venerdì 31 maggio 2019


IL VESCOVO DI AREZZO GUIDO TARLATI E MONTE OLIVETO MAGGIORE

Guido Tarlati già canonico della pieve di Santa Maria di Arezzo dal 1299 al 1302 divenne arciprete fino al 1312,  e infine, sostenuto dall’Imperatore, fu creato Vescovo di Arezzo.
Con il trasferimento della sede pontificia da Roma ad Avignone dal 1305, le autonomie locali si rafforzarono a danno dell’autorità del pontefice e dei Rettori.
Infatti Clemente V (1305-1314) si disinteressò sostanzialmente della situazione italiana e così le autonomie locali proliferarono.
Giovanni XXII° eletto il 7 agosto del 1316 fu di tuttaltra tempra, si impegnò attivamente a favore dei Guelfi d’Italia, usando spesso anche la scomunica e il processo come arma politica. Infatti Arrigo VII° di Lussemburgo sceso in Italia nel 1310 suscitò una ondata di entusiasmo tra i Ghibellini toscani.
Siena, dopo Montaperti passò con i Tolomei fra le maggiori potenze guelfe, come Firenze. Arezzo al contrario era rimasta ghibellina e fedele all’impero, secondo la linea politica prevalente del tardo duecento, aveva infatti accolto l’imperatore in città al suo ritorno da Roma nel settembre 1312.
Nel 1312 e nel 1314 Federico conte di Montefeltro fu Podestà di Arezzo, vicario imperiale, e quindi fu alleato della famiglia dei Tarlati.
Guido Tarlati in pochi anni si creò un predominio ad Arezzo, imponendosi alla guida del Comune già dal 1313, ed instaurando di fatto una signoria personale sulla città, certamente dal 1319, quando fu fondato Monte Oliveto Maggiore.
Anche il Consiglio generale del Comune nel 1321 legittimò questa signoria.
Certo, i primi anni della Signoria del Tarlati su Arezzo furono dediti ad un opera di pacificazione interna e di rinnovamento urbanistico, con la costruzione delle mura nel 1319. Anche l’attività di governo spirituale del Tarlati, soprattutto nei primi anni dell’episcopato fu attenta ed efficace, in particolare con la repressione delle eresie  soprattutto dei Fraticelli, quando nel 1314 individuò e scomunicò un gruppo di 36 Fraticelli, e nel 1324 scacciò il Rettore della chiesa di S. Angelo alle Celle a Cortona, sospettato di essere Fraticello.
Pur evitando lo scontro con Siena il Tarlati aiutava in modo sotterraneo i Ghibellini di Toscana, continuando a garantire il suo sostegno anche al senese Deo dei Tolomei, che nel dicembre 1322 si era ribellato al Comune di Siena.
Con la morte improvvisa dell’imperatore Arrigo VII° il 23 agosto 1313 i ghibellini si trovarono privi di sostegno.
Il 26 gennaio 1315 anche Arezzo fu costretta ad addivenire a patti,ponendosi sotto la signoria nominale di Roberto d’Angiò, protettore delle forze guelfe in Italia.
Gli avvenimenti politici dal 1324 e la morte di Guido Tarlati nel 1327, con lo scisma che ne era derivato, provocò la scomunica anche contro Arezzo da parte del papa Giovanni XXII, anche per la nomina di un vescovo da parte dell’antipapa Niccolò V (Pietro di Corvara), che fu intronizzato nel 1329, con la messa cantata da un canonico aretino di nome Guglielmo Griffali, sostenitore del papa imperiale Mansueto.
Ma questo vescovo Mansueto rimasto isolato a Pisa, impossibilitato a seguire l’imperatore che eras tornato in Germania, fu costretto dai pisani ad arrendersi al papa, raggiunse Avignone e chiese il perdono di Giovanni XXII, gettandosi ai suoi piedi con un capestro al collo. Il papa si mostrò molto indulgente con lui, perdonò il rivale, concedendogli di ritirarsi a vita privata fino alla fine dei suoi giorni.
La città di Arezzo fu liberata dall’nterdetto solamente il 10 ottobre 1331, e da allora si potè ricominciare a celebrare regolarmente le messe.
Non ostante questa riconciliazione le famiglie degli Ubertini e dei Tarlati, dall’aprile del 1335 entrarono di nuovo in guerra tra di loro, tanto che il vescovo Matteo di Caffa, Legato Apostolico, dovette intervenire con la minaccia di scomunicare entrambe le famiglie, se non avessero cessate le ostilità, e alla fine del 1337 Boso Ubertini potè cominiciare a governare effettivamente la diocesi di Arezzo.

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