martedì 28 luglio 2015
SISTEMA IDROGEOLOGICO A CHIUSURE 1952 - 2014
SISTEMA IDROGEOLOGICO A CHIUSURE
ANNI 1952 -2014
Già il programma del comune di Asciano aveva stabilito e suggerito gli indirizzi e prescrizioni finalizzati alla riduzione delle infiltrazioni nel sottosuolo di acque superficiali in relazione alla criticità costituita dai fenomeni erosivi e franosi legati agli imponenti sistemi calanchivi che bordano il nucleo di Chiusure.
Le formazioni calanchive ed i versanti con erosione e degradazione attiva risultano molto diffusi in tutto il territorio, causando elementi di criticità soprattutto quando intercettano aree con strutture insediative o la rete della viabilità. I fenomeni di maggiore imponenza si concentrano nella parte sud, e soprattutto nei dintorni di Chiusure, dove imponenti sistemi di calanchi, associati a vari fenomeni di dissesto, minacciano seriamente il nucleo abitato stesso. Sono presenti inoltre anche fenomeni franosi attivi, sul versante orientale del rilievi collinari sui quali si snoda la SR 451 di Monte Oliveto Maggiore, tra Chiusure ed il capoluogo.
Così si diceva:
Art. 74 – Sistema N°6: I versanti calanchivi di Monte Oliveto, Chiusure e l’alveo dell’Ombrone
1. Il sistema alterna seminativi a prati pascolo ed è caratterizzato dai maggiori valori di intensità di rilievo. E’ attraversato dal fiume Ombrone, con un corso meandri forme e sistemi a terrazzi alluvionali antichi, in cui fenomeni franosi e le formazioni calanchive delle balze di Monte Oliveto assumono dimensioni e livelli di importanza monumentali. Nei fondovalle sono presenti impianti arborei e seminativi irrigui. Con la maggiore acclività aumenta la presenza di boschi e vegetazione arbustiva. Ricchissima la presenza di beni culturali e strutture d’importanza storico - architettonica oltre al centro antico di Chiusure e l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore.
2. Sono obiettivi e indirizzi per il sistema:
- tutelare l’integrità fisica del territorio e mitigazione del rischio geomorfologico
- tutela delle emergenze faunistiche e floristiche.
-tutelare e recuperare la maglia stradale interpoderale e storica, anche per l’organizzazione di una rete di percorsi pedonali, ciclabili ed equestri in grado di collegare i siti di pregio ambientale e storico;
Chiusure, sin dall’origine, già citato nell’anno 715 al tempo di Liutprando dei Longobardi, per i caratteri storico-formativi, fortilizio, poi borgo rurale (villa fattoria) solo più tardi si è evoluto come organo per la tipologia degli edifici o per la dotazione di servizi e attività.
Gli imponenti fenomeni calanchivi di Chiusure con associati dissesti di franosità sul coronamento dei calanchi stessi, investono il nucleo abitato; sono già stati condotti studi geologici approfonditi, e dei primi interventi di mitigazione del rischio mediante modifiche alla viabilità. Altri fenomeni franosi interessano i versanti dei rilievi collinari su cui si sha noda la SR 451 tra Chiusure e Asciano.
Il sottoscritto Bidin Giovanni in religione Don Celso dall’anno 1951 è presente sul posto e ha conosciuto tre generazioni di una famiglia che lungo i decenni per conto dell’amministrazione provinciale ha sempre diligentemente operato per la salvaguardia del territorio.
Dagli anni ‘950 si assisteva alle opere di grandi e numerose colmate da parte del nonno Borzi che per decenni seguiva e dirigeva i lavori, seguito nel tempo dal figlio Giuseppe e dagli anni 1980 i tre figli con molteplici incarichi professionali: al Vivaio provinciale del Campino, e gli altri due fratelli con la responsabilità di seguire gli operai della provincia, hanno meritato certamente anche da parte dell’Abbazia di Monte Oliveto tanto apprezzamento e gratitudine per quello che è stato fatto, non ultimo un prezioso e recente elegante bacino
d’acqua antincendio in località Fornace.
Certo anche i monaci già nell’antichità hanno operato alla salvaguardia del territorio di Chiusure e di questo bacino, come per esempio quella splendida colmata rotonda, chiamata “Fonte tonda” realizzata nel mese di aprile 1682 che tanto era ammirata dal precedente responsabile provinciale Signor Pacini Giovanni.
L’ultimissimo prezioso lavoro che è stato realizzato, anche se semplice ma importante per la canalizzazione delle acque della località ‘Croce’, sotto la quale per la lunghezza di 115 metri si stende dal 6 ottobre 1682 una condotta in mattoni e porta l’acqua chiara nella sottostante ‘peschiera’ opera preziosa e artistica, già rinnovata dal Pelori discepolo del Peruzzi nel 1534.
Queste sono le espressioni di apprezzamento e di gratitudine di quanto la Provincia di Siena ha voluto e potuto realizzare per la conservazione e la salvaguardia del territorio nei dintorni dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore.
Don Giovanni Bidin Parroco di Chiusure
24 novembre 2014
Monaci olivetani oratori nei capitoli generaLI
I MONACI ORATORI NEI CAPITOLI GENERALI
DALL’ANNO 1455 AL 1536
- DAL LIBER SERMONUM -
L’elenco dei trentatre monaci olivetani oratori ai diversi capitoli generali della Congregazione di Santa Maria dell’Oliveto che abbraccia un periodo storico che va dal 1455 al 1536 credo sia sufficientemente indicativo e utile per ricavare quale sia stata la spiritualità, la cultura patristica e umanistica di questi monaci scelti e rappresentativi di tutta la Congregazione.
1) Anno 1455 - Fra Filippo Variense
2) “ 1455 - Fra Giovanni Mattei
3) “ 1457 - Fra Giovanni Paolo da Ferrara
4) “ 1459 - Fra Giacomo da Carpi
5) “ 1461 - Fra Giovanni da Verona
6) “ 1474 - Fra Girolamo Benedetti
7) “ 1482 - Fra Francesco Delisoa da Verona
8) “ 1486 - Fra Filippo dei Giudici di Milano
9) “ 1488 - Fra Giovanni Ponteri Milanese
10) “ 1490 - Fra Benedetto di Roma
11) “ 1490 - Fra Bartolomeo Mantovano
12) “ 1492 - Fra Girolamo di San Bonifacio
13) “ 1493 - Fra Giacomo di Traiecto
14) “ 1495 - Fra Lorenzo Ferrarese
15) “ 1497 - Fra Girolamo Siculo
16) “ 1503 - Fra Girolamo di San Bonifacio
17) “ 1503 - Fra Davide di Palermo
18) “ 1507 - Fra Girolamo di San Bonifacio
19) “ 1508 - Fra Filippo di Villanuova Laudese
20) “ 1511 - Padre Arcangelo Filicti di Genova
21) “ 1512 - Padre Giovanni da Cento
22) “ 1513 - Padre Giovanni da Cento
23) “ 1514 - Padre Filippo di Villanuova Lodi
24) “ 1516 - Padre Lorenzo Cremonese
25) “ 1518 - Padre Cipriano Veronese
26) “ 1520 - Fra Luca Garganelli di Bologna (30 anni)
27) “ 1522 - Fra Aurelio Leucense (Lecco)
28) “ 1524 - Fra Nicola de Grammatica di Siena
29) “ 1526 - Fra Giovanni Battista Capello
30) “ 1528 - Fra Paolo Veronese di San Bartolomeo Pavia
31) “ 1530 - Fra Bernardino Marindini Brescia
32) “ 1532 - Fra Filippo de Serragli di Firenze
33) “ 1536 - Fra Benedetto Veronese abate di san Giacomo di
Grillano.
Iniziamo solo dall’anno 1455, perché solo da questo anno il ‘Liber sermonum’ ci riporta la trascrizione saltuaria, non sempre in ordine progressivo dei sermoni tenuti , alternando i Sermones degli oratori con le ‘Declarationes’ decise e approvate sotto i diversi abati generali.
E’ subito molto interessante mettere in relazione il contenuto dei Sermoni con l’eventuale presenza nei diversi monasteri di manoscritti o libri stampati su argomenti attinenti al caso da parte dei singoli monaci oratori, codici e libri veramente elencati nel 1599, ma molti di loro riferentesi già al periodo da noi considerato.
Siamo a conoscenza infatti di una biblioteconomia conventuale di tutti i nostri monasteri, elenco ricavato dal Mss. 11274 della Biblioteca Vaticana e se questo elenco è pure successivo al periodo considerato nei Sermoni essendo un elenco che è stato redatto in seguito all’invito di Papa Clemente VIII dal 1599 al 1600, contiene però nell’elenco manoscritti e codici di un periodo molto antecedente e in parte giustamente riferentesi al
periodo qui analizzato.
Una ulteriore previa annotazione da fare è questa: l’elenco delle orazioni è molto parziale, discontinuo, cioè confrontandolo con i numerosi capitoli generali avvenuti dal 1455 al 1536 ne mancano molti, e quindi subito qui di fronte mi piace stendere l’elenco degli anni dei Capitoli generali con il numero dei monasteri partecipanti e il numero dei monaci presenti.
ANNO ABATE GENERALE MONACO ORATORE N° Monasteri N° Monaci
monasteri
monaci
1455 FRA FRANCESCO RINGHIERI GENOVESE DI S. GIROLAMO 32 62
1457 RINNOVO " " FRA GIOVANNI PAOLO - M-O 32 63
1459 FRA NICCOLO DI SIMONE FRA GIACOMO DA CARPI 32 65
1461 RINNOVO " " FRA GIOVANNI DA VERONA S. 33 66
1463 FRA BARTOLOMEO FEDUCCI 33 65
1467 FRA FRANCESCO RINGHIERI 33 65
1468 FRA LEONARDO MEZZAVACCA 33 65
1470 CONFERMA " " 33 63
1472 FRA NICCOLO' ROVERELLA 34 68
1474 CONFERMA " " FRA GIROLAMO BENEDETTI 35 62
1476 FRA GIACOMO DE GRASSIS 35 70
1478 CONFERMA " " 37 62
1480 2a FRA LEONARDO MEZZAVACCA FRA DOMENICO DA LECCO 38 69
1482 CONFERMA " " FRA FRANCESCO DA VERONA 39 75
1484 FRA DOMENICO AIROLDI 41 77
1486 CONFERMA " " FRA FILIPPO GIUDICI 43 76
1488 FRA GIOVANNI DA BAGGIO FRA GIOVANNI PONTIERI 44 81
1490 CONFERMA " " FRA BENEDETTO DA ROMA 44 78
FRA BARTOLOMEO MANTOVA
1492 FRA GIACOMO DE GRASSIS 2a FRA GIROLAMO VERONESE 47 93
1493 FRA LEONARDO IMPERIALI FRA GIACOMO DA TRAIECTO 49 93
1495 CONFERMA " " FRA LORENZO DA FERRARA 48 84
1497 FRA DOMENICO AIROLDI 2a FRA GIROLAMO SICULO 52 98
1501 FRA FRANCESCO II RINGHIERI 52 97
1503 FRA TOMMASO PALLAVICINI FRA GIROLAMO DA V ERONA 53 93
FRA DAVIDE DA PALERMO
1505 FRA DOMENICO AIROLDI 3av. 53 100
1507 FRA FRANCESCO II RINGHIERI " " FRA GIROLAMO DA VERONA 53 93
1508 " " FRA FILIPPO DA VILLANOVA 57 93
1509 FRA TOMMASO PALLAVICINI 56 101
1511 FRA DOMENICO AIROLDI 4av FRA ANGELO DA GENOVA 55 117
1512 " " FRA GIOVANNI DA CENTO 56 117
1513 FRA FRANCESCO II RINGHIERI 3a FRA GIOVANNI DA CENTO 53 102
1514 FRA FILIPPO VILLANI FRA FILIPPO DA VILLANOVA 56 106
1516 FRA LEONARDO PORCELLI FRA LORENZO DA CREMONA 57 106
1518 FRA BARNABA CEVENNINI FRA CIPRIANO DA VERONA 58 117
1520 FRA COSTANTINO CISLAGO FRA LUCA GARGANELLI 58 117
1522 FRA MICHELE BINDINI FRA AURELIO DA LECCO 58 114
1524 FRA BARNABA CEVENNINI FRA NICOLA GRAMMATICA 56 112
1526 FRA COSTANTINO CISLAGO FRA GIOVANNI BAT. CAPELLO 60 120
1528 FRA BENEDETTO TOSI FRA PAOLO VERONESE 60 120
1530 FRA ANGELO CERIANI FRA BERNARDINO DA BRESCIA 61 123
1532 FRA IPPOLITO TREZZI FRA FILIPPO SERRAGLI 62 122
1534 FRA CIPRIANO CIPRIANI 62 122
1536 FRA GIOV. BATTISTA CENNI FRA BENEDETTO DA VERONA 64 128
Questi sono i 33 monaci che furono incaricati di tenere una prolusione ai confratelli capitolari; e dall’analisi anche superficiale dei loro discorsi notiamo la capacità letteraria del loro dire unitamente alla discreta conoscenza dei testi spirituali e spesso patristici nei loro sermoni.
Senza elencare la durata variabile di un abate generale lungo la storia della Congregazione Olivetana, possiamo notare subito che nel periodo che
va dal 1455 al 1490, la durata era di due anni rinnovabili con conferma possibile; possiamo quindi notare subito che di questo periodo abbiamo ben sette sermoni su undici che sono tenuti per la conferma di un abate generale, e questo sembra farmi pensare che l’oratore fosse scelto logicamente dal Padre abate generale in carica.
E’ interessante anche ricordare quanto dal codice BZ conosciamo circa il gran numero di monaci entrati nella congregazione in quegli anni e in particola dal 1452 al 1507. Infatti ricaviamo da:
pag. 15v " 1452 " 1453 10 monaci
pag. 16r " 1453 " 1457 14 monaci
pag. 16v " 1455 " 1468 31 monaci
pag. 17r " 1469 " 1480 25 monaci
pag. 17v " 1470 " 1474 24 monaci
pag. 18r " 1477 " 1484 14 monac
pag. 18v " 1480 " 1490 31 monaci
pag. 19r " 1490 " 1507 23 monaci
--------------
e quindi ben 172 monaci
Ecco il contenuto più rilevante dei Sermoni nel rispetto dell’ordine cronologico che abbiamo messo nell’elenco sopraccitato.
DAL 1455
Pag. 87. Filippo Varisiense
Rev.mo viro ac observantissimo in Christo patri fratri Dominico de Leuco totius sacri Ordinis Montis Oliveti generali abbati in utilis Monachus Philippus Varisiensis post monachorum Oscula salutifera .
"Credebam aliquem ingeniis magnitudine..."
Rev.di Patris Fratris Dominici de Leuco.
Ancora nel 1455 in electione..
Pag.89. Fra Giovanni Mattei
Anno domini MCCCCLV (1455) die XXVIII aprilis.
Sermo concitata per venerabilem in Christo fratrem Johannem Matthei, monasterii Sancti Jeronymi curiae Januensis in Generali Capitulo. "Instante..." in electione
Rev.di Patris Fratris Francisci Ringhieri di Bologna.
1457
Pagg.91-95. Fra Giovanni Paolo da Ferrara
Alius sermo concitatus in capitulo generali die VIII may anno domini MCCCCLVII (1457) pro die dicti capituli per venerabilem Fratrem Johannem Paulum de Ferraria, tunc magistrum novitiorum in monasterio principali deputatum pro voce et cuncto conventu incipit: "Cum me perfecto Reverende.."
In confirmatione Rev.di Fratris Francisci de Ringhieri di Bologna.
1459
Pagg.95b-99. Fra Giacomo da Carpi.
Sermo Fratris Jacobi de Carpo pro nuncupato in Capitulo generali eleganter in die prima dicti capituli anno Domini MCCCCLVIIII (1459) die XV mensis aprilis ius tenente (per la seconda volta)
Incipit "Si putem..."
Rev.mi abbatis renuntiatum electo altero.
1461
Pagg.100-111a. Fra Giovanni da Verona:
Sermo habitus in generali Capitulo per estensorem Religiosum fratrem Johannem de Verona de anno Domini 1461.
Incipit "Consuevere ferumque presul integerrime.." (Una orazione molto lunga)
Conferma di Fra Niccolo' di Simone di Reggio.
1474
Pagg.83-86. Girolamo Benedetti
Hieronymi Benedicti monachi oratio habita aoud monasterium Montis Oliveti agri senensis in Capitulo Generali. Rit. ,ajas anno domini MCCCCLXXIIII (1474)
In confirmatione: Rev.di Patris Fratris Niccolai Roverella de Ferraria
1482
Pagg.111b-114. Fra Francesco Delisoa da Verona.
Oratio habita in Capitulo generali a venerabili religioso Fratre Francisco delisoa de Verona die XXVIII
(28) aprilis anno domini MCCCCLXXXII (1482).
Incipit "Credo ego vos prestantissimi..."
In Confirmatione Rev.di fratris Leonardi Mezzavacca, di Bologna.
1486
Pagg.64-70. Fra Filippo dei Judicibus milanese.
Sermo in confirmatione Abbatiatus rev.di Patris Fratris Dominici de Leuco, habitus per fratrem Philippum di Judicibus Mediolanensem tunc generalem Procuratorem sancti Ordinis Montis Oliveti Anno Domini 1486 mensis aprilis. "Convenientibus nobis..."
Rev.di patris Fratris Dominic de Leuco in confirmatione.
1488
Pagg.53-60. Fra Giovanni Ponteri Milanese
Sermo habito in Generali Capitulo per Ven.lem Religiosum fratrem Johannem Ponterium Mediolanensem in anno 1488 in electione Rev.di in Cristo
Patris Fratris Johannis de Bedagio, abbatis generalis dignissimi.
1490
Pagg.47-52. Fra Benedetto di Roma. (Urbe)
Sermo habitus in Generali Capitulo per Ven.le Fratrem Benedictum de Urbe in anno 1490, in confirmatione Rev.di In Christo Patris F. Johannis de Bedagio Generalis Abbatis degnissimi
Rev.di Patris Fratris Johannis de Bedagio, Abbatis generalis dignissimi.
1490
Pagg.77-81. Fra Bartolomeo Mantovano
Oratio integerrimi patris Fratris Bartholomei Mantuani tunc Abbatis Sanctae Mariae in Organis habita in Capitulo Generali, Anno Domini MCCCCLXXXX (1490), de mense aprilis. Incipit
"Rare admodum onus..." In confirmatione..
Rev.di Patris Fratris Jophannis de Bedagio.
1492
Pagg.35-45. Fra Girolamo di San Bonifacio veronese.
Sermo habitus in Generali Capitulo per fratre Jeronymum de Sancto Bonifatio veronensem in anno 1492. In electione
Revdi in Christo P. F. Jacobi (de Grassis)de Carpo (Carpi), Generalis Abbatis dignissimi.
1493
Pagg. 21r-31ra. Venerabile Padre Fra Giacomo di Traiecto.
Sermo habitus in Generali Capitulo per Venerabilem P. Fratrem Jacobum de Trayecto tunc Abbatem Sanctae Mariae de Camerino in electione , die XXVIII aprilis 1493,
Rev.mi in Cristo Patris Fratris Leonardi de Imperialibus de Genua Abbatis Generali dignissimi .
1495
Pagg.13-19r. - Fra Lorenzo Ferrarese
Oratio habita in Generali Capitulo per Fr. Laurentium ferrariensem, in anno Domini 1495 in confirmatione: Rev.mi in Christo Patris F. Leonardi de Imperialibus de Genua Gen.lis Abbatis dignissimi.
1497
Pagg.71-75. Fra Girolamo Siculo
Sermo Fratris Hyeronimi Siculi in Capitulo Generali habitus in anno Domini 1497 die vero 16 aprilis in electione facta. Incipit
"Consuevere peritissimi oratores..." (Una bella espressione poetica alla Vergine)
Rev.di Patris Fratris Domini Leucensis
1503
Pag. 1-9. Fra Girolamo di San Bonifacio di Verona
Oratio edita per fratrem Hieronimum de Samcto Bonifatio veronensem: Ex ordinationis sibi facta per Rev.mum in Christo P. Fratrem Franciscum de Arhengeria fuit Abbatem Generalem in creatione : R. P. Abbatis Fratris Thomae Pallavicini di Milano.
1503
Pagg.31rb-33r. Fra Davide di Palermo
Oratio habita capitulo per Fratrem David de Panormo, Anno Domini MDIII (1503) in electione: Rev.mi in Cristo Patris Fratris Thomae Pallavicini Generalis Abbatis dignissimi.
1507
Pagg.125-133. Fra Girolamo di San Bonifacio da Verona.
Oratio habita per ven.P.Fr. Hieronymum de Sancto Bonifatio de Verona...patavinum in electionem secondo
"Consuevere qui conionati sunt etiam dilectissimi..." è l'invito uguale a quello del 1503 a pag. 1.
1508 (Strano che qui le date siano sbagliate, è l’anno 1509?)
Pagg.135-145. Fra Filippo Villanova Laudense.
Sermo habitus in Generali Capitulo per Ven.lem Religiosum Fratrem Philippum Villanum Laudensem (nunc Magistrum novitiorum Montis Oliveti) in secunda electione ad Abbatiatus dignitatem R.di Patris Fratris Thomae Pallavicini Mediolanensis quae celebrata fuit anno domini MDVIIII (1509)
"Cum sint plurima nobis a maioribus nostris..." Fra Tommaso Pallavicini.
1513
Pag203-206-Venerabilis Pater Frater Giovanni da Cento, tunc prioris Monasterii S. Mariae Montis Morcini de Perusio
Oratio habita in Capitulo Generale celebrato anno Domini MDXIII (1513) ( in quo electus fuit Frater Franciscus de Ringhieri da Bologna:
"... secondo il detto di Cicerone, l'esortazione di Demostene contro Fozio.
Come Marco Tullio che inveisce contro Miloniano.
Come il condottiera Alessandro Magno il Macedone...
1516
Pag.215. Fra Lorenzo Cremonese
Fratris Laurentii Cremonensis oratio in celeberrimo Montis Oliveti synodo de anno Domini MDXVI (1516) 13 aprile.
Habita in electione: Rev.di in X.to Patris Fratris Leonardi Porcelli di Gubbio.
Incipit "Credo signanter R.me Praesul amplissimi, credo inquam ne exigua nos admiratione..
(citazioni classiche) Atheniense lacedomnies...turpissima ambitione ac regnandi libido... ex clarissimi in peste improbum quidam regnare male cupienti, male consulerat, gravi cavemini"
Sunt aliquae ordinationes factae, declaratae. approbatae in cap.lo generali ac per secretum scrutinium anno Domini MDXVI tempore abbatiatus Rev.di Patris Leonardi Porcelli di Gubbio:
- che venga celebrata solennemente la festa della Trasfigurazione di nostro Signore.
Altre ordinazioni fatte da Fra Leonardi Porcelli di Gubbio a pagg.226-227a.
Pag 227b- Declaratio constitutionis super vocem edite in Capitulo Generali, celebrato anno Domini MDXVI : "Exibita a Patre Rev.do D. Abbate ac socios suos visitatore...gravia e perniciosa scandala
sono cassate due pagine poi ritrascritte a pag 231 e in parte ricorrette:
Declarationes constitutionis sub voce editae in Capitulo Generali celebrato anno Domini MDXVI
Exibita per Rev.dum Patrem Abbatem et socios suos visita: incipit "Cum ob exordio fere Congregationis nostrae suffragia seu voces ad generalem Capitulum...(Un pò diverso dalla prima stesura poi cassata a pag.227b.
Privilegia Domini Leonis X, quo indulget ut voces ad Capitulum Generale destinando dienceps per sorte eligantur ut per...datum sub anulo piscatoris oportet.
Incipit "Dilecti filii salutem et apostolicam benedictionem.
Exponi nobis fecistis quod posquam in Capitulo Generali Congregationis vestra anno praeterito celebrato inter alia ad obviandum scandalis et dissensionibus quae inter dictae Congregationis...."
Sermo habito in celeberrima Montis Oliveti Synodo. Anno Domini MDXVI 13 aprile.
Habita in electione Rev.di Patris Fratris Leonardi de Eugubio.
Incipit "Credo quamdiu Rev.me Presul amplissimi...credo unquam ne exigua nos admiratione ..
(Ci sono diverse citazioni classiche): Atenienses lacedemonios
-..turpissima ambitione ac regnandi libido..
ex clarissimi in peste improbum quidam quo regnare male cupienti, male consulerat, grave cavemini.."
- Pag. 225: Ordinationes factae, declaratae, approbatae, in capitulo Generali ac per secretum scrutinium anno Domini MDXVI tempore abbatiatus Rev.di Patris Fratris Leonardi Porcelli de Eugubio.
:
- ..Che venga celebrata solennemente la festa della Trasfigurazione di nostro Signore absque octava
Pag. 226-227a - Altre Ordinazioni fatte da Fra Leonardo Porcelli: Exibita a Rev.do Patre Abbati ad socios visitatores: "pravia e perniciosa scandala..." sono due pagine cassate e poi riportate e ritrascritte da pag. 230-231.
"Exibita per Rev.dum Patrem Abbatem et socios suos visita:
Incipit "Cum ab exordio fere Congregationis nostrae suffragia seu voces ad generale Capitulum (è un po diverso e più completo della scrittura precedente..
Pag 232 ; - Privilegia Domini Leionis X, quo indulget ut voces ad Capitulum destinando deinceps per sorte eligantur ut per ...datum sub anulo piscatoris oportet.
Incipit "Dilecti filii salutem et apostolicam benedictionem. Exponi nobis fecistis quod posquam in Capitulo Generali Congregationis vestrae anno praeterito celebrato inter alia ad obviandum scandalis et dissensionibus quae inter dictae Comgregationis..."
Pag. 234: Una supplica del Monastero di Santa Marta di Mantova. Facoltà concessa di mutare il colore dell'abito.
Romae apud Sanctum Petrum sub Anulo piscatoris die XXX martii MDXVII Pontificato nostro anno quinto.
Pag 236 - Constitutiones propositae in Capitulo Generali et per secretum scrutinium obtentae, Anno Domini MDXXVI : In electione Patris Priori Fratris Constantini Mediolanensis de Cislago secunda.
- 1) La festa di San Rocco: la festa sia celebrata in tutta la Congregazione.
2) Non è lecito suonare qualunque straumento di musica di qualunque genere, eccetto il monocordo.
3) Non è lecito andare dalle suore di qualunque ordine sine licentia Rev.di Patris Abbatis Generalis.
1518
Pagg.283b. Rev.do Fra Padre Cipriano Veronese abate di Santa Maria in Organis.
Oratio habita in Capitulo Generali.
Anno domini MDXVIII.
Incipit "Solent plerique amplissime presul, patresque prestantissimi viri doctrina expertes, longasque dicendi exercitatione detriti...(Cetera non invenimus..)
In electione prima Rev.di Patris Fratris Barnaba Cevennini di Bologna .
1520
Fra Luca Garganelli di Bologna.* a 30 anni dopo essere stato due anni cancelliere. (F.t. e Profes.)
Oratio habita in Capitulo Generali.
Anno Domini MDXX (1520)
Pag.243:
Incipit "Cum ipse Rev.dus Presul P. ac C. Et si iustus..
In tanto hoc et tam florenti splendidissimo quod coetum
Pag. 244: - Citatzioni di:
- Sallustio: Sallustii aurea sententia "concordia parvas recrescere
discordia maximas dissipari.
Pag. 245: "Congregatio nostra in ac pacifico Oliveti monte et per totam Italiam quasi Oliva pingui ubertate referta in domo Domini ramos suos latequae distendens per ducentos annos concordia favorita iam floret...
-Vita e Pace comune
...cerno vere omnia communione..
coniunctum collegium..
templum idem conventum quotidianum..
- sub eadem regula..
- sub eoedem Abbate militant omnes..
- domus communis...
- fortuna communis..
- victus communis..
- iisdem alunt scramentis
- iisdem gaudens privilegiis..
- eodem omnes quod maius est redempti sanguine qui hic confidat
concordis locum forent.."
E' una bella visione sulla concordia...
In electione Rev.di in Christo Patris Fratris Constantini Mediolanensis Cislago in Abbatem Generalem
1522
Pagg.255-261. Fra Aurelio Leucense (Lecco)
Oratio habita in Capitulo Generali.
Anno Domini ab incarnatione Millesimo quingentesimo vigesimo secundo (1522)
In electione Rev.di Patris Fratris Michaelis (Bindini)Volaterrani
1524
Pagg.262-272. Fra Nicola de Grammatica di Siena.
Sermo habita in Capitulo Generali Ven.lis in Cristo Fratris Nicolai de Grammatica senensis, Anno Domini MDXXIIII (1524) in electione secunda Rev.di in Christo Patris Fratris Barnaba (Cevennini) Bononiensis in abbatem generalem.
Incipit "De communi sacri ordinis hodie...
- Introduce con una elegante e ritmica poesia quasi come una classica preghiera o inno delle Lodi.
Citazioni: - Dal libro Etichorum Aristotelis...
Pag. 264 ..Prudentia itaquae intellectiva virtus dicta est quasi providentia..
Pag. 268: -Fortitudine seu magnanimitas...con esempi classici, ed esempi di Giobbe, Abramo, Giuseppe in Egitto..
Pag. 269: Justitia..moralis virtus perfecta est non tamen simpliciter sed ad alium et ab hoc excellentissima...
- Le quattro virtù cardinali:
1) - dolor est qui potissimum prudentiae reluctat
2) timor sensibili, qui viri fortitudinem enervat
3) Voluptas carnis civis pluries continentiam irritat
4) Spes temporalis lucri, quae quidem si non radicitus amputetur,
iustitiae omnis rectitudinem distruit.
- Volontà propria e obbedienza.
Rogo charitatem veram.
1526
Pag. 284. Fra Giovanni Battista Capello
Oratio habita in Capitulo Generali in electione secunda Patris Fratris Constantini (Cislago) di Milano
(Anno Domini 1526)
Incipit" Admirandi estis vos patres Conscripti qui ab extremis Italiae finibus quibus extenditur religio, per varios casus per tanta vero discrimina ad ea vobis consulenda convenistis quibus et humano disponuntur.."
Pag. 285 : ..continua il discorso in poesia latina.
Pagg.290: molti riferimenti ai fatti dei personaggi ateniesi: Lacoedemones..e poi ai principi romani..
Pag. 292: ...in abbatem eligendum proponite: cuius..iustitia...., prudentia... temperantia.. pietate..ut bene administrata religio candida imitatur.
Pag. 295: Peroratio finalis.
1528
Ordinationes institutae in Capitulo Generali .
Anno Domini MDXXVIII (1528), per secretum scrutinium obtentae:
1) Se uno bestemmia, sia privato di ogni voce e soli il Capitolo Generale a scrutinio segreto potrà essere integrato.
Pagg.238-242 : bianche.
In electione Rev.di Patris in Christo Fratris Benedicti de Tosi mediolanensis, prima,
Pagg.274-283. Fra Paolo Veronense di San Bartolomeo in Strata di Pavia.
Oratio in renunciatione secunda Rev.di Patris Constantini Mediolanensi, supplecto presule Rev.do Patre Fratre Benedicto de Tosi (Tonso) eius conterraneo Generali in Synodo habita quinto non. maij MDXXVIII (1528)
Incipi" Possent non nulli Presul integerrime...
-Si riferisce all'oratoria di Cicerone: 'Pro Milone orando'
"Dei cum timore vocem audit, iustitiam discat, suam nativitatis sacramentum novit, humana contemnat..
ut sua sanctimonia sapientia, prudentia, iustitia et misericordia, pietate, hamanitate, clementia, chastitate et charitate suo denique recte vivendi exemplo..”
In electione di Don Benedetto Tosi.
1530
Pagg. 296-304. -Per Fratrem Bernardinum Mariuctini Brixiensem
Oratio habita in Capitulo Generali
Anno 1530.
In prima renuntiatione Rec.di Patris Fratris Benedicti Tosi di Milano.
Incipit "Maiestatem tanti confessus: ac celebre nomen olivetanum mihi admiranti clementissimi antistites..
Pag. 304: -Termina con una poesia : "Carmina ..ad cursum celestem sicut tuba optimi equi :
"Surgat oliveticum germen - Felix Sena ex patribus tunc linea solis
Empiyrei radiis te super orta fuit.."
In prima electione Rev.di Patris Fratris Angeli (Ceriani) de Albinga genuensis in Abbate Generalem.
1532
Per Fratrem Filippo de Serragli diFirenze
Oratio habita in Capitulo Generali.
Anno Domini MDXXXII (1532).
In Electione novi ..
Incipit " Seniorem loqui oportebat..." - Prima pars.
Supplex accedo dicens (poesia= un Inno): "..Virgo Patris summi genitricis et natura tonantis"
Pag. 308: viene citato -Pindaro
- teste: Gregorio in Pastoralis..
- Basilius magnus..
Secunda (pag. 309-310),et tertia pars (310b):...lamentazione di molti mali sociali e morali.. .
Abbatis Rev.di Patris Fratris Ippolito (Trezzi) di Milano.
1536
Pag. 317. - Fra Benedetto veronese, abate di san Giacomo di Grillano
Oratio habita in Capitulo Generali
Anno Domini MDXXXVI (1536)
Incipit "Praeclari quidem, coeterum gravissimi laboris Rev.de Praesul..
"quattro piccoli fuochi trovo offerti dalla natura come norma di vita:
- prudentia= con la quale si ha ..dilectus bonorum et malorum
- altre tre virtù
Pagg.318-327:
Contiene un'interessante analisi sulla vocazione: è un confronto tra la scelta migliore fatta nel passato e la scelta dell'oggi e cioè : è meglio darsi a Dio in età più giovane che in età matura e già sciupata.
"...Quinto decimo anno...nondum exacta relictis parentibus, opibus, dignitatibus et mundo hoc tamquam mari procelloso ad religionem, ad Dei cultum tamquam ad Asylum securissimum convolavimus. Ubi mihi soli Deo animas nostras divino cultui serviendi animum religamus.
Unde profecto quaedam mentis nostrae circumscribitur contemplatio. Quae nos ad veri Dei cognitionem amorem et fruitionem movet, concitat et oblectat.
Et ea quae suaptae naturae non percipi possunt. tunc orando, tunc in sacris studiis versando, ita divina disponente bonitate recluduntur:
- Ibi pulsantibus aperitur
- petentibus accipitur
- petitur per assiduas lectiones
- accipitur per intelligentiam
- pulsatur per orationes
- aperiatur per revelationem.
Huic illa rerum hamanarum divinarumque magistri et altrix sapientia effluxit.qui maiores nostros sapientes ad instituendas religiones induxit, per quas nos instructi spirituum celestium munerum
augère possimus quo nobis, nihil consultius, nihil conducibilius, nihil denique salubrius a Deo vero omnium opifice ad bene beatae vivendum vitae praestari potuit."
In electione Rev.di Patris Fratris Giovanni Battista (Cenni) di Siena.
Questi sono i 33 monaci che furono incaricati di tenere una prolusione ai confratelli capitolari; e dall’analisi anche superficiale dei loro discorsi notiamo la capacità letteraria del loro dire unitamente alla discreta conoscenza dei testi spirituali e spesso patristici dei sermoni.
lunedì 29 giugno 2015
Pinturricchio
Pinturricchio - Fra Giovanni da Verona - Raffaello
L’ultima monografia di Bernardino di Betto detto il Pintoricchio è il frutto della collaborazione di PIETRO SCARPELLINI e MARIA RITA SILVESTRELLI, Pintoricchio, Federico Motta Editrice, Milano l’Ulivo. Rivista olivetana di spiritualità e di cultura monastica, 35 (2005/2) 660-676 22
2004. Lo Scarpellini in uno dei saggi del volume, Gli ultimi dieci anni (1503-1513), descrive due tavole dipinte per monasteri olivetani: l’Assunzione della Vergine per la cappella del banchiere Paolo Tolosa della chiesa napoletana di Monteoliveto, oggi nel Museo Nazionale di Capodimonte (pp. 277-78);
la Vergine in gloria tra i santi Gregorio Magno e Benedetto per il monastero di Santa Maria di Barbiano, presso San Gimignano, oggi nella Pinacoteca di quella città.
L’opera di San Gimignano è in gran parte autografa e come attesta il Silvestrelli (La documentazione per regesto, pp. 293-94, nn. 204, 215), Bernardino di suo pugno il 23 ottobre 1510 si impegnò a dipingere per fra Giovanni da Verona per il prezzo di 50 fiorini in moneta senese e il 9 febbraio 1512 ricevette dal cellerario del monastero di Barbiano 25 fiorini, somma residua del compenso,mentre Fra Giovanni da Verona in quell’anno era stato trasferito nel monastero olivetano di S. Manno di Fondi.
Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio, autore di un dipinto per la chiesa napoletana raffigurante l'Assunzione della Vergine (Napoli, Museo nazionale di Capodimonte); in seguito a ciò, tra il 1510 e il 1512, G. commissionò al pittore umbro una grande tavola per la chiesa di S. Maria Assunta di Monte Oliveto, annessa al monastero olivetano, a Barbiano presso San Gimignano (Carli, 1960).
Queste due preziosissime opere del Pinturricchio furono certamente realizzate con l’appoggio e il suggerimento di fra Giovanni da Verona, e questo fatto è avvalorato dalla duplice presenza contemporanea dei due artisti sia a Napoli che poi a Siena.
A controprova di questo posso aggiungere che nel 1508 Fra Giovanni da Verona era certamente nel monastero olivetano di S. Maria di Napoli, come risulta precisamente dalle Familiarum Tabulae che in quell’anno colloca ed elenca al 7° posto tra i Conventuales di Napoli, Fra Giovanni da Verona.
Il fatto poi che nella monografia di PIETRO SCARPELLINI e MARIA RITA SILVESTRELLI, Pintoricchio, Federico Motta Editrice, Milanol’Ulivo, si porta la documentazione che attesta che il 23 ottobre 1510 fra Giovanni da Verona commissiona per 50 fiorini “l’assunzione della Vergine” per il monastero olivetano di S. Maria di Barbiano di San Gimignano, è certo che Fra Giovanni la commissionò dimorando, come risulta ancora dalle Famiarum Tabulae, come 3° monaco fra i Conventuales dal monastero di San Benedetto a Porta Tufi di Siena, in quell’anno.
L’analisi stilistica poi delle due opere: l’Assunta di Napoli e quella di San Gimignano, pur intercorrendo tre anni fra l’una e l’altra, ha però la precisa stessa composizione soprattutto della Madonna attorniata in forma armillare da volti di otto angioletti, di una simmetria identica e quasi ripetitiva, mentre cambia lo sfondo e il paesaggio nelle due rappresentazioni, in quella primitiva di Napoli abbiamo ai lati della Madonna altri angeli e sotto numerosi santi, in quella invece di San Gimignano, accanto alla Madonna abbiamo come sfondo un paesaggio di piante e rocce e ai piedi il papa san Gregorio e San Benedetto vestito con abito bianco olivetano.
Il Legame infine tra il Perugino, il Pinturicchio e Fra Giovanni da Verona mi pare chiaro e raffigurato in quella gentilissima pittura della Libreria Piccolomini, dove come molti già hanno detto
Presunti ritratti di Raffaello e Pinturicchio, Libreria Piccolomini, e l’ olivetano Fra Giovanni da Verona.
Questa raffigurazione dei tre grandi artisti è veramente formidabile per illustrare la grande amicia, vicinanza e intesa culturale artistica fra il Monaco olivetano e i due grandi suoi contemporanei.
Francesco Francia
Il Pinturicchio
VITA DI BERNARDINO PINTURICCHIO PITTORE PERUGINO
Sì come sono molti aiutati dalla fortuna senza essere di molta virtù dotati, così per lo contrario sono infiniti quei virtuosi che da contraria e nimica fortuna sono perseguitati; onde si conosce apertamente che ell’ha per figliuoli coloro che senza l’aiuto d’alcuna virtù dependono da lei; poiché le piace che dal suo favore sieno alcuni inalzati, che per via di meriti non sarebbono mai conosciuti; il che si vide nel Pinturicchio da Perugia, il quale ancor che facesse molti lavori e fusse aiutato da diversi, ebbe nondimeno molto maggior nome che le sue opere non meritarono. Tuttavia egli fu persona che ne’ lavori grandi ebbe molta pratica, e che tenne di continovo molti lavoranti nelle sue opere. Avendo dunque costui nella sua prima giovanezza lavorato molte cose con Pietro da Perugia suo maestro, tirando il terzo di tutto il guadagno che si faceva, fu da Francesco Piccolomini cardinale chiamato a Siena a dipignere la libreria stata fatta da Papa Pio II nel Duomo di quella città. Ma è ben vero che gli schizzi et i cartoni di tutte le storie che egli vi fece, furono di mano di Raffaello da Urbino allora giovinetto, il quale era stato suo compagno e condiscepolo appresso al detto Pietro; la maniera del quale aveva benissimo appresa il detto Raffaello; e di questi cartoni se ne vede ancor oggi uno in Siena et alcuni schizzi ne sono di man di Raffaello nel nostro libro. Le storie dunque di questo lavoro, nel quale fu aiutato Pinturicchio da molti garzoni e lavoranti, tutti della scola di Pietro, furono divise in dieci quadri. Nel primo è dipinto quando detto papa Pio Secondo nacque, di Silvio Piccolomini e di Vittoria, e fu chiamato Enea, l’anno 1405 in Valdorcia, nel castello di Corsignano, che oggi si chiama Pienza dal nome suo, per essere stata poi da lui edificata e fatta città. Et in questo quadro sono ritratti di naturale il detto Silvio e Vettoria. Nel medesimo è quando con Domenico cardinale di Capranica passa l’Alpe piena di ghiacci e di neve, per andare al concilio in Basilea. Nel secondo è quando il Concilio manda esso Enea in molte legazioni, cioè in Argentina tre volte, a Trento, a Gostanza, a Francscordia et in Savoia. Nella terza è quando il medesimo Enea è mandato oratore, da Felice Antipapa, a Federigo Terzo imperatore, appresso al quale fu di tanto merito la destrezza dell’ingegno, l’eloquenza e la grazia d’Enea, che da esso Federigo fu coronato, come poeta, di lauro, fatto protonotario, ricevuto fra gl’amici suoi e fatto primo Segretario. Nel quarto è quando fu mandato da esso Federigo ad Eugenio Quarto, dal quale fu fatto vescovo di Trieste, e poi arcivescovo di Siena sua patria. Nella quinta storia è quando il medesimo imperatore, volendo venire in Italia a pigliare la corona dell’imperio, manda Enea a Telamone, porto de’ Sanesi, a rincontrare Leonora sua moglie che veniva di Portogallo. Nella sesta va Enea, mandato dal detto imperatore a Calisto Quarto, per indurlo a far guerra ai Turchi, et in questa parte si vede che il detto pontefice, essendo travagliata Siena dal conte di Pittigliano e da altri, per colpa del re Alfonso di Napoli, lo manda a trattare la pace. La quale ottenuta si disegna la guerra contra gl’Orientali; et egli tornato a Roma, è dal detto Pontefice fatto cardinale. Nella settima, morto Calisto, si vede Enea esser creato sommo pontefice e chiamato Pio Secondo. Nell’ottava va il Papa a Mantoa al concilio per la spedizione contra i Turchi, dove Lodovico marchese lo riceve con apparato splendidissimo e magnificenza incredibile. Nella nona il medesimo mette nel catalogo de’ Santi, e, come si dice, canonezza Caterina sanese monaca e Santa donna dell’Ordine de’ frati predicatori. Nella decima et ultima, preparando papa Pio un’armata grossissima, con l’aiuto e favore di tutti i principi cristiani, contra i Turchi, si muore in Ancona; et un romito dell’eremo di Camaldoli, santo uomo, vede l’anima d’esso Pontefice in quel punto stesso che muore, come anco si legge, essere d’Angeli portata in cielo. Dopo si vede, nella medesima storia, il corpo del medesimo essere da Ancona portato a Roma, con orrevole compagnia d’infiniti signori e prelati, che piangono la morte di tanto uomo e di sì raro e santo Pontefice. La quale opera è tutta piena di ritratti di naturale, che di tutti sarebbe longa storia i nomi raccontare, ed è tutta colorita di fini e vivacissimi colori, e fatta con varii ornamenti d’oro e molto ben considerati spartimenti nel cielo. E sotto ciascuna storia è uno epitaffio latino che narra quello che in essa si contenga. In questa libreria fu condotto dal detto Francesco Piccolomini cardinale e suo nipote, e messe in mezzo della stanza, le tre Grazie che vi sono di marmo, antiche e bellissime; le quali furono in que’ tempi le prime anticaglie che fussono tenute in pregio. Non essendo anco a fatica finita questa libreria, nella quale sono tutti i libri che lasciò il detto Pio II, fu creato papa il detto Francesco cardinale, nipote del detto pontefice Pio Secondo, che per memoria del zio volle esser chiamato Pio III. Il medesimo Pinturicchio dipinse in una grandissima storia, sopra la porta della detta libreria che risponde in Duomo, grande dico quanto tiene tutta la facciata, la coronazione di detto papa Pio Terzo, con molti ritratti di naturale, e sotto vi si leggono queste parole:
Pius III senensis Pii Secundi nepos M.DIII. septembris XXI. apertis electus suffragiis; octavo octobris coronatus est.
Avendo il Pinturicchio lavorato in Roma al tempo di Papa Sisto, quando stava con Pietro Perugino, aveva fatto servitù con Domenico della Rovere cardinale di S. Clemente, onde avendo il detto cardinale fatto in Borgo Vecchio un molto bel palazzo, volle che tutto lo dipignesse esso Pinturicchio e che facesse nella facciata l’arme di papa Sisto, tenuta da due putti. Fece il medesimo nel palazzo di S. Apostolo alcune cose per Sciarra Colonna. E non molto dopo, cioè l’anno 1484, Innocenzio Ottavo genovese gli fece dipignere alcune sale e loggie nel palazzo di Belvedere, dove fra l’altre cose, sì come volle esso Papa, dipinse una loggia tutta di paesi, e vi ritrasse Roma, Milano, Genova, Fiorenza, Vinezia e Napoli alla maniera de’ Fiamminghi, che, come cosa insino allora non più usata, piacquero assai. E nel medesimo luogo dipinse una Nostra Donna a fresco all’entrata della porta principale. In S. Piero alla cappella dove è la lancia che passò il costato a Gesù Cristo, dipinse in una tavola a tempera, per il detto Innocenzio Ottavo, la Nostra Donna maggior che il vivo; e nella chiesa di S. Maria del Popolo dipinse due cappelle, una per il detto Domenico della Rovere cardinale di S. Clemente, nella quale fu poi sepolto, e l’altra a Innocenzio Cibo cardinale, nella quale anch’egli fu poi sotterrato, et in ciascuna di dette cappelle ritrasse i detti cardinali che le fecero fare. E nel palazzo del papa dipinse alcune stanze, che rispondono sopra il cortile di S. Piero, alle quali sono state pochi anni sono, da Papa Pio Quarto, rinnovati i palchi e le pitture. Nel medesimo palazzo gli fece dipignere Alessandro Sesto tutte le stanze dove abitava, e tutta la Torre Borgia, nella quale fece istorie dell’arti liberali in una stanza, e lavorò tutte le volte di stucchi e d’oro; ma perché non avevano il modo di fare gli stucchi in quella maniera che si fanno oggi, sono i detti ornamenti per la maggior parte guasti. In detto palazzo ritrasse, sopra la porta d’una camera, la signora Giulia Farnese nel volto d’una Nostra Donna; e nel medesimo quadro la testa di esso papa Alessandro che l’adora. Usò molto Bernardino di fare alle sue pitture ornamenti di rilievo messi d’oro, per sodisfare alle persone che poco di quell’arte intendevano, acciò avessono maggior lustro e veduta, il che è cosa goffissima nella pittura. Avendo dunque fatto in dette stanze una storia di S. Caterina, figurò gl’archi di Roma di rilievo, e le figure dipinte di modo che essendo inanzi le figure e dietro i casamenti, vengono più inanzi le cose che diminuiscono, che quelle che secondo l’occhio crescono: eresia grandissima nella nostra arte. In Castello Sant’Angelo dipinse infinite stanze a grottesche, ma nel torrione da basso nel giardino, fece istorie di papa Alessandro, e vi ritrasse Isabella regina catolica, Niccolò Orsino conte di Pitigliano, Gianiacomo Triulzi con molti altri parenti et amici di detto Papa, et in particolare Cesare Borgia, il fratello e le sorelle, e molti virtuosi di que’ tempi. A Monte Oliveto di Napoli, alla cappella di Paulo Tolosa, è di mano del Pinturicchio una tavola d’una Assunta. Fece costui infinite altre opere per tutta Italia, che per non essere molto eccellenti, ma di pratica, le porrò in silenzio. Usava dire il Pinturicchio che il maggior rilievo che possa dare un pittore alle figure, era l’avere da sé, senza saperne grado a principi o ad altri. Lavorò anco in Perugia ma poche cose. In Araceli dipinse la cappella di S. Bernardino; et in S. Maria del Popolo, dove abbiam detto che fece le due cappelle, fece nella volta della cappella maggiore i quattro Dottori della Chiesa. Essendo poi all’età di 59 anni pervenuto, gli fu dato a fare in S. Francesco di Siena, in una tavola, una Natività di Nostra Donna, alla qual avendo messo mano, gli consegnarono i frati una camera per suo abitare, e gliela diedero, sì come volle, vacua e spedita del tutto, salvo che d’un cassonaccio grande et antico, e perché pareva loro troppo sconcio a tramutarlo. Ma Pinturicchio, come strano e fantastico uomo che egli era, ne fece tanto rumore e tante volte, che i frati finalmente si misero per disperati a levarlo via. E fu tanta la loro ventura, che nel cavarlo fuori si ruppe un’asse nella quale erano cinquecento ducati d’oro di camera. Della qual cosa prese Pinturicchio tanto dispiacere e tanto ebbe a male il bene di que’ poveri frati, che più non si potrebbe pensare e se n’accorò di maniera, non mai pensando ad altro, che di quello si morì. Furono le sue pitture circa l’anno 1513. Fu suo compagno et amico, se bene era più vecchio di lui, Benedetto Buonfiglio pittore perugino il quale molte cose lavorò in Roma nel palazzo del papa con altri maestri. Et in Perugia sua patria fece nella cappella della Signoria istorie della vita di S. Ercolano vescovo e protettore di quella città, e nella medesima alcuni miracoli fatti da S. Lodovico. In S. Domenico dipinse in una tavola a tempera la storia de’ Magi, et in un’altra molti Santi. Nella chiesa di S. Bernardino dipinse un Cristo in aria con esso S. Bernardino et un popolo da basso. Insomma fu costui assai stimato nella sua patria, inanzi che venisse in cognizione Pietro Perugino. Fu similmente amico di Pinturicchio, e lavorò assai cose con esso lui, Gerino Pistolese, che fu tenuto diligente coloritore et assai imitatore della maniera di Pietro Perugino, con il quale lavorò in sin presso alla morte. Costui fece in Pistoia sua patria poche cose. Al borgo S. Sepolcro fece in una tavola a olio nella Compagnia del buon Gesù una Circoncisione che è ragionevole; nella pieve del medesimo luogo dipinse una cappella in fresco, et in sul Tevere, per la strada che va ad Anghiari, fece un’altra cappella pur a fresco per la comunità. Et in quel medesimo luogo in S. Lorenzo, Badia de’ monaci di Camaldoli, fece un’altra cappella. Mediante le quali opere fece così lunga stanza al Borgo, che quasi se l’elesse per patria. Fu costui persona meschina nelle cose dell’arte, durava grandissima fatica nel lavorare, e penava tanto a condurre un’opera che era uno stento. Fu ne’ medesimi tempi eccellente pittore nella città di Fuligno, Niccolò Alunno, perché non si costumando molto di colorire ad olio inanzi a Pietro Perugino, molti furono tenuti valenti uomini, che poi non riuscirono. Niccolò dunque sodisfece assai nell’opere sue, per che se bene non lavorò se non a tempera, perché faceva alle sue figure teste ritratte dal naturale e che parevano vive, piacque assai la sua maniera. In S. Agostino di Fuligno è di sua mano in una tavola una Natività di Cristo et una predella di figure piccole. In Ascesi fece un gonfalone, che si porta a processione, nel Duomo la tavola dell’altar maggiore et in S. Francesco un’altra tavola. Ma la miglior pittura che mai lavorasse Niccolò fu una cappella nel Duomo, dove fra l’altre cose vi è una Pietà e due Angeli, che tenendo due torcie piangono tanto vivamente, che io giudico che ogni altro pittore, quanto si voglia eccellente, arebbe potuto far poco meglio. A S. Maria degl’Angeli in detto luogo dipinse la facciata e molte altre opere, delle quali non accade far menzione, bastando aver tocche le migliori. E questo sia il fine della vita di Pinturicchio, il quale fra l’altre cose sodisfece assai a molti principi e signori, perché dava presto l’opere finite, sì come disiderano, se bene per avventura manco buone che chi le fa adagio e consideratamente.
venerdì 17 aprile 2015
16 aprile 2015
CHIESA DI SANTO STEFANO D’OVILE
ATTI NOTARILI
Santo Stefano di Ovile
02 agosto 1341 pag. 6
Cecco del q. Gherardo di Chiusure col mezzo del suo testamento vuol esser sepolto nel cimitero di Monte Oliveto, e lascia al detto monastero, un pezzo di terra posto nella curia di Chiusure, nel luogo detto Casanole, che termina da due parti con Andrea del q. Billo, e col Vallone di Caggiuolo; lascia un fiorino d'oro per l'uffizio, quaranta lire da restituirsi alla persona che è nota al suo figlio; cento fiorini causa di restituzione alli canonici di Siena, eccettuatiune alcuni, dieci lire a Minuccia sua nipote quando sarà maritata; venti fiorini per riaggiustare la chiesa di S. Stefano; e tutto il rimanente lo dispone a favor di Pietro suo figlio.
Rogato Tone del q. Geni. S pag. 6
26 giugno 1343 pag. 10
Bartolomeo del q. Forestano cittadino e mercante senese, vende per il prezzo di dugentoquarantacinque lire moneta di Siena a Fra Pietro di Donato di Monte Oliveto Maggiore una casa ed un pezzo di terra posto nella curia di Chiusure nel luogo detto Cristena, che confina con la strada, e con la chiesa di S. Stefano d'Ovile, un altro pezzo posto nell'istesso sito che confina con la strada, e con gli eredi di Ghino, un altro, che confina con i medesimi, e con Cecco di Guillino; un altro posto nel luogo detto Casa Marti, che confina con Billia di Ser Vanni, e con gli eredid iGiovanni chiamato Rossaccio; un altro, che confina con la stessa, con gli suddetti eredi di Ghino, e col Vallone; un altro posto nel luogo detto a Le Fonti, che parimente confina con la detta Bilia, con Giovanni di Goro, col Vallone, e colla strada; un altro chiamato le Caggiolesi, che termina con Billia, con gli altri figli del nominato q. Tino, col Vallone, e con Giovanni di Goro; un altro nel luogo detto Pedio a sole, che confina con gli eredi di Ghino, e con i Valloni, un altro chiamato le Selve, che termina con questi eredi, col detto Giovanni di Goro e con Billia; e finalmente tre altri pezzi di terra nel luogo delle Caggiolesi, che confina col vallone, con gli eredi di Tino, con i figli di Rossaccio, con gli eredi di Giovanni di Goro, e con la strada, costituendo inoltre a dare il possesso delle suddette cose, come suo procuratore Memmo del q.. Tino di Chiusure.
Rogato Nicola del q. Paltonerio. I pag. 10
03 settembre 1349 parte 1a pag XX.
Giovanni del q. Meuccio da Chiatina e Ghinuccio del q. Bartolino da Chiusure come amministratori delli beni di Ghinuccio del q. Landino di Chiusure, vendono per il prezzo di 4 lire a Fra Andrea Cenni da Corzano sindico di Monte Uliveto una vigna con canneto posta nella curia di Chiusure nel luogo detto Coiallo vicino al detto monastero, alla strada vicinale alla chiesa di S. Stefano di Chiusure, ed al Vallone.
Rogato Lando del q. Accorso d'Arezzo frate di M. U prima notaio. BL parte 1a pag. XX
27 settembre 1356 pag. 125
Giacomo d'Ovile da Chiusure dispone col mezzo del suo testamento d'esser sepolto nella sepoltura de Frati di Monte Oliveto, gli lascia due fiorini per due torce, lascia al vescovo cinque soldi; alla chiesa di S. Stefano venti soldi; alla chiesa di S. Biagio venti soldi; alla pieve di S. Nazzario venti soldi; al Rettore di S. Leonardo venti soldi; e al detto luogo di Monte Oliveto lascia un pezzo di terra vicino a S. Stefano, alla strada, al Fossato, alli detti Frati ed a Guirico da Bollano; istituisce Vannuccio di Petrino, e Niccolò suo fratello in suoi fidecommissari, e dichiara quest'ultimo per suo erede universale.
Rogato Fra Girolamo di Ser Sozzo da Siena. Priore di Monte Oliveto. I pag. 15
02 settembre 1357 pag. 15
Nardo di Rosticcio della Villa di Ovile della curia di Chiusure, dispone col mezzo del suo testamento d'esser sepolto nel luogo de Frati di Monte Oliveto, alli quali lascia venti soldi, ed ancora un cereo del valore di tre lire; dona in oltre alla chiesa di S. Stefano due cerei di venti soldi, e costituisce eredi e fidecommissari Giovanni, Pietro, e Belluccia suoi figli.
30 dicembre 1358 pag. 16
Pietro di Cecco della Villa d'Ovile nella corte di Chiusure, col mezzo del suo testamento comanda d'esser sepolto nel luogo de Frati di Monte Oliveto, ordina sia sodisfatto Goro di Ser Dino Forestani del quantitativo per certe pecore da esso ricevute, e vendute prima del tempo, d'una veste, di tre tini, e d'altra robba; lascia alla chiesa di S. Stefano due fiorini per il fornimento dell'altare; alla pieve di S. Lazzaro trenta soldi; alla pieve di S. leonardo trenta soldi; a S. Angelo a Luco quaranta soldi: altri quaranta alla Canonica di Grossennano; ventidue lire e dieci soldi da vestire ogn'anno tre poveri per il Natale; alli Frati di Monte Oliveto un fiorino d'oro; et un sodo là contro l'Arbia, che termina con la strada col Fossato, colla chiesa di S. Stefano, e con Bartolino, e finalmente dispone alcune cose a favore di Chessella, o Stia, o no colli suoi figliuoli, dichiarando eredi e fidecommissari Francesco, Giovanni, Agnolo, e Giacomo suoi figli, Vanna, e Pietro Ghozzi. 30 dicembre 1358 pag.16
28 luglio 1359 pag. 16
Giovanni chiamato Riccio, figlio Paolo, soprannominato Biancone della corte di Chiusure, del popolo di S. Stefano a Cristena, col mezzo del suo testamento dispone d'esser sepolto nel monastero di Monte Uliveto al quale vuole siano restituiti quarantadue soldi, e sei denari, comanda, che parimente si renda un fiorino a Biagio commesso del detto luogo dovuto per la compra d'un moggio di grano. Lascia a Minuccia sua moglie, e figlia di Binduccio venti fiorini per restituzione della dote, e dell'antifatio; lascia un fiorino a Tallone; pochi soldi a Bartolo suo fante; alli poveri otto soldi, ed un tornese, che aveva trovato, e certo panno del valore di trenta soldi; a Lorenzo di Rosticcio cinque soldi; a Cialvelliera fabbro d'Asciano ventun soldo; a Niccolò di Vannuccio diciassette; al figlio di Martino sette soldi; a Lando del Testa sette soldi, a Lippo di Baccello cinque staia di grano; a Minucia di Piccardo quattro staia; a Falcone uno staio, e tre quarti; ed a Francescone cinque soldi, dichiarando infine suoi fidecommissari Domenico di Vanino, e Lippo di Minuccio.
Rogato Fra Ludovico di Ser Andrea monaco di Monte Uliveto. BA pag. 16
15 agosto 1359 pag. 17
Lorenzo di Vannuccio da Chiusure del popolo di S. Stefano a Ovile col mezzo del suo testamento, dispone d'esser sepolto tra Frati di Monte Oliveto a quali lascia un polledro, di quattro fiorini di valore; lascia a Maza do Carlano per due cesta di cavoli ricevuti due soldi; lascia a Nucciarello due fiorini; a Madonna Giovanna sua moglie un pezzo di terra posto a Ovile, che confina con Pietro cecchi, con Chele Chericucci, e colla strada per conto della sua dote, ed ancora la casa fin tanto che non prenda nuovamente marito; lascia a Mina sua madre tre fiorini, la casa, che è vicino a Leonardo Rosticci, ed un pezzo di terra d'uno staio, che confina con lo stesso, colli figli di Bindoccio, e colla strada, dichiarando, che queste tali cose devono poi ricadere a suoi figli, o sia al monastero di monte Oliveto, mentre alli medesimi comanda di farsi ivi Frati, dando loro ogni loro rendita, e ragione a Frati, e che essi perseverino in fino alla morte; ed eleggendo per ultimo Giovanni di nardo in suo fidecommissario ad effetto il tutto sia puntualmente eseguito.
Rogato Fra Ludovico di Ser Andrea monaco di Monte Uliveto. I pag. 17
09 settembre 1359 pag. 22
Giovanni Fraficti sartore da Campora col mezzo del suo testamento dispone esser sepolto vicino la chiesa de Frati di Monte Uliveto, alla quale oltre le spese per il funerale lascia una torcia di quaranta soldi, e sei lire; lascia alla Canonica di Grossennano; alla chiesa di S. Leonardo; alla chiesa di S. Angelo, ed alla chiesa di S. Stefano dieci soldi per una; agli eredi di Filippuccio trenta soldi; all'erede di Neruzzo venti soldi; all'erede di Vannuccio di Pello trenta soldi; a Giacoma, e Landa ventri soldi; all'erede di Tuccio Manecti venti soldi; a Ciano Calzolaro suo creditore quattro soldi; a Cambio speziale suo creditore ventisei soldi; a Vannuccio di Giovannino venticinque soldi; al Priore di Grossennano venti soldi; a Giacomo di Ghezzo venti soldi; a Chericuccia sua moglie l'uso della casa; e volendo partirsene la sua dote. Dichiara eredi universali Nanni, Domenico e Simone suoi figli, ed elegge in suoi fidecommissari Neri di baccello, e la detta Riccuccia di Gese sua moglie.
Rogato Fra Giacomuccio monaco di Monte Uliveto, e priore di S. Anna. BA pag. 22 N. 1 e 3
11 settembre 1359 pag. 23
Minuccia moglie di Giovanni di Bindoccio da Ovile del popolo di S. Stefano nella curia di Chiusure col mezzo del suo testamento dispone esser sepolta nella detta chiesa a cui lascia due fiorini, con questo che non comprandosi un calice dentro lo spazio di tre anni, siano dati al monastero di monte oliveto, al quale dona una sua torcia di quaranta soldi, costituendo suoi fidecommissari il detto Giovanni suo marito e Giovanni di Nardo da Ovile.
Rogato Fra Ventura monaco e prete di Monte Oliveto. BA pag. 23
11 settembre 1359 pag. 24
Fiore moglie di Ranuccio di Neri di Raccio da Chiusure, col mezzo del suo testamento, s'elegge la sepoltura nella chiesa di S. Angelo a Luco; lascia al monastero di Monte Uliveto venticinque lire, ed una torcia di cinquanta soldi, alla chiesa di S. Leonardo due fiorini, quando questa si racconci dentro il termine di quattro anni. Alla chiesa di S. Angelo a Luco, a S. Stefano, ed alla Canonica, una torcia di trenta soldi per ciascuna; a Stefano di Ser Nino da Chiusure una Pianeta col camice quando si faccia prete; vuole che sia soddisfatto ogni suo legittimo creditore ed elegge in suo fidecommissario il detto Ranuccio, e Neri Baccegli da Chiusure.
Rogato Fra Ventura Doni d'Arezzo monaco e prete di Monte Uliveto. BA pag. 24
23 settembre 1359 pag. 25
Vanna moglie di Pietro Cecchi da Ovile stende il suo testamento, col quale si elegge la sepoltura della chiesa di S. Angelo a Luco; lascia alla pieve di S. Nazzario un cereo di trenta soldi; alla chiesa di S. Stefano un tovaglia per l'altare; alli Frati di monte Uliveto una torcia d'un fiorino; a S Angelo a Luco un altra di trenta soldi; un altra consimile alla Canonica di Grossennano; alla chiesa di S. Leonardo quando si debba rifare trenta soldi; a Mante sua sorella il suo sottardo del Broio; a Margherita da Montisi sua nipote una gonnella, a Margherita da Monterone un altra gonnella; e finalmente alli Frati di Monte Uliveto un velo di bambagina per l'altare, et un sciugatoio di lino, eleggendo in suoi fidecommissari, colla facoltà di variare, ma non essenzialmente queste sue disposizioni, Pietro suo marito assieme con li suoi figliuoli.
Rogato Fra Ventura Doni d'Arezzo, monaco e prete di Monte Oliveto. BA pag. 25
della cassetta B 12
26 febbraio 1375 pag. 18
Biagio del q. Bartolotto di Biagio Titaglieri cittadino sanese del popolo di S. Stefano concordemente con la signora Tessa figlia del q. Giacomo sua moglie vende per centotrentotto fiorini d'oro, e da l'attual possesso a Fra Pietro del q. Colto di Donato da Fiorenza monaco conventuale del monastero di Monte Uliveto Maggiore, del podere chiamato Cuserra, denominato sotto sei pezzi di terra, uno posto nel luogo detto Ferrale che confina con la strada da una parte, e da due colli Valloni; un altro detto Campaia, che confina col detto monastero di Monte Uliveto Maggiore, con quello di S. Marta, e con i Valloni. Due altri situati nel luogo detto Fonte a Luco, che confina con le strade. E due altri posti nel luogo detto Albereto, che termina con i Valloni, con Nicoletto Vannucci con la via, con gli eredi di Lorenzo, e col comune di Chiusure.
Rogato Brizio del q. Pavolo. S. pag.18
Meo del q. Tato di Meo soldato figlio di Tavena Tolomei assieme con Tura suo figlio a nome proprio e di Cristoforo fratello di esso Tura, concedono a Fra Bartolomeo del q. Cecco da Siena, ed a Fra Pietro Lotti da Fiorenza procuratore di Monte Uliveto , possessioni, terre, e case, con tutto il bestiame che hanno nella curia di Chiusure, o sia un podere con tre case posto nel luogo detto le Ferranesi confinante con li Frati di S. Anna, colla strada, con Giacomo di Spinelloccio, col fossato, con Ghinnoccio di Gese, e con una via, che passa per il mezzo; un altro con casa posta nel luogo chiamato Bengode confinante con la strada, con Sozzo di Francesco Bandinelli, colla Canonica di Grossennano, e col detto Ghinnoccio di Ghese; e finalmente tutti i terreni, che possiedono nella curia di S. Giovanni d'Asso ricevendo in vece di tutto ciò, che viene ad essere ventidue moggia di terra, e che s'intende consegnato colla sicurtà di Pietro di Cristoforo Belciuti da Siena un pezzo di terreno di sei stara posto nella curia di Bettolle nel luogo chiamato ne le coste vicino alla strada del comune, ed a Petruccio di Vespuccio; un altro d'uno staro nel luogo detto In Saletta confinante con Andrea di Bindo e con la via del comune; un altro d'uno staro e mezzo nel luogo detto al Colle confinante con la via del comune, e con Dina di Giovanni Gualterii vedova di Naldino; un altro di sei stara nel luogo detto in Fontenetta, confinante con la via del comune, con essa Dina e con Vive Testa; un altro di sei stara nel luogo detto in Monte Valentino, confinante con la via del comune, con Vive del Testa e con Dina; un altro di dieci stara parimente nel Monte Valentino, confinante con Naddo di Francesco Malavolti, e con la via del comune; un altro di vent'uno stara, che comprende cinque stara di prato, chiamato Lama a Chiave posto nel luogo detto a la Quercia del Testa, confinante con gli eredi di Naldino di Tono; e col prefato Naddo; un altro di quattro stara a la Costa del testa vicino al medesimo Prato; un altro di dodici stara a la via del Porto, confinante con gli eredi di Naldino; un altro di otto stara nell'istesso sito confinante con la strada, e collo spedale di S. Maria; un altro di tre stara a la via del Miulino da Chiaciale confinante con Dina e cogl'eredi di Giovanni Calamai; un altro di cinque stara nell'istessp sito, confinante con la via del comune e con Dina; un altro a Gabbiano sotto l'istessi confini; un altro di stara ventisette nel medesimo luogo confinante con la via del comune, con la chiesa di Bettolle, e con Dina; un altro di stara trentuno ne le Lugagne, confinante con la via del comune, e con la medesima Dina, e chiesa di Bettolle; un altro di undici stara a la Postina confinante con Dina e con Bindo dal Gombo; un altro di dodici stara in via Casati confinante con la via, con Bindo del Gombo e con Cittadino di Mino; un altro di tre stara nell'istesso sito sotto l'istessi confini; un altro di quattro stara nell'istesso sito confinante con la via, con Pietro di Chinello e col nominato Cittadino; un altro di diciassette stara nel luogo detto Alavatoio, confinante con la via del comune; un altro di tre stara a Querceto confinate con la via, e con Guidone Testa; un altro di sette stara a la Ceppa confinante con la via, e con gli eredi di naldino di Tono; un altro di tredici styara nell'istesso sito sotto l'istessi confini; un altro di dlodici stara nell'istesso sito sotto l'istessi confini; un altro di quattro stara alla via di Musarone confinan te con gl'eredi di Naldino e con la via; un altro di tre stara al Muserone confinante con la via, e con li detti eredi; un altro di sedici stara nell'isteeso sito confinante con li detti eredi; un altro di cinque stara posto alla Quercia Bruna, confinante con gli eredi di Naldino di Tono, e col detto Naddo; un altro di otto stara a Fossa Lupaia confinante con Bindo del Gombo e col Muserone; un altro di diciotto stara nell'istesso sito confinante con la via del comune e col detto Bindo; un altro di quattro stara a Moro confinante con la strada, con gli eredi di Gallioffo, e con Speranza; un altro di tre staia a Lama del Pozzo confinante con la via del comune, con gli eredi di Naldino di Tono; un altro di tre stara alla via della Bandita confinante con la strada del comune, e con Luca Guardavalle; un altro si stara sei al fosso della Bettolla confinante con gli eredi di Naldino, e colla via del comune; un altro di sei stara nel Borgo Lercio confinante con la via del comune, e con gli eredi di Naldino di Tono, un altro di quattro stara nell'istesso sito sotto l'istessi confini; un altro con tre ortaglie d'uno staro e mezzo in tutto posto nel borgo, confinante con la via, con Giovanni di Nello, e con Dina; un altro di tre stara al Muserone, confinante con la via, colli detti eredi; un altro sopra il Muserone, confinante con la via, con Giovanni Binducci, e con Orlando di Bertino; quattro cappanne, ed una casa tegolata nel Borgo di Bettolle ad uso de lavoratori, e del Bestiame; un casalino nel Castello di Bettolle, confinante col fosso, e con Dina; e finalmente una Cappella di S. Maria nel Borgo di Bettolle con tutte le altre adiacenze del medesimo monastero, incominciando di là dal fiume della Foenna, verso la contrada del suddetto comune.
01 marzo 1387 pag. 28
Bartolo di Piccino col mezzo del suo testamento dispone d'esser sepolto nella chieesa di Monte Uliveto, a cui lascia una torcia d'un fiorino, ad Oletta sua moglie lascia cinquanta lire per la dote sua in caso, che non muoia Duccio suo figlio, mentre allora viene ad esser costituita di lui curatrice, morendo Duccio, lascia il tutto a Giovanni. Lascia alla chiesa di S. Stefano certo grano per la decima, ad Angelo di Lenzo sei fiorini a causa di restituzione, e per l'istesso motivo lascia agli eredi di Pietro Piccolomini nove stara di grano. Dichiara dover risquotere da Arnaldo di Ser Rameo 19 staja di grano, da Acino di Bartolomeo due fiorini, e da Alaino due fiorini e mezzo, ed elegge per ultimo in suoi fidecommissari il detto Giovanni assieme con Francesco.
erede universale.
Rogato Pagano del q. Ser Vanni. BA pag. 27
29 aprile 1414 carta 35
Antonio, e Nardo figlio del q. Petrino di Nardo da Chiusure vendono per il prezzo di centoventicinque fiorini d'oro a Fra Francesco del q. Minuccio di Siena, Procuratore di Monte Uliveto una casa posta nella curia di Chiusure nel luogo detto Ovile, che termina con Domenico di Chiusure, con gli eredi di Ghinuccio, di Franceschino, e con la strada del comune; un pezzo di terra posto nel detto luogo, che termina con gl'istessi eredi di Ghinuccio con Cecco di Bartolino e con la strada; un altro parimente nel medesimo luogo, che termina con li Frati di Monte Uliveto, e cogl'eredi di Bartolomeo; un altro nello stesso luogo, che termina con li detti eredi con la strada del comune, e con la via vicinale; un altro nello stesso luogo, che termina con li beni della chiesa di S. Stefano, con li detti eredi, e con gl'eredi di Ghinuccio di Franceschino; un altro con cantina nello stesso luogo, che termina da due parti con gl'eredi di Ghinuccio, e da una con Domenico di Andreuccio; un altro nel detto luogo, che termina con gl'eredi di Ghinuccio, e con la strada del comune; un altro nel luogo detto Cassato, che termina con li beni dei Monte Uliveto, col detto Domenico, e con la strada del comune; un altro nel luogo detto Piate, che termina don gl'eredi di Ghinuccio, con li beni di Mont'Uliveto, e con la strada vicinale; un altro nel detto luogo che termina con li beni della chiesa di S. Stefano, e col Vallone. Un altro nel luogo detto Lamoni che termina con gl'eredi di Ghinuccio, con la strada del comune, e con i beni di Mont'Uliveto; un altro nel luogo detto Caggiolese, che termina con Andrea di Giovannone, con la via vicinale, e con Cecco di Bartolo; un altro nel luogo detto Ripalta, che termina con la strada del comune, con gli eredi di Bartolomeo, e con li beni di Monte Uliveto; un altro nel luogo detto Valle coiale, che termina con Cecco di Bartolino, con li beni della chiesa di S. Stefano, e col Vallone, un altro nel luogo detto casa di Talone, che termina da tre lati con li beni di Monte Uliveto, e da uno con la strada del comune, e finalmente un altro nel luogo detto Ferrale, che termina con gl'eredi di Ghinuccio, con li beni di Mont'Uliveto, e con la strada del comune.
Rogato Giovanni di Domenico Malafibbia d'Asciano. I pag. 35 N. 1
10 maggio 1670. Con il consenso del Rev.mo P. Ab. Bracciolini Vic. Gen.le viene fatta la permuta di diversi pezzi di terra di Caggiatro: Un pezzo di terra tra Caggiatro e il Cenino.
Tutti quelli appartenenti alla chiesa di Santo Stefano.
Pagherà il detto Cipriano per San Lorenzo, P. i Galletti. Giovanni Capitani. Domenico Montevarchi.
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