
STORIA DI
MINO TOLOMEI E DEI SUOI FIGLI A SIENA
I patti tra il Comune di Siena e i suoi esiliati
guelfi nell’agosto 1270 presagivano già la consegna del Comune e del popolo
alla parte guelfa e questi mutamenti si realizzarono con il ritorno degli
esiliati a cui fu messo a capo proprio
Mino di Cristoforo Tolomei che sarà tra poco il babbo di Giovanni Tolomei,
chiamato poi Bernardo, il fondatore dell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore.
Come
sappiamo Cristoforo di Tolomeo, nonno di Bernardo nel 2° semestre del 1270
assunse una delle cariche maggiori del Comune e cioè il mandato di Provveditore
della Biccherna, ed è in questo periodo che si riedificherà il Palazzo Tolomei
con le pietre provenienti dall’abbattimento delle case dei Salvani, mentre Mino
di Cristoforo sarà camarlingo della Biccherna nel 1° semestre del 1284.
Nel 1271 si ebbe quindi il
mutamento nella guida di Siena con il pieno regime guelfo attraverso la
coalizione di nobili della parte guelfa e un gruppo di famiglie dell’alta
borghesia mercantile, bancaria e imprenditoriale
Il 31 ottobre 1280 tra Guelfi e Ghibellini (Tolomei e
Salimbeni) fu giurata la pace, erano presenti per i Tolomei cinquantasei capi
famiglia tra i quali troviamo nominati D. Mino di Cristoforo (pro se et filiis
suis) e D.Andrea di Cristoforo , zio di Giovanni Tolomei.
Il 6 ottobre 1291 viene
costituita la Società
dei figli di Giacomo di Piazza che sono: Cristoforo e Ildebrandino, in seguito rinnovata nelle persone di “Mino e
Andrea “ del q. Cristoforo di Giacomo Tolomei
e Meo del q. Ildebrandino Tolomei che con altri compongono la società
dei figli di Giacomo della Piazza . Se la costituzione di tale società poteva
indicare una potenza e un desiderio di autonomia, in verità l’attività
bancaria dei Tolomei comincia a
diventare precaria.
L’importanza della posizione
politica guelfa di Mino nel Comune è sottolineata dal fatto che, come leggiamo
nel Califfo Vecchio, al primo acquisto da parte del Comune di alcune case che
costituiranno poi la base del Palazzo pubblico era presente come teste e
rappresentante proprio Mino di Cristoforo Tolomei nel 1293.
Il 22 giugno 1297 durante i lavori per l’ingrandimento
del Palazzo comunale, che però veniva già utilizzato per le Assemblee,
l’imperioso Papa Bonifacio VIII aveva richiesto l’aiuto militare anche a Siena;
il Consiglio dopo aver discusso un po'
fu d’accordo con Messer Mino di Cristoforo Tolomei ché il comune
venisse in soccorso del Papa
(cfr. Consiglio Generale, 13, cc.111,112 v).
.
Il tentativo di rafforzare la lega guelfa tra Siena e
San Gimignano fu significativamente espressa con l’invito onorevole a Mino
Tolomei che fu chiamato a San Gimignano
come podestà nel 1° semestre 1299, quando l’8 maggio 1299 accolse nientedimeno
che Dante Alighieri come ambasciatore di Firenze.
Nel 1310, alla morte di Mino
Tolomei si ha la costituzione di una nuova “Societas dei Tolomei” che non è che
una trasformazione di quella precedente in una società in nome collettivo e il
30 giugno 1310 durante una riunione
della consorteria nobiliare si trovano presenti 57 capi Tolomei tutti laici,
fra questi troviamo nominati Nello e Meo cavalieri del fu Mino, e quindi da qui
sappiamo che da poco Mino Tolomei era deceduto
La carriera politica intrapresa tra i Tolomei con
Mino, sarà anche in seguito proseguita soprattutto dal figlio Nello, che negli
anni 1317-1318 assurgerà alla doppia carica di Capitano del popolo e di Podestà
ancora a San Gimignano, dove in ricordo perenne della suo mandato farà eseguire
nel Palazzo comunale la splendida Maestà di Lippo Memmi.
I FRATELLI DI SAN BERNARDO TOLOMEI
(PIETRO E NELLO)
PIETRO DI MINO TOLOMEI E I TRE FIGLI MONACI OLIVETANII
Pietro di Mino
di Cristoforo Tolomei è fratello di San
Bernardo Tolomei fondatore di Monte Oliveto Maggiore.
Nel 1296 è Podestà a Montalcino e di nuovo nel 1300 è
Podestà a Montalcino.
Questa posizione di Podestà col tempo lo fa grosso
proprietario a Montalcino per un superficie di 9.939 staiori pari a 900 ettari di terreno di
un valore di lire 3.888 cioè di Lire 4,32 a ettaro.
Agli inizi del 1300 riceve in pagamento dal Vescovo di
Massa Tolomei Cristoforo il castello di Marsigliana.
Agli inizi del 1310 fa parte della ‘Nuova Società
Tolomei’ fondata dopo la morte del padre Mino.
Il 6 gennaio 1320:
Pietro
di Mino Tolomei da Siena confessa d'aver ricevuto a causa di dote da Beatrice
del q. Cola Visconti da Trevinano sua futura moglie tremila lire tra denaro ed
altri beni promettendo in caso di restituzione della suddetta dote di renderla
coll'augmento del terzo secondo la forma dello statuto d'Orvieto.
Rogato Benvenuto di Guidone di Buonconte BH
pag. 20
Dal Catasto 18 della provincia di Siena conosciamo
che:
Est 18 c.453
Petrus Mini de Chiusuris,
habet petiam terrae et capannam in loco dicto
Akona.
E’ importantissima questa annotazione per documentare
le proprietà dei Tolomei ad Akona, per gli inizi della storia della fondazione
dell’Abbazia di Monte Oliveto.
Nel 1330 accade un fatto molto triste:
Bennuccio e
Alessandro Salimbeni che andavano da San Quirico a Torrenieri furono assaliti
ed uccisi nei pressi dei Triboli di Torrenieri da Pietro di Mino Mellone e da
Teavenozzo di Meo di Cristofor e un figlio di messer Franceco Tolomei.Petro e
gli altri come assassini furono banditi da Siea e le loro case a distrutte,
furono cacciati a Ferrara.
Qui il racconto
dell'assassinio di messer Benuccio figlio di altro Benuccio Salimbeni (poeta) e
di un messer Alessandro proposto, commesso mentre essi si recavano nei loro
possessi della Val d'Orcia, alla Costa a Triboli presso S. Quirico, da messer
Pietro di messer Mino Mellone e da Tavernozzo della famiglia Tolomei, deve
essere conseguenza di altro fatto che qui si racconta sotto il medesimo anno,
pochi capitoli dopo.
Il Malavolti nella ‘Storia di
Siena, lib. V parte 2° aggiunge che
Pietro e Tavernozzo furono come assassini banditi da Siena per tutta la vita, e
che essi, presa dimora in Ferrara, furono distinti con la qualifica di Tolomei
degli Assassini. Da quel ramo di famiglia sarebbe poi derivata la famosa Stella
Tolomei che sembra abbia sposato Niccolò d’Este, Marchese di Ferrara.
Pietro aveva sposato
Beatrice dalla quale ha avuto più figli:
- Giovanni 1332
- Francesco
1336
- Mino come sappiamo da questo atto notarile
del 07/06/1332:
Mino di Pietro Tolomei
emancipato dal padre confessa aver ricevuto da Ser Nuto di Cenni procuratore di
Ciciarello di Ventuccio, e di Ser Bene di Baronciello sessanta lire di Siena
parte della somma di settecentoventi lire, che essi Ciciarello e Ser Bene
gl'avevano promesso per li frutti, erbaggi, ed altre rendite della tenuta del la Sticcianese.
Rogato Marco di Bevacqua.
BH pag. 39
- Meo che presta 150 lire a Fra Cristofano Mignanelli,
agostiniano
- Giovanni di
Pietro di Mino che si fa monaco olivetano
il 3
settembre 1332. Ecco l’atto della sua oblazione:
“Giovanni di Pietro Tolomei cittadino senese offerisce
se stesso e tutti i suoi beni mobili ed immobili a Fr. Bernardo del q. Mino
Abate di Monte Oliveto, promettendo ad esso e ai suoi successori ogni riverenza
ed obbedienza e di vivere in perpetua castità secondo la regola di S. Benedetto.
Rogato Giovanni del q. Ventura.”
- Un altro fratello Francesco di Pietro di Mino si fa anche lui monaco olivetano -
Infatti Fra
Francesco di Pietro di Mino Tolomei il 4 maggio del 1341 partecipa al capitolo
generale ed elegge con altri monaci in procuratore di Monte Oliveto Maggiore
fra Pietro di Donato (=Donati) Peruzzi di Firenze, già documentato presente il
4 settembre 1336 in
un capitolo.
Ecco l’atto riguardante Fra Francesco di Pietro
Tolomei:
Fr. Bernardo del q. Mino Tolomei abate di Monte Oliveto col consenso di Fr. Simone di Turi da
Siena, di Fr. Francesco di Pietro Tolomei, di Fr. Restauro da Siena, rettore e
di altri del Capitolo Generale elegge in forma amplissima Fr. Pietro di Donato
de Peruzzi da Fiorenza in procuratore del detto monastero di Monte Oliveto e
suoi membri, sopra ogni questione e lite civile e criminale, che possa aversi
in qualunque luogo e avanti qualunque persona.
4 maggio 1341. Rogato Francesco del q. Ser Giovanni
Zorzi, cittadino senese.
- Anche Mino di
Pietro Tolomei pur restando laico visse e collaborò da vicino con i monaci di
Monte Oliveto e i suoi fratelli monaci infatti viene scelto con alcuni monaci
come procuratore per gli interessi del
monastero: e quindi doveva essere competente giudice nelle cause,
infatti abbiamo anche un suo atto notarile:
(In A.M.O.M. n. 6 della cassetta B. 12):
Fr. Tommaso del q. Minuccio da Siena con la licenza di
Fr. Luca di Ghinalduccio Priore di S. Maria del Castagno dell'Ordine di Monte
Oliveto elegge per suoi Procuratori in solidum Fr. Venturino da Trequanda, Mino
di Pietro Tolomei, Francesco di Branche Accarigi, Ser Mino di Finello e Ser
Niccola d'Amidea, ad
effetto che possano agire ogni di lui lite e difendere
ogni sua ragione.
30 giugno 1338. Rogato Alamanno del q. Ghino Segna da
Fiorenza.
- Abbiamo anche
notizia di un quarto figlio di Pietro di nome
Meo; infatti Meo di Messer Pietro di Messer Mino Tolomei di Siena fa una
ricevuta a Fra Cristofano (del fu Tavena) dei Mignanelli di Siena dell’Ordine
di S. Agostino della somma di £ 150 che gli doveva per cagione di mutuo a forma
dei Rogiti del Not. infrascritto. Fatto a Siena.
Rog. Ser Orlandino di Forestano Not.
Dal seguente documento sappiamo che nella seconda metà
di febbraio del 1339 Pietro era giò morto; infatti:
.ASS Conventi BI 228 339
24/02/1339
La moglie di Pietro di Mino Tolomei, cioè Beatrice si
costituisce debitrice di Nicola figlio del fu Giovanni (=Tanis) di Chiusure, di 200 fiorini d'oro. Dobbiamo
ricordare che il marito Pietro, fratello di Bernardo era stato bandito da
Siena, e quindi la mamma dei tre monaci stava vicino a Chiusure, con difficoltà
economiche.
Fatto in Chiusure, coram fratre Ambrogio Nini, frate
Gregorio Vannes de Senis, fratre Bernardo.
Ego Franciscus notaius filius olim Bordini de Senis
..predictis omnibus interfui et ea rogatus scripsi prebui et publicavi.
D’altra parte il seguente documento ci parla di
Beatrice che possedeva come confinante dei terreni nelle curia di Bettole
appunto nel 1340:
30/04/1340
Nuta vedova di Guarento di
Ristora da Bettolle, e Giovanni, Bartolomeo, e Niccola suoi figli, per il
prezzo di 30 lire e 10 soldi vendono a Bruno del q. lazzaro un pezzo di terra
di cinque stara posto nella medesima curia nel luogo detto Gobbiano, vicino a
Balduccio di Francesco Rambaldi a Beatrice vedova di Pietro Tolomei, ed a Cecco
di Vannuccio, e costituiscono per procuratore ad effetto di dargli il possesso
Neri di Santi.
Rogato Rainaldo di Gerio di
Torrita. AF pag.19 N. 1
Qui il racconto
dell'assassinio di messer Benuccio figlio di altro Benuccio Salimbeni (poeta) e
di un messer Alessandro proposto, commesso mentre essi si recavano nei loro
possessi della Val d'Orcia, alla Costa a Triboli presso S. Quirico, da messer
Pietro di messer Mino Mellone e da Tavernozzo della famiglia Tolomei, deve
essere conseguenza di altro fatto che qui si racconta sotto il medesimo anno,
pochi capitoli dopo.
Il Malavolti nella ‘Storia di
Siena, lib. V parte 2° aggiunge che
Pietro e Tavernozzo furono come assassini banditi da Siena per tutta la vita, e
che essi, presa dimora in Ferrara, furono distinti con la qualifica di Tolomei
degli Assassini. Da quel ramo di famiglia sarebbe poi derivata la famosa Stella
Tolomei che sembra abbia sposato Niccolò d’Este, Marchese di Ferrara.
NELLO TOLOMEI DI MINO DI CRISTOFORO
La carriera di Nello di Mino
di Cristoforo possiamo schematizzarla così:
Anno 1300 Podestà a Monticchiello
Anno 1311 Podestà a Casole e
Capitano del popolo a Volterra nel II° semestre
Anno 1312 Podestà a Casole e
a Perugia
Anno1317 Podestà a San Gimignano dove commissiona la Maestà di Lippo Memmi.
Anno 1320 Capitano del Popolo
a Bologna
Anno 1322 Podestà a San
Miniato
Anno 1325 Podestà a Todi dov
riceve come compenso generale 3.000 lire
Anno 1337 per la terza volta
Podestà a San Gimignano.
NOTAI
CHE HANNO ROGATO PER NELLO
TOLOMEI
FRATELLO DI SAN BERNARDO
1) Ego Massonus not. olim Cenni. 1310 novembre 13 F 19
2) Ego Conte filius Dialli not. 1310 dicembre 15 F 17 :
3) Ego Rossus not. fil. quondam Agustini. 1314 agosto 6 F 25
4)
Ego Guillelmus Not. olim Michaelis pro
dictis infrascriptis et ea rogavi et publicavi. 1318
dicembre 12 F 30 :
5)
Ego Jacobus not. vocatus Mucci filius
ser
Johannes
1326 marzo 31 F 36
6)
Ego Vannes filius Mini not. publ.
1326 dicembre F 35
7)
Ego Tomasinus Guidonis 1331 marzo 12 F 46
8)
Ego Vannuccius Salvi not. 1331 luglio 27 F 42
9) Ego Niccholinus olim Vanni not. publ. 1331 novembre 29 F 45
Atti capitolari in Monte Oliveto Maggiore, presente
Nello Tolomei:
11) Rogato Giovanni del q. Ventura. 1336
settembre 4 AV 329 218 c.22
12)
Ego Johannes not. filius quondam
Ranucci Venture. 1338
agosto 20 F 53
13) Rogato Giovamnni del q. Ventura. 1338 ottobre 5 (ASS. 221 BA 332, c.
7)
14) Ego Tomasinus filius quondam Salvi
imperiali autoritate not. in
officialis
comunis
castri podii Bonizi
1338 novembre 11 F 54
15)
Atto fatto a Siena, nella casa dell'abitazione del testatore, nel popolo
di S. Vigilio e nella contrada del
fondaco dei Sagialariorum, alla presenza del Signor Francesco del signor Bini
Accarigi giudice
-
Fra Gabriello Luti
-
Fra Agostino Tura
- Fra Tommaso Minucci
monaci del monastero di S. M. di Monte Oliveto. testimoni.
1338
novembre 14 (ASS. Diplomatico S.
Agostino, C 518v.):
Nessun commento:
Posta un commento