorenza in procuratore del detto monastero di Monte Oliveto e suoi membri, sopra ogni questione e lite civile e criminale, che possa aversi in qualunque luogo e avanti qualunque persona.
4 maggio 1341. Rogato Francesco del q. Ser Giovanni Zorzi, cittadino senese.

- Anche  Mino di Pietro Tolomei pur restando laico visse e collaborò da vicino con i monaci di Monte Oliveto e i suoi fratelli monaci infatti viene scelto con alcuni monaci come procuratore per gli interessi del  monastero: e quindi doveva essere competente giudice nelle cause, infatti abbiamo anche un suo atto notarile:
(In A.M.O.M. n. 6 della cassetta B. 12):
Fr. Tommaso del q. Minuccio da Siena con la licenza di Fr. Luca di Ghinalduccio Priore di S. Maria del Castagno dell'Ordine di Monte Oliveto elegge per suoi Procuratori in solidum Fr. Venturino da Trequanda, Mino di Pietro Tolomei, Francesco di Branche Accarigi, Ser Mino di Finello e Ser Niccola d'Amidea, ad
effetto che possano agire ogni di lui lite e difendere ogni sua ragione.
30 giugno 1338. Rogato Alamanno del q. Ghino Segna da Fiorenza.

 - Abbiamo anche notizia di un quarto figlio di Pietro di nome  Meo; infatti Meo di Messer Pietro di Messer Mino Tolomei di Siena fa una ricevuta a Fra Cristofano (del fu Tavena) dei Mignanelli di Siena dell’Ordine di S. Agostino della somma di £ 150 che gli doveva per cagione di mutuo a forma dei Rogiti del Not. infrascritto. Fatto a Siena.
 Rog. Ser Orlandino di Forestano Not.
Dal seguente documento sappiamo che nella seconda metà di febbraio del 1339 Pietro era giò morto; infatti:
.ASS Conventi BI 228 339
24/02/1339
La moglie di Pietro di Mino Tolomei, cioè Beatrice si costituisce debitrice di Nicola figlio del fu Giovanni (=Tanis) di  Chiusure, di 200 fiorini d'oro. Dobbiamo ricordare che il marito Pietro, fratello di Bernardo era stato bandito da Siena, e quindi la mamma dei tre monaci stava vicino a Chiusure, con difficoltà economiche.
Fatto in Chiusure, coram fratre Ambrogio Nini, frate Gregorio Vannes de Senis, fratre Bernardo.
Ego Franciscus notaius filius olim Bordini de Senis ..predictis omnibus interfui et ea rogatus scripsi prebui et publicavi.
D’altra parte il seguente documento ci parla di Beatrice che possedeva come confinante dei terreni nelle curia di Bettole appunto nel 1340:
30/04/1340
Nuta vedova di Guarento di Ristora da Bettolle, e Giovanni, Bartolomeo, e Niccola suoi figli, per il prezzo di 30 lire e 10 soldi vendono a Bruno del q. lazzaro un pezzo di terra di cinque stara posto nella medesima curia nel luogo detto Gobbiano, vicino a Balduccio di Francesco Rambaldi a Beatrice vedova di Pietro Tolomei, ed a Cecco di Vannuccio, e costituiscono per procuratore ad effetto di dargli il possesso Neri di Santi.
Rogato Rainaldo di Gerio di Torrita. AF pag.19 N. 1
Qui il racconto dell'assassinio di messer Benuccio figlio di altro Benuccio Salimbeni (poeta) e di un messer Alessandro proposto, commesso mentre essi si recavano nei loro possessi della Val d'Orcia, alla Costa a Triboli presso S. Quirico, da messer Pietro di messer Mino Mellone e da Tavernozzo della famiglia Tolomei, deve essere conseguenza di altro fatto che qui si racconta sotto il medesimo anno, pochi capitoli dopo.
Il Malavolti nella ‘Storia di Siena, lib. V  parte 2° aggiunge che Pietro e Tavernozzo furono come assassini banditi da Siena per tutta la vita, e che essi, presa dimora in Ferrara, furono distinti con la qualifica di Tolomei degli Assassini. Da quel ramo di famiglia sarebbe poi derivata la famosa Stella Tolomei che sembra abbia sposato Niccolò d’Este, Marchese di Ferrara.

         NELLO TOLOMEI DI MINO DI CRISTOFORO

La carriera di Nello di Mino di Cristoforo possiamo schematizzarla così:
Anno 1300 Podestà  a Monticchiello
Anno 1311 Podestà a Casole e Capitano del popolo a Volterra nel II° semestre
Anno 1312 Podestà a Casole e a Perugia
Anno1317  Podestà a San Gimignano dove commissiona la Maestà di Lippo Memmi.
Anno 1320 Capitano del Popolo a Bologna
Anno 1322 Podestà a San Miniato
Anno 1325 Podestà a Todi dov riceve come compenso generale 3.000 lire
Anno 1337 per la terza volta Podestà a San Gimignano.


       NOTAI  CHE HANNO ROGATO  PER NELLO TOLOMEI          
                     FRATELLO DI SAN BERNARDO

1) Ego Massonus not. olim Cenni.                  1310 novembre 13      F 19
2) Ego Conte filius Dialli not.                         1310 dicembre 15       F 17 :
3) Ego Rossus not. fil. quondam Agustini.     1314 agosto 6              F 25
4) Ego Guillelmus Not. olim Michaelis pro
    dictis infrascriptis et ea rogavi et publicavi. 1318 dicembre 12      F 30 :
5) Ego Jacobus not. vocatus Mucci  filius ser
   Johannes                                                       1326 marzo 31            F 36 
6) Ego Vannes filius Mini not. publ.               1326 dicembre            F 35
7) Ego Tomasinus Guidonis                            1331 marzo 12            F 46
8) Ego Vannuccius Salvi not.                          1331 luglio 27             F 42
9) Ego Niccholinus olim Vanni not. publ.      1331 novembre 29       F 45

Atti capitolari in Monte Oliveto Maggiore, presente Nello Tolomei:

11) Rogato Giovanni del q. Ventura.              1336 settembre 4      AV 329 218 c.22   
12) Ego Johannes not. filius quondam
      Ranucci Venture.                                      1338 agosto 20          F 53
13) Rogato Giovamnni del q. Ventura.           1338 ottobre 5 (ASS. 221 BA 332, c. 7)  
14) Ego Tomasinus filius quondam Salvi
      imperiali autoritate not. in   officialis
     comunis castri podii Bonizi                         1338 novembre 11   F 54
15)           Atto fatto a Siena, nella casa dell'abitazione del testatore, nel popolo di S.  Vigilio e nella contrada del fondaco dei Sagialariorum, alla presenza del Signor Francesco del signor Bini Accarigi giudice
           - Fra Gabriello Luti
           - Fra Agostino Tura
           - Fra Tommaso Minucci
           monaci del monastero di S. M. di Monte Oliveto. testimoni.
          1338 novembre 14   (ASS. Diplomatico S. Agostino, C 518v.):




           
                    
                    STORIA DI MINO TOLOMEI E DEI SUOI FIGLI A SIENA

I patti tra il Comune di Siena e i suoi esiliati guelfi nell’agosto 1270 presagivano già la consegna del Comune e del popolo alla parte guelfa e questi mutamenti si realizzarono con il ritorno degli esiliati   a cui fu messo a capo proprio Mino di Cristoforo Tolomei che sarà tra poco il babbo di Giovanni Tolomei, chiamato poi Bernardo, il fondatore dell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore.
Come sappiamo Cristoforo di Tolomeo, nonno di Bernardo nel 2° semestre del 1270 assunse una delle cariche maggiori del Comune e cioè il mandato di Provveditore della Biccherna, ed è in questo periodo che si riedificherà il Palazzo Tolomei con le pietre provenienti dall’abbattimento delle case dei Salvani, mentre Mino di Cristoforo sarà camarlingo della Biccherna nel 1° semestre del 1284.
Nel 1271 si ebbe quindi il mutamento nella guida di Siena con il pieno regime guelfo attraverso la coalizione di nobili della parte guelfa e un gruppo di famiglie dell’alta borghesia mercantile, bancaria e imprenditoriale
Il 31 ottobre 1280 tra Guelfi e Ghibellini (Tolomei e Salimbeni) fu giurata la pace, erano presenti per i Tolomei cinquantasei capi famiglia tra i quali troviamo nominati D. Mino di Cristoforo (pro se et filiis suis) e D.Andrea di Cristoforo , zio di Giovanni Tolomei.
Il 6 ottobre 1291 viene costituita la Società dei figli di Giacomo di Piazza che sono: Cristoforo e Ildebrandino,  in seguito rinnovata nelle persone di “Mino e Andrea “ del q. Cristoforo di Giacomo Tolomei  e Meo del q. Ildebrandino Tolomei che con altri compongono la società dei figli di Giacomo della Piazza . Se la costituzione di tale società poteva indicare una potenza e un desiderio di autonomia, in verità l’attività bancaria  dei Tolomei comincia a diventare precaria.
L’importanza della posizione politica guelfa di Mino nel Comune è sottolineata dal fatto che, come leggiamo nel Califfo Vecchio, al primo acquisto da parte del Comune di alcune case che costituiranno poi la base del Palazzo pubblico era presente come teste e rappresentante proprio Mino di Cristoforo Tolomei nel 1293. 
Il 22 giugno 1297 durante i lavori per l’ingrandimento del Palazzo comunale, che però veniva già utilizzato per le Assemblee, l’imperioso Papa Bonifacio VIII aveva richiesto l’aiuto militare anche a Siena; il Consiglio dopo aver discusso un po'   fu d’accordo con Messer Mino di Cristoforo Tolomei ché  il comune  venisse in soccorso del  Papa (cfr. Consiglio Generale, 13, cc.111,112 v).
.
Il tentativo di rafforzare la lega guelfa tra Siena e San Gimignano fu significativamente espressa con l’invito onorevole a Mino Tolomei che fu chiamato  a San Gimignano come podestà nel 1° semestre 1299, quando l’8 maggio 1299 accolse nientedimeno che Dante Alighieri come ambasciatore di Firenze.

Nel 1310, alla morte di Mino Tolomei si ha la costituzione di una nuova “Societas dei Tolomei” che non è che una trasformazione di quella precedente in una società in nome collettivo e il 30 giugno 1310  durante una riunione della consorteria nobiliare si trovano presenti 57 capi Tolomei tutti laici, fra questi troviamo nominati Nello e Meo cavalieri del fu Mino, e quindi da qui sappiamo che da poco Mino Tolomei era deceduto
La carriera politica intrapresa tra i Tolomei con Mino, sarà anche in seguito proseguita soprattutto dal figlio Nello, che negli anni 1317-1318 assurgerà alla doppia carica di Capitano del popolo e di Podestà ancora a San Gimignano, dove in ricordo perenne della suo mandato farà eseguire nel Palazzo comunale la splendida Maestà di Lippo Memmi.
                                                                       


                         I  FRATELLI DI SAN BERNARDO TOLOMEI
                                             (PIETRO E NELLO)

PIETRO DI MINO TOLOMEI E I TRE FIGLI MONACI OLIVETANII

                                                                                            
Pietro  di Mino di Cristoforo Tolomei  è fratello di San Bernardo Tolomei fondatore di Monte Oliveto Maggiore.
Nel 1296 è Podestà a Montalcino e di nuovo nel 1300 è Podestà a Montalcino.
Questa posizione di Podestà col tempo lo fa grosso proprietario a Montalcino per un superficie di 9.939 staiori pari a 900 ettari di terreno di un valore di lire 3.888 cioè di Lire  4,32 a ettaro.
Agli inizi del 1300 riceve in pagamento dal Vescovo di Massa Tolomei Cristoforo il castello di Marsigliana.
Agli inizi del 1310 fa parte della ‘Nuova Società Tolomei’ fondata dopo la morte del padre Mino.
Il 6 gennaio 1320:
Pietro di Mino Tolomei da Siena confessa d'aver ricevuto a causa di dote da Beatrice del q. Cola Visconti da Trevinano sua futura moglie tremila lire tra denaro ed altri beni promettendo in caso di restituzione della suddetta dote di renderla coll'augmento del terzo secondo la forma dello statuto d'Orvieto.
 Rogato Benvenuto di Guidone di Buonconte BH pag. 20
Dal Catasto 18 della provincia di Siena conosciamo che:
Est 18 c.453
Petrus Mini de Chiusuris, habet petiam terrae et capannam in loco dicto
 Akona.
E’ importantissima questa annotazione per documentare le proprietà dei Tolomei ad Akona, per gli inizi della storia della fondazione dell’Abbazia di Monte Oliveto.

Nel 1330 accade un fatto molto triste:
 Bennuccio e Alessandro Salimbeni che andavano da San Quirico a Torrenieri furono assaliti ed uccisi nei pressi dei Triboli di Torrenieri da Pietro di Mino Mellone e da Teavenozzo di Meo di Cristofor e un figlio di messer Franceco Tolomei.Petro e gli altri come assassini furono banditi da Siea e le loro case a distrutte, furono cacciati a Ferrara.
Qui il racconto dell'assassinio di messer Benuccio figlio di altro Benuccio Salimbeni (poeta) e di un messer Alessandro proposto, commesso mentre essi si recavano nei loro possessi della Val d'Orcia, alla Costa a Triboli presso S. Quirico, da messer Pietro di messer Mino Mellone e da Tavernozzo della famiglia Tolomei, deve essere conseguenza di altro fatto che qui si racconta sotto il medesimo anno, pochi capitoli dopo.
Il Malavolti nella ‘Storia di Siena, lib. V  parte 2° aggiunge che Pietro e Tavernozzo furono come assassini banditi da Siena per tutta la vita, e che essi, presa dimora in Ferrara, furono distinti con la qualifica di Tolomei degli Assassini. Da quel ramo di famiglia sarebbe poi derivata la famosa Stella Tolomei che sembra abbia sposato Niccolò d’Este, Marchese di Ferrara.

Pietro aveva sposato  Beatrice dalla quale ha avuto più figli:  
- Giovanni 1332
- Francesco  1336
- Mino come sappiamo da questo atto notarile
del 07/06/1332:
Mino di Pietro Tolomei emancipato dal padre confessa aver ricevuto da Ser Nuto di Cenni procuratore di Ciciarello di Ventuccio, e di Ser Bene di Baronciello sessanta lire di Siena parte della somma di settecentoventi lire, che essi Ciciarello e Ser Bene gl'avevano promesso per li frutti, erbaggi, ed altre rendite della tenuta del la Sticcianese.
Rogato Marco di Bevacqua. BH pag. 39
- Meo che presta 150 lire a Fra Cristofano Mignanelli, agostiniano
-   Giovanni di Pietro di Mino che si fa monaco olivetano
 il 3 settembre  1332.  Ecco l’atto della sua oblazione:
“Giovanni di Pietro Tolomei cittadino senese offerisce se stesso e tutti i suoi beni mobili ed immobili a Fr. Bernardo del q. Mino Abate di Monte Oliveto, promettendo ad esso e ai suoi successori ogni riverenza ed obbedienza e di vivere in perpetua castità secondo la regola di S. Benedetto.
Rogato Giovanni del q. Ventura.”

- Un altro fratello Francesco  di Pietro di Mino  si fa anche lui monaco olivetano -   
   Infatti Fra Francesco di Pietro di Mino Tolomei il 4 maggio del 1341 partecipa al capitolo generale ed elegge con altri monaci in procuratore di Monte Oliveto Maggiore fra Pietro di Donato (=Donati) Peruzzi di Firenze, già documentato presente il 4 settembre 1336 in un capitolo.
     
Ecco l’atto riguardante Fra Francesco di Pietro Tolomei:

Fr. Bernardo del q. Mino Tolomei abate di Monte  Oliveto col consenso di Fr. Simone di Turi da Siena, di Fr. Francesco di Pietro Tolomei, di Fr. Restauro da Siena, rettore e di altri del Capitolo Generale elegge in forma amplissima Fr. Pietro di Donato de Peruzzi da Fiorenza in procuratore del detto monastero di Monte Oliveto e suoi membri, sopra ogni questione e lite civile e criminale, che possa aversi in qualunque luogo e avanti qualunque persona.
4 maggio 1341. Rogato Francesco del q. Ser Giovanni Zorzi, cittadino senese.

- Anche  Mino di Pietro Tolomei pur restando laico visse e collaborò da vicino con i monaci di Monte Oliveto e i suoi fratelli monaci infatti viene scelto con alcuni monaci come procuratore per gli interessi del  monastero: e quindi doveva essere competente giudice nelle cause, infatti abbiamo anche un suo atto notarile:
(In A.M.O.M. n. 6 della cassetta B. 12):
Fr. Tommaso del q. Minuccio da Siena con la licenza di Fr. Luca di Ghinalduccio Priore di S. Maria del Castagno dell'Ordine di Monte Oliveto elegge per suoi Procuratori in solidum Fr. Venturino da Trequanda, Mino di Pietro Tolomei, Francesco di Branche Accarigi, Ser Mino di Finello e Ser Niccola d'Amidea, ad
effetto che possano agire ogni di lui lite e difendere ogni sua ragione.
30 giugno 1338. Rogato Alamanno del q. Ghino Segna da Fiorenza.

 - Abbiamo anche notizia di un quarto figlio di Pietro di nome  Meo; infatti Meo di Messer Pietro di Messer Mino Tolomei di Siena fa una ricevuta a Fra Cristofano (del fu Tavena) dei Mignanelli di Siena dell’Ordine di S. Agostino della somma di £ 150 che gli doveva per cagione di mutuo a forma dei Rogiti del Not. infrascritto. Fatto a Siena.
 Rog. Ser Orlandino di Forestano Not.
Dal seguente documento sappiamo che nella seconda metà di febbraio del 1339 Pietro era giò morto; infatti:
.ASS Conventi BI 228 339
24/02/1339
La moglie di Pietro di Mino Tolomei, cioè Beatrice si costituisce debitrice di Nicola figlio del fu Giovanni (=Tanis) di  Chiusure, di 200 fiorini d'oro. Dobbiamo ricordare che il marito Pietro, fratello di Bernardo era stato bandito da Siena, e quindi la mamma dei tre monaci stava vicino a Chiusure, con difficoltà economiche.
Fatto in Chiusure, coram fratre Ambrogio Nini, frate Gregorio Vannes de Senis, fratre Bernardo.
Ego Franciscus notaius filius olim Bordini de Senis ..predictis omnibus interfui et ea rogatus scripsi prebui et publicavi.
D’altra parte il seguente documento ci parla di Beatrice che possedeva come confinante dei terreni nelle curia di Bettole appunto nel 1340:
30/04/1340
Nuta vedova di Guarento di Ristora da Bettolle, e Giovanni, Bartolomeo, e Niccola suoi figli, per il prezzo di 30 lire e 10 soldi vendono a Bruno del q. lazzaro un pezzo di terra di cinque stara posto nella medesima curia nel luogo detto Gobbiano, vicino a Balduccio di Francesco Rambaldi a Beatrice vedova di Pietro Tolomei, ed a Cecco di Vannuccio, e costituiscono per procuratore ad effetto di dargli il possesso Neri di Santi.
Rogato Rainaldo di Gerio di Torrita. AF pag.19 N. 1
Qui il racconto dell'assassinio di messer Benuccio figlio di altro Benuccio Salimbeni (poeta) e di un messer Alessandro proposto, commesso mentre essi si recavano nei loro possessi della Val d'Orcia, alla Costa a Triboli presso S. Quirico, da messer Pietro di messer Mino Mellone e da Tavernozzo della famiglia Tolomei, deve essere conseguenza di altro fatto che qui si racconta sotto il medesimo anno, pochi capitoli dopo.
Il Malavolti nella ‘Storia di Siena, lib. V  parte 2° aggiunge che Pietro e Tavernozzo furono come assassini banditi da Siena per tutta la vita, e che essi, presa dimora in Ferrara, furono distinti con la qualifica di Tolomei degli Assassini. Da quel ramo di famiglia sarebbe poi derivata la famosa Stella Tolomei che sembra abbia sposato Niccolò d’Este, Marchese di Ferrara.

         NELLO TOLOMEI DI MINO DI CRISTOFORO

La carriera di Nello di Mino di Cristoforo possiamo schematizzarla così:
Anno 1300 Podestà  a Monticchiello
Anno 1311 Podestà a Casole e Capitano del popolo a Volterra nel II° semestre
Anno 1312 Podestà a Casole e a Perugia
Anno1317  Podestà a San Gimignano dove commissiona la Maestà di Lippo Memmi.
Anno 1320 Capitano del Popolo a Bologna
Anno 1322 Podestà a San Miniato
Anno 1325 Podestà a Todi dov riceve come compenso generale 3.000 lire
Anno 1337 per la terza volta Podestà a San Gimignano.


       NOTAI  CHE HANNO ROGATO  PER NELLO TOLOMEI          
                     FRATELLO DI SAN BERNARDO

1) Ego Massonus not. olim Cenni.                  1310 novembre 13      F 19
2) Ego Conte filius Dialli not.                         1310 dicembre 15       F 17 :
3) Ego Rossus not. fil. quondam Agustini.     1314 agosto 6              F 25
4) Ego Guillelmus Not. olim Michaelis pro
    dictis infrascriptis et ea rogavi et publicavi. 1318 dicembre 12      F 30 :
5) Ego Jacobus not. vocatus Mucci  filius ser
   Johannes                                                       1326 marzo 31            F 36 
6) Ego Vannes filius Mini not. publ.               1326 dicembre            F 35
7) Ego Tomasinus Guidonis                            1331 marzo 12            F 46
8) Ego Vannuccius Salvi not.                          1331 luglio 27             F 42
9) Ego Niccholinus olim Vanni not. publ.      1331 novembre 29       F 45

Atti capitolari in Monte Oliveto Maggiore, presente Nello Tolomei:

11) Rogato Giovanni del q. Ventura.              1336 settembre 4      AV 329 218 c.22   
12) Ego Johannes not. filius quondam
      Ranucci Venture.                                      1338 agosto 20          F 53
13) Rogato Giovamnni del q. Ventura.           1338 ottobre 5 (ASS. 221 BA 332, c. 7)  
14) Ego Tomasinus filius quondam Salvi
      imperiali autoritate not. in   officialis
     comunis castri podii Bonizi                         1338 novembre 11   F 54
15)           Atto fatto a Siena, nella casa dell'abitazione del testatore, nel popolo di S.  Vigilio e nella contrada del fondaco dei Sagialariorum, alla presenza del Signor Francesco del signor Bini Accarigi giudice
           - Fra Gabriello Luti
           - Fra Agostino Tura
           - Fra Tommaso Minucci
           monaci del monastero di S. M. di Monte Oliveto. testimoni.
          1338 novembre 14   (ASS. Diplomatico S. Agostino, C 518v.):